Angolo tattico dedicato alla partita tra Sarries e Tolone. Ovvero come sfiancare fisicamente a mentalmente il toro
Cinque vittorie e una sconfitta in Champions Cup, secondo posto e di gran lunga miglior difesa in Premiership, due titoli europei e uno nazionale nelle ultime due stagioni. La stagione di altissimo profilo dei Saracens non è certo una sorpresa e la vittoria di sabato contro Tolone ha dimostrato ancora una volta l’impeccabile impostazione tattica del gioco di Farrell e compagni. Difesa pressoché perfetta con appena tre punti concessi all’RCT in ottanta minuti, fasi statiche impeccabili (91.5% e 90.6% di successo in touche e mischia nelle sei partite del girone di Champions) e un gioco al piede intelligente e soprattutto logico e credibile, utile per far correre indietro le squadre e allontanare il gioco dai propri 22. Scelte che contro il pesante e fisico Tolone hanno pagato alti dividendi. Vediamo come e in che modo.
Gioco al piede: per contestare o vendere metà campo
28 possessi calciati fanno capire quanto il gioco al piede sia importante nella struttura organizzativa dei Saracens. Ciò che più è importante sottolineare è che, calci di liberazione a parte per liberare la pressione dalla propria piena zona rossa, l’uso del piede è sempre stato fatto con criterio ma soprattutto precisione ed accuratezza di esecuzione. Tutti i calci nel box, splendidamente eseguiti da Wigglesworth, sono stati accompagnati dalla salita della rete difensiva, coi Saracens che hanno sempre portato almeno due giocatori nel punto di caduta dell’ovale come dimostrato dai quattro screen qui sotto: risultato, Tolone recupera, ma deve ricominciare da capo la costruzione della propria manovra. Nella propria metà campo il piano di gioco inglese è stato chiarissimo: touche perfetta, maul, piede nel box e pressione. E Tolone che pedala indietro…
L’insostenibile logorio del gioco al piede
Anche in diverse situazioni di manovra alla mano, la scelta di Wigglesworth e Farrell è stata quella di mettere sotto pressione con calci tattici il triangolo allargato di Tolone, che ha faticato non poco nell’occupazione del campo. Nella prima gif, con la linea difensiva mal posizionata, Farrell sceglie di esplorare la larghezza punendo la cattiva occupazione da parte degli avversari. Nella seconda, dopo palla aerea vagante recuperata da Itoje (atleta pazzesco che da ragazzo ha praticato anche atletica e basket, vedere salto e presa aerea), ci sarebbe la possibilità di muovere palla ma il mediano di mischia inglese preferisce andare al piede. Lo scopo, come abbiamo scritto, è quello di costringere gli avversari, squadra pesante e fisica, a giocare sempre in arretramento logorandone le energie fisiche ma anche mentali: essere ricacciati sempre indietro calcio dopo calcio alla lunga stanca. Sotto le gif, analizziamo invece un lancio da prima fase che mostra alla perfezione il game plan di coach McCall.
Situazione di partenza (screen 1): touche ridotta poco oltre la metà campo e tre gruppi di giocatori formato da un blocco di trequarti (giallo), due terze linee (nero) e due giocatori del triangolo allargato ad aprire il campo (viola). Il primo impatto con relativa pulizia spetta al blocco giallo, a cui segue una seconda carica (screen 2) in mezzo al campo fatta dagli avanti che non partecipano alla rimessa laterale e che serve a dividere in due il fronte d’attacco. A quel punto Wigglesworth torna sul lato chiuso dove la struttura di gioco è davvero complessa e organizzata in quattro linee d’attacco (screen 3): ci sono i giocatori di mischia che hanno nel frattempo finito la touche e i trequarti tornati in posizione dopo aver risolto il primo punto d’incontro. Il primo giocatore a fare da pivot (stella 1) è il tallonatore George, che serve Farrell con Hamilton (stella gialla più avanzata) finto penetrante, il quale Farrell a sua volta scarica a Bosch con Itoje (altra stella gialla) secondo finto penetrante (notare che nello screen 3 Itoje è il giocatore che parte da più indietro proprio per avere una finta corsa credibile). A quel punto Bosch vede che Habana è stato costretto a salire in linea per pareggiare la superiorità numerica dell’attacco (l’ala Springboks nello screen 3 è ancora profondo in copertura) e sceglie il calcetto a scavalcarla. La pressione post piede arriva e Tolone deve ancora una volta risolvere una brutta situazione nei propri 22. Sfiancare l’avversario, dicevamo, un po’ come far correre il toro.
Difesa: wolf pack, un po’ drift e un po’ blitz
Gran parte dei successi Saracens è però costruita sullo splendido sistema difensivo, messo a punto nel corso degli anni da alcuni tra i più stimati defense coach di tutta Ovalia come Brendan Venter, attuale tecnico della difesa dell’Italia, e Paul Gustard, che ha lasciato quel ruolo con i Saracens per assumerlo nello staff della nazionale inglese. Il sistema difensivo dei Sarries è stato denominato Wolf pack: un sistema non unidirezionale ma che racchiude al suo interno diversi sistemi, dalla difesa a scivolare che spinge verso l’esterno (drift defence) a quella che esce sparata e con aggressività dalla linea (Blitz defence) tipica del Rugby League, non a caso tanto cara al tecnico della difesa del Galles Shaun Edwards, che di rugby a 13 è stato un gran giocatore negli anni Novanta. Vediamo alcune situazioni.
La prima immagine evidenzia il comportamento difensivo vicino al breakdown, dove la difesa è stata di tipo rovesciato: prime tre guardie che salgono a velocità diverse creando un imbuto in cui costringere e stringere il portatore di palla.
Al largo invece spesso la linea Saracens sale in modo aggressivo ma non sparato con la spia. Poi, nel momento in cui il difensore capisce di avere nel mirino l’attaccante, avanza uscendo dal “branco” e mette a terra l’uomo. La struttura che viene così a formarsi è simile ad un triangolo con il vertice rappresentato dal placcatore, che ha sempre un aiuto raddoppio a destra e uno a sinistra. Tutto ciò ha un doppio effetto: quello di raddoppiare il placcaggio ostacolando l’offload e in generale rallentando il gioco avversario, ma anche forzare tenuti a terra e turnover ball.
Quando l’intelligenza del singolo salva una partita
Poi chiaramente capacità individuali e intelligenza tattica dei singoli giocatori aiutano. Eccome. Siamo al minuto ’75 e Rhodes (stella gialla) capisce che al largo c’è pericolo: non tanto vicino al breakdown, dove la situazione è di parità numerica, quando piuttosto all’esterno del primo uomo dopo la terza guardia (spazio rombo bianco). E allora invece di far scalare i compagni ben posizionati in una zona del campo pericolosa, corre direttamente quella traiettoria dove poi andrà ad impattare Giteau (stella rossa), salvando meta e verosimilmente risultato.
di Roberto Avesani
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