Zebre, un’Assemblea dei Soci e un augurio per il futuro (del rugby italiano)

Il futuro della franchigia? Di sviluppo e con scelte funzionali al movimento Italia. Anche nella rosa

zebre rugby bisegni

ph. Luca Sighinolfi

“Crediamo che entro il 15 di febbraio avremo tutte le idee chiare sulle situazioni in evoluzione. Dopodiché, faremo un ulteriore incontro non con le istituzioni, ma con il CdA e i soci per fare le nostre valutazioni”. Con queste parole, il Presidente delle Zebre Rugby Stefano Pagliarini lo scorso 11 gennaio ci dava ragguagli a margine della conferenza stampa di incontro con istituzioni e rappresentanti del tessuto economico della città ducale. Un engagez-vous pubblico che testimoniava la difficoltà della situazione e i tempi stretti per risolverla. Da allora sono passati più di 40 giorni e, soprattutto, è passata la data del 15 febbraio, indicata come deadline. Nel fine settimana è prevista l’Assemblea dei Soci dalla quale dovrebbero uscire indicazioni sul futuro della franchigia bianconera. Quali sono ad oggi gli scenari possibili?

 

L’ipotesi meno probabile è quella che siano stati trovati i fondi privati necessari per terminare la stagione, quel milione di Euro “di cui noi in questo momento abbiamo bisogno per terminare nel migliore dei modi la stagione”, come dichiarava sempre il Presidente Pagliarini. Potrebbe allora intervenire in maniera diretta la Federazione sia per traghettare i ducali nei tre mesi che mancano a fine stagione, sia eventualmente per revocare la licenza di partecipazione al Pro12, decisione che può essere presa per motivi finanziari come avvenuto per gli Aironi a stagione in corso nell’aprile 2012 (dalla Relazione del Collegio dei Revisori dei Conti in calce al Bilancio Consuntivo 2015: “La scrittura privata di preliminare di compravendita delle quote di FIR in Zebre Rugby srl, al punto 4 prevede che FIR debba verificare periodicamente la solidità finanziaria dì Zebre Rugby, quale condizione necessaria per la partecipazione al PRO 12 fino al 30/06/2020).

 

 

Quel che è certo è che la Federazione deve partecipare al Pro12 per altri due anni con due squadre e si tratterebbe allora di capire come procedere nell’interesse del movimento Italia. I tempi per un bando sono strettissimi e pensare di trovare terreno fertile privato in grado di sostenere una realtà simile è al momento pura utopia. E tenendo conto che la Federazione già mette nelle casse di ciascuna franchigia circa 4 milioni di Euro, a questo punto la strada migliore potrebbe essere proprio quella di dichiarare conclusa l’esperienza privata e rientrare in ambito completamente federale (cosa che de facto dal punto di vista economico già avviene). E a questo punto trasformare le Zebre (o come si chiamerebbero) in una franchigia di sviluppo: che non guarda alla classifica, che costa poco (ancora meno di ora, data la situazione) e che forma giovani giocatori a livello internazionale.

 

 

Pensare che Bayonne, ultimo in classifica in Top14, ha un budget di 16 milioni di Euro mette i brividi. Ma pensare che il poco budget delle Zebre sia stato usato anche per scelte di mercato poco funzionali all’Alto Livello italiano e al suo sviluppo, di certo non gioca a favore del movimento Italia. Sia chiaro, l’augurio è che tutti gli stranieri possano lasciare il segno di Leonard o Van Schalkwyk (e forse di Bordoli, su cui si può costruire). Ma anche la partita di Llanelli contro gli Scarlets ha dimostrato che i giocatori con fame e voglia di giocare non mancano. Si chiamano Bellini, Bisegni, Ruzza, Boni, Fabiani, e per trovarli bisogna andare nei club della Penisola o in Accademia (a proposito, ce ne è una giusto alla Cittadella) e non troppo lontano. Una franchigia, insomma, che metta quasi al primo posto il risultato in termini di formazione dei giocatori e non il risultato sportivo, con un percorso logico e funzionale a partire dalle scelte di rosa e mercato, anche per quanto riguarda gli stranieri eventualmente “azzurribili” in futuro.

 

 

Se questo dovesse essere lo scenario, la convivenza alla Cittadella con l’Accademia (con cui già avvengono allenamenti congiunti) non può che essere un incentivo e un punto di ulteriore spinta. Un altro tassello da riempire sarebbe poi quello della guida tecnica. Victor Jimenez dovrebbe (e sottolineiamo il dovrebbe) essere in scadenza e dopo aver ereditato la panchina da Gianluca Guidi non ha escluso la possibilità di continuare il proprio percorso professionale di nuovo come assistente una volta terminata la stagione. Se così fosse, serve un nuovo capo allenatore, capace di lavorare coi giovani e disposto ad un forte coordinamento e confronto con Conor O’Shea e lo staff tecnico della Nazionale.

 

di Roberto Avesani

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