Zebre Rugby, Biagi e quel pericolosissimo navigare a vista

Parole nette del capitano ducale. Calvisano sta alla porta, ma il trasloco sarebbe un’altra sconfitta

zebre rugby cittadella parma

ph. Sebastiano Pessina

Acque agitate in casa Zebre Rugby. Se dentro il campo le cose vanno male con una sola vittoria stagionale, quella di Edimburgo in Pro12, la situazione fuori dal rettangolo verde sembra altrettanto difficile. E dal Corriere dello Sport arrivano nuove spie di un momento davvero complicato, che potrebbe portare ad un punto di non ritorno.

 

 

Capitan Biagi: si vive alla giornata

Dopo episodi di ritardo nel pagamento degli stipendi (lamentato in un caso anche pubblicamente) e varie problematiche di tipo logistico/burocratico di cui già abbiamo parlato, la situazione sembra sempre più difficile. Soprattutto dal punto di vista economico, tanto che, come si legge, prima di Natale vi sarebbe stata una cena tra i giocatori e il Presidente Gavazzi, che ha garantito il pagamento degli stipendi fino a fine stagione. Assente l’attuale dirigenza dei privati, che sarebbe in fase di scollamento con la FIR e con staff tecnico e giocatori. Questi ultimi, riporta il quotidiano, “nelle strutture sanitarie convenzionate […] fanno cure ed esami solo pagando di tasca propria” e la squadra, attesa da un doppio impegno irlandese consecutivo contro Leinster e Connacht, rientrerà in Italia senza fermarsi nell’isola verde a preparare l’incontro di Galway (dovrebbe dormire all’estero dal 6 al 14 gennaio, il ritorno a casa è più che giustificato).
Quando le Zebre erano una franchigia federale le cose funzionavano – ha dichiarato capitan Biagi al Corriere dello Sport – […] Hanno fatto di tutto per privatizzarle e creato solo confusione […] Se dopo quattro anni si riparla di trasferimento, vuole dire che qui non si è seminato nulla e si continua a vivere alla giornata“.

 

 

Calvisano sta alla porta

Già, l’ipotesi trasferimento. “E’ vero che a Parma ci sono problemi, e tanti”, aveva dichiarato nei giorni scorsi a Il Giorno il Presidente di Calvisano Alessandro Vaccari. Indicando in Calvisano la sede “naturale, scontata in un certo senso […] la nostra disponibilità è chiara e nota” in caso di trasloco dalla Cittadella di Parma. Che ad oggi è una delle migliori strutture in Italia, forse la più bella, sicuramente tra le più attrezzate e non solo dal punto di vista sportivo (sala conferenze, uffici, area hospitality). Non destinarla ad una franchigia di Pro12 o peggio lasciarla, sarebbe già di per sé una terribile sconfitta.

 

 

Un trasloco, ma con quali giocatori?

Ma in ogni caso, ripetiamo ancora una volta che di concreto non c’è nulla, né a Calvisano (“Non ci sono stati contatti in questo senso”, parola di Vaccari) né tanto meno a Roma, ipotesi rilanciata Oltralpe con destinazione Flaminio ma che ancora non ha fondamento (a proposito, come riportato dall’ANSA il Comune di Roma parteciperà al bando della Getty Foundation “Keeping it Modern”, che mette in palio 95.000 Euro da destinare all’elaborazione e all’analisi delle proposte di recupero di impianti in disuso). E soprattutto, la domanda più naturale è con quali giocatori si può pensare di affrontare un nuovo trasferimento? Dopo la fine dell’esperienza Aironi in tanti hanno scelto la strada dell’estero e a fine stagione scadono alcuni contratti dei ducali (due nomi su tutti, Biagi e Canna. “Senza certezze immediate, sarà difficile trattenere i giocatori”, sempre il seconda linea al Corriere dello Sport).

 

 

Verso un modello scozzese?

Se davvero le cose andavano meglio sotto una gestione completamente federale (premesso che il contributo FIR è vitale per entrambe le franchigie) come dichiarato da capitan Biagi, il trauma minore potrebbe essere quello di dichiarare conclusa l’esperienza privata e rientrare completamente in ambito federale, avvicinandosi per certi versi ad un’impostazione di tipo scozzese (con tutti i distinguo e le differenze del caso, geografiche e di distribuzione della palla ovale nel paese). Vero che Parma ne ha viste parecchie dal punto di vista rugbistico, vero che le Zebre non hanno mai avuto forte radicamento sul territorio e trovato sponsor di un certo spessore (nonostante gli sforzi societari fatti anche nell’ampliamento dell’organigramma, in un contesto comunque difficile e lo scorso anno sportivamente parlando fagocitato dal fenomeno Parma Calcio), ma un terzo cambio di casa, per di più se di pochi chilometri, sarebbe un ulteriore colpo alla credibilità della nostra partecipazione, tanto con staff e giocatori quanto con i vari Board di Ovalia. Anche perché lo sport professionistico lo dimostra, la differenza non la fanno i chilometri o le sedi, ma le persone che guidano la macchina.

 

 

Update: a seguito delle dichiarazioni del Presidente di Calvisano Alessandro Vaccari rilasciate a Il Giorno e qui riportate, la società ha fatto pervenire ad OnRugby la seguente nota.
A seguito dell’articolo pubblicato il 3 gennaio su ILGiorno, per correttezza di informazione e a seguito di una spiacevole e provocatoria interpretazione e travisamento dei concetti, il Rugby Calvisano precisa che non intende in nessun caso interferire con il regolare svolgimento dell’attività sportiva ed amministrativa delle Zebre Rugby, Società con cui persiste da anni un solido rapporto di collaborazione e rispetto, e non ha alcun interesse a rivedere la propria posizione societaria, mantenendo il proprio focus interamente sul Campionato Italiano d’Eccellenza e sul proprio settore giovanile.”

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