Inizia nel pomeriggio la nuova edizione del torneo. Appuntamento su DMAX dalle 15:05
Si apre nel pomeriggio il Sei Nazioni 2017 con le sfide Irlanda-Scozia e Inghilterra-Francia. Due incontri di assoluto spessore e interesse, per capire cose importanti di tutte e quattro le squadre: la maturità della Scozia, le intenzioni dell’Irlanda, la profondità inglese e quanto la cura Noves è arrivata a compimento.
Appuntamento con “Rugby Social Club”, condotto da Daniele Piervincenzi con Paul Griffen, Mauro Bergamasco, Maria Beatrice Benvenuti e Chef Rubio a partire dalle 15.05 (calcio d’inizio del primo match fissato alle 15.25). Telecronaca e commento tecnico a cura di Antonio Raimondi e Vittorio Munari. Oltre alla diretta TV in chiaro su DMAX (canale 52), tutto il Sei Nazioni in live streaming su DPLAY e www.eurosport.com.
Scozia-Irlanda
EDIMBURGO – La sfida tra Scozia ed Irlanda aprirà questo pomeriggio l’edizione 2017 del Sei Nazioni che si prospetta, come ha detto Joe Schmidt, “il più equilibrato cui abbia mai partecipato”.
Ci sono tutte le premesse perché lo sia davvero, perché l’Irlanda, una delle favorite per la vittoria finale – come ha detto anche Paul O’Connell a BBC Radio 5 Live Sport, “non vedo nessuna Nazione in grado di completare il Grand Slam ma il match di Dublino all’ultima giornata sarà decisivo” – rischia di cominciare la rincorsa al titolo con una spiacevole sorpresa.
La Scozia, infatti, non è mai stata così ‘confident’ come quest’anno, perchè per la prima volta dopo tanto tempo ci sono state ammissioni di fiducia e positività durante le conferenze stampa che ci hanno portato alla gara, con Vern Cotter che giovedì ha dovuto svolgere un po’ il ruolo del ‘pompiere’ – “Siamo realisti, sappiamo dove siamo, conosciamo le qualità delle squadre che sono meglio piazzate di noi nel ranking mondiale e non vogliamo illuderci né mentire a noi stessi. Quello che possiamo fare è mettere in difficoltà le squadre che siedono sopra di noi mettendo in campo tutto quello che possiamo, facendo bene e cercando di vincere. La palla da rugby rimbalza in maniera strana, e tutte le gare cominciano in parità. Mi aspetto comunque una partita molto fisica” – ma le parole dell’head coach, al suo ultimo Sei Nazioni prima del ritorno in Top 14 alla guida del Montpellier-Hérault nella prossima stagione, non vogliono assolutamente rovinare l’atmosfera positiva che si respira nel clan scozzese.
Cotter ha ammesso ci sia un certo nervosismo nel gruppo in vista della gara: “I ragazzi sanno che quella di sabato sarà una grande partita e sono un po’ nervosi, ma sono pronti per scendere in campo e dare il massimo. Le energie fisiche e mentali sono quelle giuste. Se pensiamo all’ultima gara giocata, contro la Georgia, sappiamo che dobbiamo fare meglio sotto qualche aspetto e ci stiamo lavorando da quando ci siamo ritrovati.”
Anche Huw Jones, quello che potremmo definire “the next big thing” del rugby scozzese, ha detto di essere un po’ nervoso in vista del debutto nel Sei Nazioni – “sono cresciuto guardando il 6 Nations e debuttare come giocatore mi rende un po’ nervoso, ma allo stesso tempo è davvero eccitante” – ma ha aggiunto che “ho sempre sentito dire che se non sei nervoso, non ci tieni abbastanza quindi lo vedo come un fattore positivo, che io e tutti i ragazzi nel gruppo siamo un po’ nervosi.”
Insomma, la Scozia sembra essere finalmente pronta a giocarsi un Sei Nazioni da protagonista, consapevole delle proprie forze e debolezze e di poter dire la propria ovunque contro chiunque.
L’Irlanda, invece, dopo aver chiuso alla grande il 2016 – vittoria del tour estivo in Sud Africa, storico successo sugli All Blacks a Chicago e, nonostante i TuttiNeri si siano presi la rivincita a Dublino, autunno più che positivo – è, come detto, una delle favorite per la vittoria finale. Se Joe Schmidt e i suoi ragazzi hanno già dimostrato lo scorso anno di poter competere ad altissimi livelli, quanto successo alla RWC2015 potrebbe far pensare, perchè anche allora i Verdi erano tra i favoriti – prima di uscire malamente per mano dell’Argentina ai quarti. “Sappiamo che Conor (Murray) potrà essere messo sotto pressione al breakdown, come successo a Glasgow nella gara di Champions Cup”, dice Rory Best durante la conferenza stampa post-Captain’s Run. “Toccherà a noi coprirlo al meglio e impedire che gli avversari lo mettano troppo in difficoltà. Abbiamo già giocato insieme, noi tre in prima linea, e credo che non avremo problemi domani; ci aspettiamo una grande battaglia domani, perchè la Scozia ha ottimi trequarti ma anche un pack di grande livello che cercherà di metterci in difficoltà. Sappiamo potrà essere una giornata difficile, ma al contempo vogliamo giocarcela. Paddy Jackson? Si è trovato con la maglia di Ulster in situazioni difficili da gestire, non credo avrà nessun problema a scendere in campo e fare la sua partita.”
Due assenze ‘pesanti’ per parte, perchè la Scozia non può contare su Dickinson e WP Nel, che assieme a Ford lo scorso anno hanno formato una delle migliori prime linee del Championship, mentre l’Irlanda fa a meno di Sexton e O’Mahony; se Paddy Jackson saprà dimenticare l’ultima uscita al BT Murrayfield con la maglia della Nazionale (era il 2013, un pomeriggio da dimenticare per tutta l’Irlanda) e giocherà secondo gli standard fissati con Ulster, l’assenza di ‘Jonny’ potrebbe quasi passare inosservata. Per quanto riguarda O’Mahony, invece, la sua sarebbe un’assenza ‘devastante’ per quasi tutte le Nazionali, ma l’Irlanda può comunque contare su una terza linea di livello mondiale e assorbire il colpo.
Scozia: 15. Stuart Hogg 14. Sean Maitland 13. Huw Jones 12. Alex Dunbar 11. Tommy Seymour 10. Finn Russell 9. Greig Laidlaw (C) 1. Allan Dell 2. Fraser Brown 3. Zander Fagerson 4. Richie Gray 5. Jonny Gray 6. Ryan Wilson 7. Hamish Watson 8. Josh Strauss
A disposizione: 16. Ross Ford 17. Gordon Reid 18. Simon Berghan 19. Tim Swinson 20. John Barclay 21. Ali Price 22. Duncan Weir 23. Mark Bennett
Irlanda: 15. Rob Kearney 14. Keith Earls 13. Garry Ringrose 12. Robbie Henshaw 11. Simon Zebo 10. Paddy Jackson 9. Conor Murray 8. Jamie Heaslip 7. Sean O’Brien 6. CJ Stander 5. Devin Toner 4. Iain Henderson 3. Tadhg Furlong 2. Rory Best (C) 1. Jack McGrath
A disposizione: 16. Niall Scannell 17. Cian Healy 18. John Ryan 19. Ultan Dillane 20. Josh van der Flier 21. Kieran Marmion 22. Ian Keatley 23. Tommy Bowe
di Matteo Mangiarotti
Inghilterra – Francia
Pochi minuti dopo il fischio finale in terra scozzese, ci si sposta a Londra per la sfida tra Inghilterra e Francia, che la scorsa stagione aveva chiuso il torneo consegnando il Grande Slam nelle mani di Hartley e compagni. E per la squadra di Eddie Jones l’obiettivo è proprio quello di ripartire non solo da quel successo, ma dallo splendido novembre che ha messo il quindici della rosa in striscia positiva di 14 vittorie consecutive. Le incognite però non mancano.
Innanzitutto bisogna fare i conti con l’assenza dei fratelli Vunipola, ball carrier abrasivi e fondamentali per dare avanzamento alla manovra e muovere buoni possessi nelle mani della doppia cerniera Ford-Farrell, collaudata e uno dei pochi esempi di doppio play veramente efficace visto negli ultimi anni. Le due maggiori sorprese nella formazione scelta da Eddie Jones sono Maro Itoje e Elliot Daly: pur di non rinunciarvi, il tecnico australiano è disposto a schierarli in parte fuori ruolo rispettivamente a terza linea e all’ala. Dal gigante Itoje in particolare ci si aspetta tanto, se non tutto: sicurezza in touche e sulle palle alte, placcaggi, pulizie, lavoro sporco e corse nello spazio. Il numero otto va sulle spalle del giocatore dei Wasps Huges, molto simile a Vunipola per tipologia di giocatore e che non snatura minimamente il gioco inglese. I cambi inglesi con Haskell, Care e Nowell garantiscono enorme profondità.
Di fronte però arriva una Francia che sente in maniera sempre particolare la sfida con l’Inghilterra e che arriva da un novembre più positivo che negativo nonostante i risultati. Dopo gli anni poco Bleus di Saint-André è arrivato il più francese dei tecnici francesi, Guy Novés, che dopo aver scritto una pagina indelebile di storia del rugby a Tolosa, è stato chiamato in Nazionale per aprire un ciclo altrettanto duraturo, identitario e vincente. Le incognite però non mancano, dalla mediana Serin-Lopez all’assenza a primo centro di Fofana, giocatore fondamentale nel gioco francese. Già, il gioco francese, che dopo gli autoscontri cerca di ritrovare la propria anima fatta di movimento e offload, da conciliare perché no con chili e potenza. Ed ecco spiegata la presenza di Vakatawa e Nakaitaci alle ali e di Vahaamahina in seconda linea. Nei primi cinque uomini però (otto considerando la prima linea di ricambio), l’ago della bilancia sembra pendere da parte inglese. Ma questa Francia è avversario ostico per chiunque: lo è stato a novembre per Australia e Nuova Zelanda, lo sarà oggi per l’Inghilterra.
Inghilterra: 15 Mike Brown, 14 Jonny May, 13 Jonathan Joseph, 12 Owen Farrell, 11 Elliot Daly, 10 George Ford, 9 Ben Youngs, 8 Nathan Hughes, 7 Tom Wood, 6 Maro Itoje, 5 Courtney Lawes, 4 Joe Launchbury, 3 Dan Cole, 2 Dylan Hartley (c), 1 Joe Marler
A disposizione: 16 Jamie George, 17 Matt Mullan, 18 Kyle Sinckler, 19 Teimana Harrison, 20 James Haskell, 21 Danny Care, 22 Ben Te’o, 23 Jack Nowell
Francia: 15 Scott Spedding, 14 Noa Nakaitaci, 13 Gaël Fickou, 12 Rémi Lamerat, 11 Virimi Vakatawa, 10 Camille Lopez, 9 Baptiste Serin, 8 Louis Picamoles, 7 Kévin Gourdon, 6 Damien Chouly, 5 Yoann Maestri, 4 Sébastien Vahaamahina, 3 Uini Atonio, 2 Guilhem Guirado (c), 1 Cyril Baille
A disposizione: 16 Clément Maynadier, 17 Xavier Chiocci, 18 Rabah Slimani, 19 Arthur Iturria, 20 Loann Goujon, 21 Maxime Machenaud, 22 Yoann Huget, 23 Jean-Marc Doussain
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