Contro il Racing altra grande prova della Red Army. Alcune situazioni di gioco ai raggi X
Dopo il sesto posto in Pro12 dello scorso anno e la non qualificazione ai quarti di finali di Champions Cup (che manca dal 2014), la stagione di Munster è iniziata col piede deciso sull’acceleratore: la Red Army ha fin qui collezionato 13 vittorie su 16 partite tra torneo celtico e coppa, che valgono il primo posto nel Girone 1 di Champions e il secondo in Pro12 (con una partita in meno rispetto agli Ospreys primi in classifica). Numeri che testimoniano la solidità della squadra di Limerick, che nell’anno della scomparsa di coach Foley punta dritta alle semifinali in entrambe le competizioni. L’ultima squadra a cadere sotto i colpi di CJ Stander e compagni è stato il Racing92, battuto in casa 32-7 nel recupero di Champions Cup . Una partita che offre spunti interessanti per analizzare meglio alcune situazioni del rugby secondo Munster.
In difesa: utilità e occupazione del campo
Il dato di appena 279 metri corsi palla in mano dai parigini, considerato assieme a quello dei 129 placcaggi realizzati da Munster su 142 tentati (efficacia del 91%), testimonia le enormi difficoltà che Carter e compagni hanno avuto palla in mano a superare una linea difensiva aggressiva. Un autentico muro rosso contro cui i padroni di casa sono andati a sbattere senza trovare il bandolo della matassa, né con le cariche dei ball carrier né con l’utilizzo del piede.
Merito di Munster e della capacità degli irlandesi di costruire una linea densa e fitta attorno al raggruppamento ma anche al largo: come evidenziato dagli screen, l’unico giocatore non utile è il placcatore perché tutti gli altri “trascurano” quasi il breakdown (in cui hanno guerreggiato solo in situazioni di reale contesa e potenziale turnover ball) per concentrarsi su ciò che avevano davanti.
Nello screen numero 2 la superiorità è imbarazzante: 15 giocatori in piedi contro 7, con ben 8 parigini coinvolti in un punto d’incontro completamente non contestato (situazione analoga nel 4). Risultato? Attacco con un’unica opzione credibile (giocare con la mini unit in giallo, nello screen 1 nemmeno l’opzione Carter indicato dalla freccia è possibile perché girato) e difesa avvantaggiata che può salire già con i pochi avversari nel mirino (bello il body language del giocatore Munster evidenziato dalla freccia nello screen 3, pronto a scattare uscendo dai blocchi in stile velocista).
In attacco: struttura semplice ma efficace
Palla in mano poi, la manovra di Munster è stata caratterizzata da un piano di gioco tanto lineare quanto di sostanza. In particolare ad essere replicata nel corso dell’incontro è stata una struttura fatta da un doppio utilizzo della mini unit nel senso di gioco per fissare la difesa, prima di liberare la corsa della linea veloce (situazione 1A e 1B) o ricorrere al piede tattico (immagini sotto) a seconda del posizionamento della linea avversaria. I quattro screen evidenziano bene come il pack sia distribuito sul campo in gruppi da due/tre giocatori, che hanno il compito di impattare la difesa due volte in una larghezza di 10/15 metri per creare densità attorno al raggruppamento e avere maggiore possibilità di manovra all’esterno.
La meta di Zebo: quando la velocità di esecuzione è tutto
Questa struttura di gioco con doppia percussione, ripetuta più e più volte nel corso dell’incontro, serve come abbiamo scritto per fissare la difesa e mettere la linea veloce sul piede avanzante. Ma anche per segnare mete, come quella marcata da Zebo che ha aperto le marcature.
Siamo al ventesimo e si parte da una mischia ai cinque:
- Scannell fa da primo ricevitore per andare ad impattare con 8 e 7 a pulire velocemente (sono i primi giocatori a liberarsi dalla mischia)
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prima mini unit nel senso con O’Mahony (numero sei, terzo a liberarsi) sostenuto dalle due seconde linee
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mini unit con le prime linee pronta nel senso, ma saltata perché Murray (cervello e metronomo della squadra) vede che Zebo ha già a disposizione uno spazio da attaccare. Thomas tentenna quel tanto che basta (guarda la mini unit e non Zebo) e il resto lo fanno le velocissime gambe del giocatore in rosso.
Nulla di trascendentale (un impatto da prima fase e due mini unit), ma eseguito con la massima rapidità in ogni sua componente (impatto, pulizia, passaggio).
Controlla il gioco (e non viceversa)
Una delle capacità delle grandi squadre è quella di riuscire ad essere sempre in controllo di ciò che sta accadendo in campo. È capitato di vedere gli All Blacks in difficoltà o sotto pressione? Sì. È capito di vederli allo sbando e in balia di ciò che stava accadendo? Molto raramente (diciamo pure quasi mai).
Qui sotto abbiamo un buon esempio di cosa significhi e di cosa sia necessario per far sì che ciò si verifichi. Situazione: Munster sta attaccando a pieno organico con 15 uomini appena fuori dai 22 di casa, Bleyendaal spara un passaggio alla cieca in uno dei pochissimi errori del suo match, Chauveau dà un calcione all’ovale perso per terra e costringe gli ospiti ad indietreggiare.
Esattamente 16 secondi più tardi e una cinquantina di metri abbondanti più indietro (screen 2), Murray ha a disposizione una mini unit (e un’altra già si sta formando) per rallentare il gioco e riorganizzarlo. Cosa servono? Fiato per arrivare in sostegno a chi recupera il calcione, capacità di leggere il gioco e di saper calibrare di conseguenza la propria linea di corsa senza palla. I tre della mini unit non corrono verso la palla, ma dove sanno che verrà fatto il raggruppamento contenitivo.
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