Dal 3 gennaio nuove ed inflessibili disposizioni per proteggere i giocatori. Sperando che si tuteli anche il breakdown
Arriva la tolleranza zero da parte del Board di Ovalia in una delle situazioni di gioco più delicate e fin qui mal gestite a livello di regolamento. “World Rugby ha rafforzato la propria volontà di prevenire gli infortuni annunciando un approccio da tolleranza zero nei confronti dei contatti con la testa, accidentali o incauti che siano”. Come vedremo nel dettaglio, il regolamento va incontro ad una generale ridefinizione del concetto di “placcaggio alto” per quanto riguarda la sua valutazione sia in campo che in sede di giudizio. Le modifiche saranno effettive dal prossimo 3 gennaio 2017 a tutti i livelli e rappresenteranno una sorta di deterrente per cercare di ridurre e limitare i rischi di commozioni cerebrali per i giocatori; a supporto, inoltre, sarà organizzato anche un programma educativo globale.
Placcaggi pericolosi e accidentali
Le norme approvate dal consiglio di World Rugby prevedono l’istituzione di due nuove categorie di placcaggi che saranno puniti per proteggere il collo e la testa degli atleti: reckless tackle (placcaggi pericolosi) e accidental tackle (placcaggi accidentali). I primi riguardano quei contatti in cui il placcatore è al corrente – o dovrebbe essere al corrente – dei possibili rischi di un impatto con la testa del placcato, ma compie ugualmente l’intervento. La sanzione scatta anche se il placcaggio è effettuato al di sotto della linea delle spalle e se il placcatore afferra e gira intorno alla zona del collo o della testa del placcato.
Sanzione minima: cartellino giallo
Sanzione massima: cartellino rosso
Se il contatto con la testa del placcato dovesse risultare accidentale, sia in maniera diretta o con un placcaggio portato inizialmente sotto la linea della spalla, il giocatore sarà comunque sanzionato ma in misura minore. La regola include anche le situazioni in cui il portatore di palla può ‘scivolare’ ed essere colpito in testa – per l’appunto – accidentalmente.
Sanzione minima: calcio di punizione
Il programma di educazione globale
Come già accennato, World Rugby supporterà l’iniziativa anche con un programma mirato a:
- rinforzare la tolleranza zero riguardanti i contatti con la testa ad ogni livello, grazie a consigli pratici e a materiali visivo educativo
- insegnare come i placcaggi irregolari non siano causati soltanto dal modo in cui viene portato l’intervento, poiché anche un placcaggio portato in maniera legale può portare ad un contatto con la zona del collo e della testa
- insegnare la posizione ottimale con cui si dovrebbe portare il placcaggio per prevenire gli infortuni, ovvero essere piegati all’altezza della vita
- promuovere la miglior tecnica possibile per proteggere la testa. I migliori coach della difesa si sono espressi al riguardo e sulla miglior posizione per l’impatto del ball carrier, oltre a dare linee guida sui placcaggi raddoppiati e triplicati
Di seguito i risultati ricavati dalla ricerca:
- sono stati individuati 611 situazioni che hanno portato ad HIA in 1.516 match di primo livello
- il 76% di HIA riguardano i placcaggi
- il 72% di HIA riguarda il placcatore
- la posizione del corpo, la velocità e la direzione del placcaggio sono fattori di rischio
Le reazioni
I risultati della ricerca e le nuove norme emanate sono state accolte con soddisfazione dal presidente di World Rugby, Bill Beaumont: “World Rugby continua ad allinearsi agli ultimi studi provati in un’area prioritaria come la salute dei giocatori, allo scopo di assicurarsi che rugbisti e coach di tutti i livelli siano educati e protetti in maniera appropriata al riguardo. Crediamo di occupare un ruolo di primo piano nello sviluppo e nell’implementazione delle migliori pratiche d’intervento. Crediamo che gli inestimabili risultati raccolti da questi studi possano portare a dei cambiamenti negli allenamenti e nel gioco”.
Tra i giocatori si è espresso in merito il 24enne pilone dell’Irlanda e del Leinster, Tadhg Furlong: “Quando si tratta di proteggere la testa e il collo dei giocatori chiunque è giustamente molto cauto oggi. La cultura attorno alle concussion è completamente cambiata e non è più accettabile per i giocatori continuare a giocare anche con il minimo sospetto di avere una commozione cerebrale. In questo campo il rugby è all’avanguardia. Il sindacato internazionale dei giocatori – continua Furlong – supporta questa iniziativa, che crediamo potrà aiutare nel tempo a ridurre gli infortuni nel rugby ad ogni livello”.
La speranza è quella di estendere la tolleranza zero anche alle pericolose azioni di pulizia del brakdown effettuate entrando a contatto con il collo dell’avversario. E in questo caso, più che le disposizioni di World Rugby dovrebbero avere voce in capitolo gli arbitri sul campo ma soprattutto i giudici di linea.
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