Cinque grandi protagonisti (più uno) della palla ovale degli ultimi 12 mesi
Dopo avervi mostrato le migliori mete e aver parlato dei migliori allenatori, è arrivato anche il momento di scegliere i migliori giocatori del 2016. Buona lettura…
Maro Itoje
Dopo il doppio successo Premiership-Champions Cup con i suoi Saracens e i tanti trionfi con la nazionale inglese (Sei Nazioni e serie in Australia), il seconda linea classe 1994 si è confermato da giugno in poi sui propri altissimi standard, guadagnando di diritto e prepotenza un posto nel Mount Rushmore 2016 di Ovalia. Prepotenza sempre accompagnata a skills e capacità manuali che fanno di lui un prototipo nuovo di giocatore: lunghe leve (trascorsi giovanili nell’atletica), buone mani, ferocia sul breakdown, abilità nel gioco aereo (trascorsi giovanili nel basket), capacità tanto di creare lo spazio da ball carrier quanto di attaccarlo con la corsa. Insomma, una via di mezzo tra una seconda e terza linea, che sembra aver trovato nel piano di gioco dei Saracens e della nazionale il terreno più fertile in cui crescere. Oltre a tutto questo, il ragazzo sembra costruirsi doti importanti di leadership: per l’economia del gioco e del rugby inglese, potrà avere un ruolo simile a quello di Martin Johnson? Il prossimo tour dei Lions darà ulteriori indizi…
Dane Coles
La dimostrazione che duro lavoro, umiltà e professionismo pagano sempre. Vero che in prima linea si diventa maturi più tardi rispetto ad altre zone del campo, ma all’età di trentanni il tallonatore neozelandese si è imposto all’attenzione come miglior numero due in circolazione, raccogliendo l’eredità di un mostro sacro come Mealamu. Ciò che più sorprende di Coles è la capacità di saper leggere e anticipare lo sviluppo del gioco per posizionarsi sempre in maniera utile: quante volte nel corso dell’anno lo si è visto al largo per convertire o fare un ultimo passaggio, oppure correre dietro alle frecce nere dopo un break profondo? E in più c’è la gioia di aver guidato al titolo i suoi Hurricanes nel Super Rugby.
Beauden Barrett
Dopo tante belle aspettative e premesse, il 2016 è stato l’anno della definitiva consacrazione dell’apertura neozelandese. Visione di gioco, intuizione, capacità di vedere ovunque uno spazio attaccabile sono le doti che hanno fatto di Barrett uno dei registi più belli da vedere degli ultimi 12 mesi. A tutto ciò si aggiungono indiscusse qualità atletiche e la capacità di farsi trovare nel momento giusto per avvinghiarsi su palloni sporchi che rimbalzano nei pressi della linea di meta avversaria.
Conor Murray
Il mediano di mischia di Munster merita l’inserimento in questa speciale classifica per quanto fatto durante l’autunno. A partire dai test match di novembre, il ventisettenne di Limerick ha iniziato a giocare a un livello mai raggiunto prima. Non solo ha smesso di sbagliare la lunghezza dei calci dal raggruppamento, fino a poco fa il suo tallone di Achille, ma ha anche ampliato la propria visione di gioco e la fantasia nell’organizzazione dell’attacco, tutto senza perdere efficacia in difesa. I risultati non sono mancati: la prima storica vittoria della nazionale sugli All Blacks e una striscia di vittorie consecutive impressionante che ha portato Munster in testa al Pro12 e in piena corsa per qualificarsi ai quarti di finale di Champions Cup. Last but not least, molti (non solo in Irlanda) lo danno per sicuro numero nove nella già attesissima serie dei Lions contro gli All Blacks. Non è sicuro, ma Ben Youngs dovrà sudare per essere titolare (di Damiano Vezzosi).
Stuart Hogg
Miglior giocatore del Sei Nazioni 2016, un pericolo costante per tutte le difese ma soprattutto un talento in grado di inventare spazi e mete in qualsiasi situazione. L’estremo scozzese classe 1992 in forza ai Warriors di Glasgow entra in classifica proprio per l’abilità di dare quel pizzico di pepe in più alla manovra della Scozia, soprattutto nel gioco rotto. E la difficoltà è moltiplicata dal fatto che Hogg scende in campo ben sapendo di essere marcato a vista in quanto pericolo pubblico numero uno per gli avversari.
Bonus Track: John Muldoon
Mettiamo da parte il rugby internazionale per premiare il lavoro sporco, silenzioso e lontano dai riflettori. Il capitano e bandiera di Connacht (dodicesima stagione per lui in quel di Galway) la scorsa stagione ha giocato 23 delle 24 partite di Pro12 complessivamente disputate dalla squadra, partendo titolare in 21. L’ultima e più importante, la finale vinta contro Leinster che ha consegnato alla provincia un titolo entrato di diritto nella storia del rugby. Un esempio.
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