Il coach degli Springboks prova a fermare le accuse sulle quote nere
“Ho accettato il piano di trasformazione del rugby sudafricano, ma non selezionerò mai un giocatore in base al colore della sua pelle”. Parole e musica di Allister Coetzee, coach di un Sudafrica in piena crisi che prova a difendere il suo operato dalle tante critiche piovute in patria per le politiche adottate dalla federazione riguardo alle vituperate quote nere, a detta di molti una delle cause della crisi di risultati in cui sono incappati gli Springboks dopo la Rugby World Cup (in nove partite quattro vittorie, quattro sconfitte ed un pareggio: decisamente poco per una squadra che aveva perso di pochissimo la semifinale iridata con gli All Blacks).
Nella settimana che porta all’attesa sfida di Twickenham contro l’Inghilterra Coetzee si è posto a protezione del sistema sudafricano, accusato di implementare una linea razzista per la composizione della nazionale. “Nessun giocatore vuole giocare perché ha quel colore della pelle e io non lo permetterò mai. È la più grande ingiustizia che tu possa fare ad un giocatore – ha dichiarato il 53enne al Telegraph – Ma penso che ai giocatori possano essere concesse anche delle opportunità che non ha avuto modo di ottenere in passato”. Per l’ex coach degli Stormers, dunque, le quote nere non rappresentano solo un numero da raggiungere a tutti i costi, ma piuttosto un mezzo per cambiare alcuni atteggiamenti a suo dire ben radicati: “Difficilmente si sentiranno notizie positive riguardo a questi cambiamenti…Se saranno gestiti nella maniera adeguata non si riveleranno solo una questione di numeri, ma cambieranno la mentalità e le percezioni. Questo è quello di cui stiamo parlando”.
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