In un’intervista il presidente del club bresciano parla di diversi temi interessanti. E si toglie qualche sassolino…
La vittoria contro San Donà, in un match potenzialmente ostico ma poi dominato, ha confermato la superiorità fisica e tecnica di Calvisano rispetto ai diretti avversari per lo scudetto, almeno per il momento. Gli uomini di Brunello chiudono il 2016 in testa alla classifica con sei vittorie, zero sconfitte, 29 punti sui 30 disponibili, il miglior attacco (237 punti fatti) e la miglior difesa (71 punti subiti), ma nella testa del presidente Alessandro Vaccari c’è un’altra statistica dolorosa che risuona: “Mi guardo indietro e vedo che nel 2016 abbiamo perso solo due partite – ha commentato in un’intervista al Giornale di Brescia – Purtroppo una era quella che più conta, ovvero la finale scudetto. Il che ci obbliga ad archiviare l’anno, di fatto, senza trofei”. Dai rimpianti per una stagione non conclusasi nel migliore dei modi, Vaccari poi vira sul campionato in corso e sull’unico obiettivo rimasto: “Credo che nel 2017 potremo toglierci qualche soddisfazione e siccome l’unico obiettivo rimasto, dopo l’eliminazione dalla Qualifying Cup, è lo scudetto, punteremo senza altre distrazioni a quello”.
Far crescere il campionato
Il focus si sposta sul livello raggiunto dall’Eccellenza in questa nuova stagione, che secondo Vaccari è tutt’altro che scadente come dimostrerebbero le sfide a Rovigo o contro Viadana: “Non hanno nulla da invidiare sul piano del gioco a campionati che dovrebbero essere di qualità decisamente superiori alla nostra, e parlo di certe sfide del Pro12. Una premessa per dire che l’Eccellenza ha un suo ruolo, una sua credibilità e che dobbiamo smetterla di dire che è un campionato modesto – rilancia il numero uno del club bresciano – Dobbiamo darci da fare e proporlo al meglio, trovandogli la giusta collocazione anche in termini di comunicazione. Questo, per esempio, è il motivo per cui stiamo cercando di far risorgere la Lega“. Per il 2017, inoltre, Vaccari spera in un maggiore spazio televisivo per il torneo, sulla falsariga di discipline che in tv sanno sfruttare l’onda lunga del proprio successo (il presidente giallonero porta l’esempio della Nba). “Perché anche noi del rugby non possiamo fare lo stesso, parlare dei grandi tornei per invogliare la gente a venire sui nostri campi, alle nostre partite, a vedere i potenziali campioni di domani?”.
Dall’Accademia alle franchigie? Prima l’Eccellenza
Per quanto riguarda il percorso dei giovani attraverso l’Accademia, l’Eccellenza e le franchigie celtiche, Vaccari dice di non essere d’accordo quando sente dire che i giovani prodotti dalle Accademie dovrebbero subito passare al Benetton o alle Zebre, poiché di ragazzi di 19 anni già maturi per affrontare un campionato impegnativo come quello celtico ne capitano due o tre ogni tanto. “Sul percorso di questi ultimi non è certo difficile trovare un accordo – continua – È inutile mandare gli altri nelle franchigie per non giocare, come capitato a tanti: secondo me è giusto che facciano il loro apprendistato nel club di Eccellenza […], come è stato per Lovotti o Mbandà”. Vaccari porta l’esempio di due giocatori passati proprio per Calvisano, uno dei club più coinvolti nel momento in cui i giocatori eccellenti si trasferiscono nelle franchigie. E il presidente dei vice-campioni d’Italia coglie l’ovale al balzo per chiarire come i giovani più ambiziosi e interessanti non sono obbligati da nessuno a passare per Calvisano. “Qui sanno di trovare un club capace di fornirgli il meglio per il loro percorso – precisa – Noi abbiamo un ottimo rapporto con le Zebre perché lo abbiamo costruito con il tempo: è una scelta condivisa. Altrove mi risulta che le richieste di Treviso o delle stesse Zebre non trovino la stessa disponibilità”.
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