Sei Nazioni: Irlanda, testa all’Italia dimenticando la Scozia

All’Olimpico arriverà una squadra ferita. Forse era meglio se…

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ph. Reuters

DUBLINO – Una domanda rimbalzava fra i giornalisti che seguono la nazionale irlandese: “Siamo sicuri che Tommy Bowe meriti la nazionale?”. I dubbi sulla sua convocazione erano dovuto al fatto che l’ala di Monaghan in questa stagione ha giocato poco (e male) senza mai sembrare in forma da nazionale. Qualcuno aveva storto il naso per quella convocazione, pensando alle alternative Byrne e O’Loughlin di Leinster. Bowe, entrato al ’67 al posto di Keith Earls con l’Irlanda in vantaggio 22-21, è parso subito ben al di sotto dello standard di chi aveva intorno, compagni e avversari. Fino a quel momento l’Irlanda aveva concesso cinque punizioni, lui in 13 minuti di gioco ne ha concesse due, e su una il signor Poite dovrebbe spiegare perché non gli ha dato il giallo per un evidente placcaggio alto.

 

Un paio di numeri. Sette i falli commessi sabato dall’Irlanda, tanti quanti in due partite contro gli All Blacks a novembre. L’altro numero che salta agli occhi è quello dei placcaggi: l’Irlanda ne ha fatti 115, la Scozia 213. Gli highlanders però non hanno quasi mai dovuto fronteggiare degli off load, uno dei cardini del gioco offensivo dei verdi di novembre. Perché? Tornando a Bowe, ovviamente sarebbe ingiusto dargli tutta la colpa, visto che era in panchina nel primo tempo, regalato quasi per intero agli avversari. “Siamo arrivati tardi allo stadio (15 minuti dopo il solito, ndr) e siamo stati in ritardo su tutto anche nel primo tempo“, ha provato a scherzare a fine gara Joe Schmidt. In effetti i primi 20 minuti hanno ricordato ai tifosi l’inizio del quarto di finale contro l’Argentina all’ultima Coppa del Mondo, quando si scavò un solco di 17 punti.

 

Nel Sei Nazioni non si vede tutti i giorni una squadra non accorgersi, sulla propria linea dei cinque metri, che un centro avversario è nello schieramento della rimessa laterale. In generale comunque il blocco ali, centri ed estremo è stato sotto al rendimento dello scorso novembre. Solo Henshaw, probabilmente il migliore dei suoi, in questo reparto è stato costante per tutta la partita. Diverso il giudizio sul pacchetto di mischia: vero che l’errore marchiano della rimessa laterale chiama in causa loro, ma l’Irlanda ha dominato la mischia ordinata e spesso sono stati O’Brien e Stander a tenere in piedi una squadra che nel primo tempo è stata in generale poco aggressiva, permettendo ai padroni di casa di evidenziare la tendenza a collassare nei raggruppamenti al centro, senza tornare a coprire sull’esterno con sufficiente velocità.

 

I verdi insomma si leccano le ferite, oltretutto con la rabbia di aver nonostante tutto sfiorato la vittoria. Facile immaginare la determinazione con la quale scenderanno in campo nella prossima partita. Un primo segnale lo ha dato Joe Schmidt a fine gara, rifiutandosi di escludere Johnny Sexton dalla trasferta romana (“potrebbe essere con noi”). Sì, era decisamente meglio se fossero riusciti a vincere!

 

di Damiano Vezzosi

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