Sudafrica, Allister Coetzee non molla: non sono l’unico responsabile

Il ct degli Springboks si difende dagli attacchi ma è pronto anche a lasciare il posto. E sui giocatori overseas…

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

I numeri ormai sono ben noti: otto sconfitte su dodici partite, appena il 33% vittorie e, in generale, la sensazione di aver assistito alla stagione di uno dei peggiori Sudafrica della storia. In primis sul banco degli imputati c’è inevitabilmente Allister Coetzee, incapace di dare continuità all’ottimo lavoro svolto da Heyneke Meyer fino all’ottobre dello scoso anno e reo di aver compiuto diverse scelte discutibili sia in campo che fuori con le convocazioni. Anche dopo la sconfitta contro il Galles, tuttavia, il 53enne allenatore degli Springboks si è dimostrato piuttosto tranquillo davanti alla stampa: “Se mi giudicassero come l’unica ragione per la crisi della squadra, allora lascerò il mio posto – ha dichiarato – Non ho paura di nulla, ad essere onesto. Dobbiamo capire che non può essere soltanto una persona a prendersi le responsabilità per tutto ciò”.

 

“Dobbiamo elevare gli standard – ha continuato Coetzee – Springboks è sinonimo di eccellenza. Abbiamo bisogno di essere sicuri che, qualunque sistema mettiamo in piedi, i giocatori possano avere delle basi per raggiungere il massimo”. L’ex tecnico degli Stormers si è soffermato anche sulla questione dei sudafricani impegnati nei campionati esteri, per i quali secondo lui ci dovrebbe essere una migliore gestione. “Questo tour ci ha insegnato un paio di cose, ad esempio sul coinvolgimento dei giocatori overseas. Non sappiamo in che condizioni arrivino, ad una sola settimana dai test match. Sono degli ottimi giocatori, ma in qualche modo dobbiamo mettere a punto un sistema più efficiente per monitorarli, altrimenti dovremmo rivedere il loro impiego. Questa è tuttavia una decisione politica che è sta discutendo la Federazione”.

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