Il Commissario Tecnico spiega in conferenza stampa le scelte per domenica
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ph. Sebastiano Pessina
Non mancano sorprese nella prima uscita sul palcoscenico del Sei Nazioni per il Commissario Tecnico Conor O’Shea. La formazione annunciata dal tecnico irlandese, infatti, ha in parte stupito: a mediano di mischia torna Gori dopo che Bronzini è partito nei tre Test Match di novembre, ai centri non c’è Michele Campagnaro che parte dalla panchina (e che nel comunicato stampa è chiamato utility back, segno che probabilmente lo staff non lo vede solo in maglia 13), in terza linea c’è Steyn e non Minto e in panchina non trova spazio Ruzza. Infine, il triangolo allargato vede Bisegni all’ala ed Esposito che esce dai 23. Ma le parole dette in conferenza stampa, unite a quelle dei giorni scorsi circa la necessità di mantenere una prestazione di livello e tatticamente ortodossa per 80 minuti, aiutano decisamente a meglio comprenderle. E possono essere riassunte in un’espressione perfetta: “A volte le scelte facili non sono quelle giuste”.
“Se guardo alla panchina, penso che davvero abbiamo una buona squadra – ha spiegato Conor O’Shea in conferenza – Vogliamo aumentare la profondità e se contiamo anche le indisposizioni di Leonardo Sarto, Simone Favaro, Van Schalkwyk…La panchina è decisamente buona, c’è esperienza ma anche freschezza”. Ma lo sguardo del tecnico si spinge oltre i 23 della lista gara: “Tutti sono importanti. La partita si prepara in settimana con più di 30 giocatori: l’apporto dei vari Ruzza, Esposito, Chistolini e tutti i giocatori in orbita, vale tanto quanto quello dei 15 e dei 23“. Molti si aspettavano Michele Campagnaro in campo subito: “Tommaso Benvenuti è stato brillante a novembre. Campagnaro è in grande forma nonostante arrivi da un infortunio e può diventare un world class player: per noi tutto ciò è fantastico. A volte le scelte facili non sono quelle giuste. Sono contento quando c’è concorrenza: Gega e Ghiraldini, Gori, Bronzini e Violi…”. Una cosa è sicura: con ricambi del genere, il rischio di tracolli nell’ultimo quarto è certamente più lontano.
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