Dove si parla della scelta del dg biancoverde quale rappresentante FIR nel board celtico e di soldi Qualifying Cup. Che pare non arrivino
In un fine settimana funestata dalle terribili notizie di cronaca che arrivano dal centro Italia il nostro rugby ha registrato una novità a suo modo importante, e una polemica che accende i fari su un aspetto controverso dell’Ovalia nostrana.
Iniziamo dalle buone news: il Consiglio Federale che si è tenuto nel fine settimana a Bologna ha preso una decisione a nostro modo di vedere molto importante. Eccola così come è presentata dal comunicato federale:
Rappresentanti FIR nel Board di PRO12
Il Consiglio ha nominato Stefano Cantoni (Consigliere Federale) ed Antonio Pavanello (Direttore Sportivo della Benetton Treviso) quali rappresentanti della FIR presso il Board del Guinness PRO12.
La notizia vera non è ovviamente la conferma di Stefano Cantoni quanto la scelta di Antonio Pavanello. Il direttore generale del Benetton Treviso è un giovanissimo dirigente (ha 34 anni) e questo incarico sarà sicuramente uno step importante nella sua crescita e nella sua formazione in questa nuova veste ma l’aspetto da rilevare in questa vicenda è il fatto che la federazione ha fatto una scelta in controtendenza rispetto al passato, inserendo nel board del torneo celtico un uomo che conosce profondamente il funzionamento e le magagne del Pro12, avendolo vissuto anche da giocatore fino a un anno e mezzo fa. Chi meglio di lui può affrontare e mettere sul tavolo problemi finora sostanzialmente snobbati dai nostri partner a partire da una organizzazione delle trasferte che finora non ci ha certo favorito e che costringe staff tecnici e atleti a limitazioni importanti nella quantità dei giorni a disposizione per allenarsi tra una gara e l’altra? Può sembrare un aspetto secondario ma non è così: se interpellate Guidi, Crowley, Casellato, Cavinato e tutti gli allenatori che sono passati in questi anni negli staff di Treviso e Zebre/Aironi tutti – nessuno escluso – vi diranno che per come è congegnato il calendario è davvero difficile allenarsi a dovere.
La scelta di Pavanello è piuttosto atipica, perché va a cadere su un dirigente importantissimo di una realtà che sicuramente non è stata vicina alla FIR negli ultimi anni e perché si allontana da una tradizione che è stata sostanzialmente assimilabile al “premio chi mi ha votato”. A voler essere dietrologi a tutti i costi si potrebbe vedere in questa scelta anche la volontà della FIR di tenersi il Benetton più vicino possibile nei due anni che portano alla scadenza del contratto celtico e che non è affatto detto che la squadra veneta rinnovi. Vedremo. Quello che possiamo dire in questo fine ottobre 2016 è che il nome di Pavanello per quel ruolo ci piace molto.
Il rovescio della medaglia di questo fine settimana riguarda alcune dichiarazioni del presidente del Rovigo Francesco Zambelli. Sulle pagine del Gazzettino di domenica abbiamo infatti letto che il numero uno rossoblu si è lamentato perché “solo 2-3 giorni fa ho saputo che il contributo federale di 340.000 euro, da erogare al Rovigo entro fine ottobre, sarebbe slittato a una data non definita. A questo punto, pagare i compensi ai nostri giocatori sarà un problema e potrebbe esserlo anche nei mesi successivi”. (UPDATE: a questo link la risposta del numero uno FIR Alfredo Gavazzi).
Ora, in questa sede non ci interessa mettere il dito nella ferita dei conti economici del nostro rugby, per quanto importanti: come è ampiamente noto la FIR sotto questo aspetto non sta passando il suo miglior momento e disagi di questo tenore – sempre se confermati – ne potremo vedere altri nei prossimi mesi.
Qui vogliamo sottolineare l’aspetto “strutturale” delle parole di Zambelli, ovvero quelle che afferiscono a un contributo che per quanto importante dovrebbe servire all’avventura europea delle nostre squadre di Eccellenza e che invece è diventato un pilastro importante (determinante?) nella sopravvivenza di quegli stessi club.
Non è un mistero (OnRugby lo ha scritto più volte) che un paio di anni fa la Qualifying Cup venne fortemente voluta dalla FIR quando le coppe europee passarono dal cappello dell’ERC a quello dell’EPCR: in quei mesi complicati in cui la nostra federazione fu costretta a stare sostanzialmente alla finestra in attesa di decisioni che venivano prese a Londra e a Parigi questo sito ha interpellato quei club italiani che erano allora coinvolti nella Challenge Cup e alla domanda “e se quei contributi non venissero più erogati” alcuni rappresentanti e dirigenti dissero a OnRugby che intanto quei soldi erano già stati spesi nella costruzione delle rose e che senza quella voce nei bilanci dei club si sarebbe creati dei buchi difficilissimi da ricoprire. Quasi una questione di vita o di morte.
Le parole di Zambelli ci dicono – ancora una volta – quanto sia fragile il nostro rugby sotto l’aspetto economico. Non una novità, purtroppo, ma va sottolineato che senza quella Qualifying Cup che nessun club ha nel cuore – anzi – verrebbero a mancare fondi importanti per le stesse società coinvolte. Quando si dice il gatto che si mangia la coda…
Il Grillotalpa
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