L’ex coach degli azzurri prova a leggere il torneo degli azzurri e torna anche sulla sconfitta del Sudafrica a Firenze
L’edizione 2017 del Sei Nazioni si avvarrà ancora dell’Accenture Analysis Team per fornire approfondimenti sulle statistiche avanzate delle quindici partite del torneo. Per il terzo anno consecutivo, nello staff selezionato per la selezione e la raccolta dei dati ci sarà Nick Mallett, ex coach di Springboks ed Italia che, durante la presentazione della squadra di analisti, ha rilasciato un’intervista a Planet Rugby sulla competizione al via il prossimo 4 febbraio. Il sudafricano si è espresso in maniera netta soprattutto sul confronto tra Rugby Championship e Sei Nazioni, dichiarando di preferire quest’ultimo per interesse dopo quanto visto nell’ultima stagione: “La Nuova Zelanda ha dominato negli ultimi quattro anni. Nell’ultimo si è assicurata la vittoria alla quarta partita, vincendole tutte con il punto di bonus. Quando c’è un dominio tale in una competizione come questa, non è affatto positivo. E la Nuova Zelanda non calerà“.
La rivincita dell’Emisfero Nord
Mallett, successivamente, ha posto l’accento in particolare su come l’Emisfero Nord abbia cambiato le carte in tavola rispetto alla Coppa del Mondo 2015, in cui nessuna nazionale europea era riuscita ad approdare alle semifinali. “In Europa ci sono stati grandi progressi dall’ultimo Mondiale. Ho molti dubbi su un quartetto di semifinaliste provenienti dall’Emisfero Sud se si giocasse ora – ha dichiarato Mallett – L’Inghilterra e l’Irlanda hanno compiuto grandi passi in avanti. E squadre come Nuova Zelanda e Inghilterra hanno saputo gestire la transizione dopo la Coppa del Mondo. I giocatori inglesi che hanno esordito con Lancaster ora hanno raggiunto la maturità con un coach come Eddie Jones, che ha dato loro la competitività necessaria”. Parlando dei suoi colleghi, inoltre, Mallett ha tessuto le lodi di Schmidt (“Ho una tremenda ammirazione per lui) e di Vern Cotter (“Sta facendo un lavoro eccellente”), che secondo il sudafricano hanno contribuito a far sì che “il Sei Nazioni sia una competizione davvero eccitante, molto di più del Rugby Championship”. A fare la differenza nei giudizi di Mallett è anche il maggiore equilibrio del Sei Nazioni, capace di arrivare all’ultima giornata con tre possibili vincitori in lizza: “Nel 2014, a Galles, Irlanda e Inghilterra servivano vittorie importanti per vincere. Ha reso quel weekend conclusivo fantastico”. Il sudafricnao si sbilancia poi sulla nazionale che alzerà il trofeo il prossimo 18 marzo: “Nell’ultimo weekend c’è Inghilterra-Irlanda… E sarà l’Irlanda a vincere, solo perché è in casa. L’Inghilterra ha maggiore profondità, ma l’Irlanda lo merita”.
Altalena Italia
Mallett si è inevitabilmente soffermato anche sull’Italia e sull’inizio del ciclo O’Shea, tracciando un bilancio del mese di novembre e le possibili ambizioni per il prossimo mese e mezzo di sfide. “So che gli italiani hanno puntato a quella gara con il Sudafrica. Sapevano che gli All Blacks non potevano rappresentare un’opportunità, ma pensavano che quella contro gli Springboks fosse una chance – spiega l’ex coach dell’Italrugby tra il 2007 e il 2011 – La pesante sconfitta con la Nuova Zelanda non è stata uno shock. Anche prima di quella gara erano concentrati sulla partita della settimana successiva. Quella vittoria deve essere valutata con attenzione, perché non penso fosse davvero difficile”. A sostegno della sua tesi, Mallett porta la seguente sconfitta contro Tonga, che ha mostrato come l’Italia “senza Sergio Parisse incapace di battere una squadra in una posizione simile nel ranking mondiale, contro cui ci si attendeva una vittoria in casa”. Secondo il sudafricano, dunque, lo storico risultato di Firenze sarebbe da imputare maggiormente agli Springboks: “Non avevo mai visto una nazionale sudafricana peggiore”. Anche sulle prospettive azzurre dell’imminente Sei Nazioni, Mallett ha le idee altrettanto chiare e vede gli azzurri come i più probabili vincitori del Cucchiaio di legno: “L’Italia sarà competitiva in casa e ha una buona occasione contro il Galles. Sono sempre molto efficaci nelle prime due gare, prima di diventarlo meno a causa della mancanza di profondità e di intensità”.
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