Entrambi concordano: esperienza da cui abbiamo imparato. E l’assistant coach trova anche un lato positivo: meno collisioni
Sul match di Twickenham tra Inghilterra e Italia, e sulla brillante strategia adottata dagli azzurri ribattezzata dallo stesso O’Shea ‘The Fox’, è intervenuto anche l’allenatore degli avanti del XV della Rosa, Steve Borthwick. L’ex seconda linea ha ammesso che si è trattata di un’esperienza da cui tutti hanno potuto apprendere qualcosa, all’interno del processo di sviluppo della squadra. “Penso ci siano sempre delle aree in cui bisogna migliorare – ha dichiarato Borthwick a Sky Sports UK – E penso che in via definitiva dobbiamo sempre considerare le cose nell’ottica di una performance di 80 minuti, ed è il motivo per cui parliamo così tanto dei nostri finisher”. Tornando sulla tattica che gli inglesi hanno dovuto affrontare contro l’Italia, l’assistant coach trova anche un altro lato positivo in merito: “Ci sono state meno collisioni del solito. Nell’ultima partita internazionale, Courtney Lawes era ricoperto di ghiaccio dalla testa ai piedi, ma dopo la partita con l’Italia i ragazzi si sentivano freschi ed in allenamento i livelli di energia erano fantastici”.
A Sky Sports UK ha parlato anche Jack Nowell, l’uomo che ha tolto le castagne dal fuoco per l’Inghilterra con la meta del break decisivo a dieci minuti dal termine. “Per me il primo tempo è stato difficile da guardare – ha dichiarato l’ala di Exeter, entrata nella ripresa nel match di domenica – Noi riserve potevamo guardare e ovviamente discuterne, è completamente diverso quando sei in campo e sei coinvolto, ma se mi avessi chiesto prima della gara ‘vittoria con punto di bonus e sei mete?’ non ci avremmo pensato due volte“.
Nowell offre anche uno spaccato dell’intervallo vissuto dagli inglesi (sotto 5-10), con Eddie Jones “sceso in panchina e che ci ha detto quello che stavano facendo e quello che avremmo fatto noi ora. È stato utile avere quelle informazioni e sono state chiare, ma quando sei nel bel mezzo della partita diventa più difficile”. Infine, ancora un commento sulla strategia delle no ruck azzurre: “Come squadra abbiamo imparato da questa tattica. È dura quando non c’è breakdown, lo usiamo come punto di partenza per la maggior parte dei nostri schemi, per cui ci hanno confuso”.
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