Da tempo non c’erano tante possibili soluzioni a numero nove. E rispetto a novembre…
Bronzini, Gori, Violi e mettiamoci pure Tebaldi da una parte. Allan e Canna dall’altra, posto che ormai Padovani si è ritagliato il suo spazio da estremo. E’ da un po’ di tempo che un selezionatore azzurro non aveva a disposizione tante (e diverse) alternative per la delicata cerniera mediana, e prossimamente coach Conor O’Shea svelerà le sue carte con le convocazioni per le prime due partite del Sei Nazioni contro Galles e Irlanda. Due sfide decisamente importanti, tanto più che ad oggi quella contro i Dragoni appare la più abbordabile delle cinque tenendo anche conto che con la Scozia (o meglio, contro questa Scozia) giocheremo al BT Murrayfield.
Da giugno a novembre: l’avvicendamento Gori-Bronzini
Se nel tour delle Americhe di giungo due volte è partita la coppia Gori/Canna (Argentina-Stati Uniti) e una quella Gori/Allan (Canada), diversamente le cose sono andate a novembre, con Giorgio Bronzini capace nell’avvio di stagione con la Benetton di guadagnarsi una maglia numero 9 da titolare per le sfide contro All Blacks, Sudafrica e Tonga. Come siano poi andate le cose lo sappiamo, con l’impresa di Firenze e la sconfitta di Padova: proprio nella sfida dell’Euganeo il cambio di mediana a ripresa da poco iniziata con l’ingresso di Gori e Allan, aveva restituito maggior piglio e vivacità alla manovra azzurra, ma non sufficienti per evitare una sconfitta che in parte ancora brucia.
Violi, Canna e il momento difficile delle Zebre
Rispetto ai tre incontri della finestra autunnale, a disposizione a pieno regime è tornato pure Marcello Violi. Dal ritorno in campo dello scorso ottobre contro Glasgow dopo il lungo stop per l’infortunio al ginocchio, il numero nove classe 1993 delle Zebre ha messo assieme oltre 500 minuti di gioco tra Pro12 e Champions Cup. Ma complice il generale difficile momento dei ducali, l’ex Calvisano non sta certo giocando il suo rugby migliore: dopo le premesse con cui era partita la sfortunata scorsa stagione, le aspettative erano decisamente alte. Purtroppo come tutti gli sport di squadra, anche nel rugby la prestazione collettiva ha una forte influenza su quella del singolo e il giovane numero nove non sfugge a questa legge.
Ma restando in casa Zebre non vanno meglio le cose per Carlo Canna, la cui difficile stagione si è riflessa anche negli 80 minuti di Parma contro Edimburgo e in quelli di Monigo nel derby celtico di andata. Alcune scelte di gioco sbagliate, altre facilmente lette dalla difesa (sponda interna su D’Apice conto i Gunners), superiorità non giocate e, in generale, la sensazione che dopo novembre il regista beneventano abbia perso confidenza e lucidità (“Serenità”, per dirla con le parole di coach Guidi riferite all’intera performance di squadra).
Verso una cerniera Benetton?
Anche per questi motivi, al momento sembra che una mediana interamente made in Benetton possa essere in cima ai pensieri dello staff tecnico azzurro. Non solo, perché per il tipo di gioco che l’Italia verosimilmente andrà a proporre, “fare alla perfezione due, tre cose“, una delle quali è la difesa e l’altra verosimilmente il buon uso del piede tattico con annessa rete difensiva per risalire bene il campo, probabilmente i migliori interpreti sono i vari Bronzini e Gori a numero nove ed Allan in regia: forse meno fantasiosi dei vari Violi e Canna, ma in questo momento più quadrati e concreti. Per Tebaldi potrebbe essere ancora presto, ma l’ex Ospreys e Harlequins (che la maglia azzurra la vuole eccome) è un altro giocatore che in questo senso potrebbe far comodo all’Italia: pochi fronzoli e piede nel box, mattoncini su cui iniziare a costruire la nuova casa del rugby italiano. In ogni caso e qualsiasi scelta venga fatta, avere concorrenza interna (e quotidiana) non può che stimolare e far crescere i giocatori.
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