Inghilterra e Scozia, con un occhio all’Italia. Intervista a Derrick Appiah

Il pilone italiano ci racconta la sua avventura, da Modena ad Edimburgo passando da Parma, Mogliano e Worcester

ph. Matteo Mangiarotti

ph. Matteo Mangiarotti

EDIMBURGO – “Ho cominciato a giocare a rugby ai tempi delle scuole medie, a Modena, dove sono cresciuto. All’inizio ho giocato a rugby e pallavolo e, sinceramente, dovendo dividermi tra i due sport, non mi sentivo coinvolto nel gioco. Il secondo anno, invece, quando ho smesso di giocare a pallavolo – ero bravino, ma anche per la mia stazza diciamo che non era proprio adattissima a me! – e mi sono impegnato di più il rugby mi è piaciuto, perchè mi permetteva di esprimermi al meglio. Alla fine della scuola, sono passato al Modena Rugby nell’Under 15, per poi fare tre anni di Accademia, i primi due a Parma (Accademia Zonale) e l’ultimo a Tirrenia (nell’Accademia Nazionale). Sono poi andato a Mogliano, che quell’anno aveva appena vinto la Coppa Italia, dove c’era ‘Coco’ Mazzariol che conoscevo da prima perché era allenatore a Noceto, quando ho giocato ai Crociati ai tempi dell’Accademia. Avevo 18 anni quando sono arrivato a Mogliano, volevo giocare subito ad un livello piuttosto alto e volevo giocare in Eccellenza; è stata dura inserirsi, perché da giovane non è mai facile trovare posto subito ma poi mi sono ambientato.”

 

 

Derrick Appiah, pilone italiano classe 1994, è sotto contratto coi Worcester Warriors, dove è arrivato nella stagione scorsa quando ha deciso di lasciare l’Italia per fare un’esperienza diversa all’estero.

“Dopo il mondiale giocato con l’Under-20, sono stato contattato dai Worcester Warriors che volevano offrirmi un contratto; all’epoca, però, avevo 19 anni e non potevo lasciare l’Accademia. Avevo già in mente di andare all’estero, ti dà la possibilità di fare un’esperienza che rimanendo in Italia non puoi avere. Il secondo anno a Mogliano sono andato a Worcester in gennaio per vedere le strutture e mi sono innamorato subito dell’ambiente, ho deciso subito di accettare l’offerta. È dura però, sono al mio secondo anno coi Warriors e trovare spazio non è mai facile, specialmente per un pilone giovane che deve giocare per trovare continuità; ci vuole pazienza e tanta voglia di lavorare. Il livello della Premiership è diverso da quello dell’Eccellenza e ti ci devi abituare.”

 

 

Derrick, in Inghilterra, ha vestito anche la maglia di Nottingham, club di English Championship.

“A settembre sono andato in prestito a Nottingham in Championship, dove ho giocato due partite prima di tornare a Worcester per giocare in Challenge Cup. Non ho ancora debuttato in Premiership, ma ho giocato in LV= Cup (la Anglo-Welsh Cup, ndr). Il livello del Championship è diverso rispetto a quello dell’Eccellenza, dove non si dà grande ritmo al gioco e ci appoggiamo molto a mischia e maul, mentre in Inghilterra prediligono un gioco più veloce, alla mano che dà più ritmo e fluidità alle giocate. In Inghilterra la preparazione della partita è diversa, ci affidiamo molto alla video analisi, cosa che in Italia facciamo meno. A livello di strutture, invece, la differenza vera la vedi quando passi in Premiership o in Pro12.”

 

 

Appiah è arrivato ad Edimburgo a febbraio, passando, però, dall’Athletic Ground di Richmond…

“Nel periodo tra dicembre e gennaio non trovavo tanto spazio a Worcester e sono passato in prestito ai London Scottish per giocare di più. Dopo la prima partita, in cui ho giocato particolarmente bene (entrando nel secondo tempo contro gli Yorkshire Carnegie, ndr) il mio agente è stato contattato da Edinburgh Rugby (gli Exiles hanno dialogo diretto con la Federazione scozzese, di cui fanno parte e dopo l’accordo siglato l’anno scorso, ndr) che aveva bisogno di un pilone sinistro a causa di infortuni e di giocatori via con la Nazionale. Ho accettato l’offerta e sono venuto subito.”

 

 

Derrick si è ambientato subito nella capitale scozzese, dove – con molta probabilità – rimarrà fino al termine della stagione in corso, visto l’infortunio occorso ad Al Dickinson nel match perso contro gli Ospreys di venerdì sera. Appiah è entrato in campo nel secondo tempo, giocando mezz’ora di grande intensità in cui si è messo in mostra sia in fase difensiva, sia soprattutto in fase offensiva.

“Non ero mai stato ad Edimburgo, è una città davvero bella – diversa da Worcester, più grande, anche se avevo qualche pensiero sul freddo, prima di venirci… – e con i nuovi compagni mi son trovato subito bene. La decisione che ho preso è stata immediata, sabato ho giocato la partita con i London Scottish e il mercoledì dopo ero già salito qui; ho fatto in tempo a chiedere consiglio sulla città ai miei compagni, come Tom Heathcote (l’ex apertura della Nazionale scozzese, nato vicino ad Inverness, ha giocato un anno coi Gunners prima di tornare in Inghilterra). Tom mi ha dato qualche dritta sui posti da vedere, partendo dal Castello, e mi ha dato anche qualche indirizzo su dove mangiare. Ho notato che ci sono molti italiani qui, oltre ai tanti turisti. Tutti i miei compagni e i miei amici mi hanno fatto l’in bocca al lupo prima di partire, mi ha fatto molto piacere. Sono contento dell’esperienza che sto facendo, ad un livello diverso rispetto a quello che c’è in Italia dove stiamo migliorando ma dobbiamo ancora crescere.”

 

 

Le parole di Derrick, in qualche modo, fanno eco a quelle di Conor O’Shea, che ha, fin dai primi istanti come head coach della Nazionale,  sottolineato il fatto che il lavoro da fare per far crescere il rugby nel nostro Paese è davvero tanto. Appiah ha vestito la maglia dell’Under-20, ma non è mai riuscito – al momento – a vestire quella della Nazionale maggiore. Giocare all’estero, potrebbe essere una delle cause.

“Ho giocato il Sei Nazioni e JWC in Nuova Zelanda nel 2014 con l’Italia Under 20 e penso di aver fatto abbastanza bene. È stata davvero una bella esperienza. Credo che per entrare nell’orbita della Nazionale, però, restando in Italia hai più possibilità di farti vedere perché hai occasione di giocare di più, mentre all’estero hai meno visibilità e ti può capitare di giocare di meno. Per quanto riguarda l’Italia Emergenti, sono stato contattato più volte e ho sempre dato la mia disponibilità ma poi non sono mai stato convocato. Mi piacerebbe giocare con la Nazionale, vediamo cosa succederà. Un po’ mi manca l’Italia, mi piacerebbe anche tornarci a giocare in un futuro. Il mio contratto con Worcester scade il prossimo anno, mi trovo benissimo coi compagni ma sinceramente sento di aver bisogno di giocare e mi piacerebbe avere più spazio. Potrei anche pensare di andare altrove, anche scendendo di categoria, perché giocare con continuità ti aiuta a crescere”.

 

 

di Matteo Mangiarotti

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