La Scozia andrà in Francia (dove non vince dal 1999) con determinazione e fiducia. Le parole di Cotter
EDIMBURGO – Dopo undici anni, la Scozia riesce a vincere al debutto nel Sei Nazioni e lo fa assolutamente “con stile”, battendo l’Irlanda, una delle grandi favorite al successo finale – assieme all’Inghilterra, ma la Francia non va sottovalutata – nel match giocato sabato al BT Murrayfield, che ha anche aperto l’edizione 2017 del più antico Torneo di rugby. Nonostante Vern Cotter, head coach della Scozia, sia di solito uomo pragmatico e di poche parole, quanto detto nell’immediato post-partita (“Questa è la vittoria più importante della mia gestione“) dà la misura della grandezza del successo scozzese.
Cotter, dopo aver analizzato la gara in sala stampa (“abbiamo avuto qualche problema ad inizio ripresa, quando sembrava non avessimo quasi più energie fisiche, ma voglio elogiare i ragazzi per quanto sono stati capaci di fare, vincendo la partita dando una grande dimostrazione di convinzione nelle fasi finali”) si lascia scappare una dichiarazione, per i suoi standard, inusuale: “Dev’esserci fiducia e consapevolezza, adesso, ed è bello poter andare in Francia a giocarci le nostre possibilità di vittoria. Adesso dobbiamo analizzare bene la gara appena giocata, cercare di capire dove possiamo migliorare e poi mettere in campo il nostro gioco.” Contando che l’ultima volta che i Dark Blues hanno lasciato lo Stade de France con il sorriso correva l’anno 1999, e sono riusciti a battere i Galletti in casa l’edizione scorsa dopo 10 anni, la dimensione dell’impresa che attende Laidlaw e compagni si definisce da sola. Quest’anno, però, il clima nel ritiro scozzese è cambiato, si respira aria di grande determinazione e consapevolezza nelle proprie forze, misto ad un importante fattore: la certezza di potersela giocare contro chiunque.
Anche perché, come ammette capitan Laidlaw, “abbiamo imparato dai nostri errori. Siamo maturati, e molto, dal punto di vista mentale, sappiamo come giocare in gare così tirate come quella contro l’Irlanda, sappiamo cosa fare per impedire agli avversari di prendere il controllo. Abbiamo un po’ perso questo controllo all’inizio del secondo tempo, per una ventina di minuti, ma ci siamo ripresi, le rimesse laterali hanno cominciato a funzionare al meglio e li abbiamo costretti a concedere alcune punizioni che si sono poi rivelate decisive. Anche per questo, sono ancora più contento del risultato finale. Quando indossiamo questa maglia non vogliamo mai perdere, specialmente in casa”.
Gli fa eco Richie Gray, uno dei migliori in campo. “Siamo adesso un gruppo di giocatori che può vincere, con un game-plan molto affidabile, e siamo anche più intelligenti di qualche tempo fa, credendo molto di più in noi stessi. Questa fiducia nel nostro potenziale ci ha aiutati, soprattutto nel secondo tempo quando l’Irlanda ci ha attaccati; sapevamo che loro ci avrebbero messo in difficoltà cercando di recuperare la gara e quando hanno marcato la meta sotto i nostri pali, ci siamo detti che era venuto il momento di tornare a giocare da squadra, e lo abbiamo fatto.”
Tutt’altra atmosfera in casa Irlanda, ovviamente, nonostante Joe Schmidt in conferenza stampa si sia soffermato molto a discutere la prestazione della Scozia, facendo i complimenti al suo ‘mentore’, Vern Cotter (“ha fatto un grande lavoro con la Scozia”) prima di chiudere sottolineando il grandissimo lavoro fatto dalla Scozia al breakdown: “Ci hanno sempre rallentato moltissimo, facendo di tutto per impedirci ricicli veloci, devono aver preparato la partita puntando molto su questo aspetto.” Detto dall’head coach dell’Irlanda, deve suonare alle orecchie scozzesi come un complimento, considerando come Paul O’Connell & Co. erano soliti aggredire i breakdown. “Siamo stati troppo passivi, lasciando campo agli avversari“, ha detto Schmidt, “prima di rientrare in partita con un grande recupero. Abbiamo avuto anche un paio di occasioni per chiudere la gara, con Kearney e Heaslip, ma non siamo riusciti a concretizzarle. La Scozia è tornata sotto e si è presa la vittoria, perchè in una gara in cui c’è così tanto in palio chi gioca in casa ha anche una motivazione extra per fare bene.”
di Matteo Mangiarotti
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