L’intensità e la difesa viste a Firenze devono diventare il nostro standard. Perché gli exploit isolati non ci bastano
Cosa dire dopo una partita e una vittoria come quella di una manciata di ore fa ammirata a Firenze? In realtà non molto, la gioia ovviamente è immensa e il fischio finale è ancora forse un po’ troppo vicino per analizzare con la dovuta freddezza 80 minuti fondamentali nella storia del nostro rugby. Però qualcosa si può dire.
L’Italia ha giocato una gara tostissima sin dalle prime battute: intensità massima, grande concentrazione, una difesa furiosa e asfissiante. Gli uomini di O’Shea hanno interpretato al meglio una partita in cui hanno subito capito che potevano e dovevano far male a un avversario dal lignaggio importantissimo. La vera differenza con quanto visto una settimana fa a Roma contro gli All Blacks è stato l’approccio mentale: all’Olimpico gli azzurri – magari solo a livello inconscio – sapevano di essere sostanzialmente delle vittime sacrificali, al Franchi no.
Certo questo Sudafrica è tra i peggiori degli ultimi 30 anni, gli Springboks stanno giocando la loro peggiore stagione da quando c’è il professionismo, ma non bisogna nemmeno dimenticare che l’ampiezza quantitativa e qualitativa del bacino in cui ct Coetzee può pescare è enormemente superiore al nostro. Il gap tecnico e fisico tra le due squadre è notevole ed è tutto a vantaggio dei sudafricani. Anche di questo Sudafrica, che se lo avessimo incontrato anche solo la scorsa primavera a parità di condizioni ci avrebbe dato 20 punti. Non sminuiamoci troppo.
Ci sono ovviamente tante cose da migliorare o rivedere in casa Italia: quando attacchiamo le opzioni a nostra disposizione non sono tantissime, abbiamo grande necessità di alzare il livello del nostro gioco al piede visto che calciamo parecchio ma non con la qualità necessaria. Ci arriveremo. O’Shea e il suo staff hanno il tempo e hanno già dimostrato in poco tempo di saper lavorare molto bene con un gruppo che ha ancora margini di miglioramento notevoli.
La cosa importante però è un’altra: Firenze e questa vittoria sul Sudafrica deve diventare un punto di partenza, non di arrivo. L’intensità e la cattiveria visti ieri per tutti gli 80 minuti devono diventare il nostro standard. La strada, l’unica strada, per fare un vero salto di qualità passa da qui. Altrimenti quello del Franchi rimane solo un exploit. Bello, per carità, ma tutto sommato non sapremmo che farcene.
Quello standard abbiamo dimostrato di poterlo reggere, nonostante diversi infortuni che limitano le scelte già non numerosissime del nostro ct. Dobbiamo giocare sempre così, contro chiunque, dare un messaggio chiaro a tutta Ovalia. Non sarà semplice, giornate storte o amare ce ne saranno inevitabilmente, ma dobbiamo un attimo decidere chi e cosa vogliamo essere da grandi: la squadra che conquista un paio di grandi risultati al massimo ogni 4 anni o quella che può giocarsela sempre con quasi chiunque mettendosi nella bisaccia più scalpi possibile. Noi non abbiamo il minimo dubbio.
Tra una settimana a Padova c’è una partita per nulla facile contro una squadra molto fisica, dotata di grande tecnica ma scarsamente organizzata. Diamo subito dimostrazione che Firenze non è stata un caso.
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