Le dieci mete più belle di rugby nel 2016

AbbIamo selezionato le marcature più spettacolari dell’anno che sta per terminare

ph. Stefan Wermuth /Action Images

ph. Stefan Wermuth /Action Images

Un anno di offload, coast-to-coast, corse irrefrenabili e giocate ad alto tasso di spettacolarità e difficoltà. Il 2016 del rugby ha lasciato in memoria tante mete ed azioni memorabili, che abbiamo provato a riassumere all’interno della classifica dellevdieci mete più belle.

 

10. Akihito Yamada – Sunwolves v Bulls

Un piccolissimo antipasto di quello che vedremo più avanti. I Sunwolves hanno trovato non poche difficoltà nella loro prima stagione in Super Rugby, ma hanno comunque regalato grandi momenti di spettacolo con mete divertenti e azioni condotte sempre a grandi ritmi. Una di queste, confezionata contro i Bulls, porta in meta Yamada.

 

 

9. Ben Smith – All Blacks v Argentina

I Pumas si presentano a Hamilton con l’intenzione di mettere in difficoltà i campioni del mondo nella terza giornata del Rugby Championship. La missione riesce per almeno cinquanta minuti, poi gli All Blacks entrano in modalità Arancia Meccanica e spazzano via gli argentini con cinque mete in 23 minuti. Una di queste è firmata da un brillante Ben Smith: l’estremo neozelandese riceve in mezzo al campo e taglia come burro la difesa ospite e ubriacando di finte e cambi di direzione il malcapitato Tuculet, che può fare ben poco per fermare uno dei giocatori più tecnici ed essenziali di Ovalia.

 

 

8. Willis Halaholo – Hurricanes v Chiefs

Tutta la magnificenza di Beauden Barrett in una sola azione. Dapprima scavalca la difesa dei Chiefs con un morbido chip, la dea bendata lo favorisce nel rimbalzo ma lo sprint successivo e la curva a S che disegna sul campo per puntare all’area di meta dimostrano poi tutto lo strapotere atletico dell’apertura neozelandese sugli altri 29 giocatori. Una volta a terra dopo il placcaggio, Barrett elude ancora la difesa con uno splendido offload per Halaholo, che si libera di un avversario e non dilapida quanto costruito dal compagno di squadra.

 

 

7. Reece Hodge – Scozia v Australia

I set pieces dell’Australia si rivelano essere spesso e volentieri mortiferi, grazie alla grande tecnica e alle qualità individuali dei trequarti Wallabies. La Scozia ne ha avuto un assaggio durante l’ultimo test match di novembre, quando Reece Hodge è andato in meta al termine di uno schema eseguito da manuale da parte degli uomini di Cheika. L’ala dal lato chiuso, Haylett-Petty, parte in posizione azzerata alle spalle di Foley e taglia tutto il campo verso il senso dell’azione, mentre l’apertura gioca il loop con Folau e toglie un tempo di gioco alla difesa scozzese. A quel punto Foley attacca e lancia Haylett-Petty a tutta velocità nelle maglie di una difesa in arretramento, l’offload dell’ala per Hodge è puntuale e il centro può marcare una gran meta corale.

 

 

6. Tevita Kuridrani – Francia v Australia

C’è la consueta rapidità australiana, la grande capacità di trovare con combinazioni rapide la linea del vantaggio, un Genia notevolmente ispirato ma, soprattutto, c’è Kuridrani. Il centro australiano si rende protagonista di uno dei gesti atletici più incredibili del 2016 ovale, inchiodando in salto tra linea e bandierina il pallone mentre Ollivon cercava di spingerlo fuori dal campo. Di difficoltà estrema.

 

 

 

5. Stuart Hogg – Irlanda v Scozia

Gli offload, i ricicli per il compagno e le mete collezionate con un coast-to-coast collettivo di ottanta metri hanno certamente il loro fascino, ma di fronte allo strapotere fisico ed atletico di Stuart Hogg non si può non restare impressionati. Nell’azione sottostante, l’estremo scozzese dimostra inoltre una grande visione di gioco, andando a ricercare l’intervallo giusto per sprigionare tutti i suoi cavalli tra un tallonatore, Rory Best, e un pilone, Mike Ross. E poi quel cambio di passo repentino chi non coglierebbe di sorpresa?

 

 

4. Jamie Heaslip – Irlanda v Italia

Quella del numero otto irlandese è stata premiata come la meta dell’anno ai World Rugby Awards. In coast-to-coast del genere la difesa avversaria ha naturalmente le sue pesanti responsabilità, ma quella finalizzata da Heaslip è forse quella in cui ricorrono maggiori errori da parte della retroguardia (in questo caso quella italiana) rispetto alle marcature inserite sul podio. Ciò non toglie che la trama sviluppata dall’Irlanda fosse sopraffina, a partire dal classico loop Sexton-centro fino agli splendidi ricicli di Zebo e Payne.

 

 

3. Connor Pritchard – Zimbabwe U20 v Fiji U20

L’ultima edizione del World Rugby Under 20 Trophy (il Mondiale Under 20 ‘B’) si è tenuta ad Harare, in Zimbabwe. I padroni di casa sono stati eliminati mestamente ai gironi con tre sconfitte e zero punti. Eppure, tra le sei mete marcate nel torneo spicca quella spettacolare segnata da Connor Pritchard, il cui merito è di seguire tutta l’azione e di portare il sostegno al momento giusto e nel posto giusto. Il resto è tutta farina del sacco dei suoi compagni di squadra, che risalgono il campo a suon di offload (ben tre, spettacolare il primo). Un piccolo gioiello.

 

 

2. TJ Perenara – Argentina v All Blacks

Al 34′ della sfida tra Pumas e Nuova Zelanda il punteggio è di 3-10 per i campioni del mondo, ma due mete nel giro di quattro minuti di Crotty e Coles spaccano il match e mettono al tappeto anche una formazione grintosa e coriacea come quella sudamericana. È sul calcio di rinvio della meta di Coles, tuttavia, che gli All Blacks mettono in mostra tutta la loro onnipotenza. Perenara raccoglie il restart, allarga a Ben Smith che successivamente scarica su Barrett: l’apertura cambia ritmo per una manciata di secondi, ma quanto basta per mettere in apprensione la difesa avversaria, che a quel punto deraglia. Crotty fa il break sull’esterno e dopo due passaggi l’ovale torna a Perenara, che apre e chiude l’azione.

 

 

1. Kaito Shigeno – Giappone v Scozia

Diciamo la verità: la nazionale nipponica diverte come poche altre squadre al mondo, per la loro capacità di produrre azioni elettrizzanti e a velocità quasi folli coinvolgendo tutti i quindici giocatori in campo, avanti o trequarti che siano. Contro la Scozia, nei due test giocati a giugno, sono arrivate due sconfitte ‘onorevoli’, che hanno messo in mostra pregi e difetti di una formazione ancora con evidenti margini di crescita, ma anche le capacità di creare scompiglio nelle difese altrui in qualunque momento. Nella meta più bella dell’anno (quantomeno per On Rugby), i nipponici coprono circa ottanta metri di campo con due fasi, dieci passaggi e delle esecuzioni individuali sempre impeccabili, fino alla meta di Kaito Shigeno. Godetene tutti.

 

 

 

Bonus track: la meta dei piloni

In Stade Francais-Bayonne dello scorso 3 dicembre, i parigini travolgono i baschi per 51-3. Una delle mete rappresenta abbastanza fedelmente il rugby contemporaneo, in cui quasi tutti possono (e riescono) ad inserirsi palla in mano, a riciclare per il compagno e a correre tra le linee. Nella fattispecie, il pilone sinistro Emmanuel Felsina prende la linea del vantaggio ma viene placcato quanto basta per evitare che buchi in profondità la difesa; da terra Felsina però ricicla in maniera impeccabile per Rabah Slimani, pilone destro, che porta il sostegno con i tempi giusti e corre per 40 metri fino alla meta.

 

 

Di Daniele Pansardi 

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