Marco Pastonesi racconta il club milanese. Dove scorrono acqua, terra, aria e fuoco
Tutti in campo: 291 bambini, dai quattro ai 12 anni. E tutti gli altri in tribuna: genitori e nonni, fratelli e sorelle, accompagnatori e fiancheggiatori. In campo: tornei per under 6, 8, 10 e 12. E in tribuna: panini e birra, torte e vin brulè. In campo: mischie e mete, placcaggi e passaggi. E in tribuna: sguardi e saluti, racconti e ricordi.
Sabato 3 dicembre era il giorno dell’orgoglio dei Dragoni, le squadre del Rugby Parco Sempione, all’Arena, a Milano. Un giorno per giocare, mangiare e bere, per guardare, guidare e godere, per restare e ristorare, soprattutto per trovare. Trovare – o ritrovare – tutta la bellezza del rugby. Cioè: un buon motivo per stare al mondo.
E’, questa, una storia felice. Nata una sera di maggio del 2012 da una passione comune, ovale, a 10 soci fondatori. Voluta per trovare un’alternativa geografica al rugby milanese, sbilanciato verso oriente, Giuriati Vecchio e Giuriati Nuovo, eventualmente anche Saini. Proposta, con incoscienza, chiedendo l’uso dell’Arena, antico tempio del calcio e dell’atletica, eppure – forse un po’ inaspettatamente – concessa dall’amministrazione comunale Pisapia. E poi cresciuta, sviluppata, moltiplicata di anno in anno: 130 iscritti nel 2012-2013, 200 nel 2013-2014, fino ai 291 di adesso. E siccome a sognare, quelli del Rugby Parco Sempione, sono portati e abituati, alla nuova amministrazione comunale Sala è stato chiesto, oltre all’Arena, anche il Vigorelli, convinti di raggiungere quota 500.
Il bello del Rugby Parco Sempione è l’inno, un po’ alla Jannacci, è la maglia, strisce bianche e blu orizzontali, distintivo davanti e scritta dietro, “i Dragun del Parc Sempiun”, è il primo comandamento, divertirsi, il secondo comandamento, provarci fino in fondo, anche l’ultimo comandamento, magari anche vincere, è la genesi in un bar, è la volontà dichiarata (ma anche la dichiarazione volontaria) di occuparsi fino all’Under 12 e poi si passa la mano, oltre che il pallone, è dunque la collaborazione con l’Asr Milano per le categorie superiori ma anche per la scuola degli allenatori, che non sono solo allenatori, ma soprattutto educatori. E il bello è che – a dirla tutta, la verità – è che dagli Under 12 in su un’altra squadra c’è, anche se il salto è molto più che triplo: i Dragold, cioè i genitori dei bambini, oltre i 35 anni, che hanno cominciato a giocare a digiuno di regole e fondamentali, di tecnica e perfino di fisico, ma adesso si sottopongono a due allenamenti la settimana come se dovessero chissà cosa.
Visto da vicino, il bello del Rugby Parco Sempione è lo spirito fra i genitori: fanno gruppo, fanno squadra, fanno spogliatoio, si fanno anche dei grandi terzi tempi, ovviamente nella taverna di Cabrio, cui è stata assegnata la tessera di socio onorario numero 1. Tutta roba leggera: gorgonzola (quello miracoloso dalla lacrima facile) e insaccati tanto per scaldarsi, cassoeula d’inverno e paella d’estate, cabernet fra i rossi e prosecco fra le bollicine. Visto da vicino, il bello è anche il manifesto: “Il nostro non è uno sport, è un modo di vivere”, “Un passo avanti con lo sguardo rivolto indietro”, Da soli valiamo tutti molto poco, assieme possiamo diventare importanti”, e altre verità. Visto da vicino, il bello è che non c’è stato un bambino che si sia tirato indietro, ma anche che non c’è stato un grande che si sia spinto troppo avanti, invadendo, soffocando, opprimendo. Il bello è quel misto di fantasia (imparata la lezione di Talete, gli Under 6 sono chiamati Dragoni d’acqua, gli Under 8 Dragoni di terra, gli Under 10 Dragoni d’aria e gli Under 12 Dragoni di fuoco) e organizzazione (chi si occupa del reclutamento nelle scuole, chi del “fund raising”, chi del merchandising e chi del terzo tempo, di poesia (“Rugby Parco Sempione è come una grande orchestra: ognuno ci mette qualcosa di suo, e il risultato è una bellissima armonia”, si recita, sulla pagina Facebook) e di epica (“Aprite le staccionate dell’entusiasmo”, si esorta, sempre su Facebook).
Ed era bello vedere l’Arena effervescente di bambini e ovali. Una botta di vita, di ottimismo, di fiducia. Un brivido di felicità.
di Marco Pastonesi
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