Dal Sei Nazioni al Mondiale, lavorando con Aboud: intervista a Carlo Orlandi

Il tecnico dell’Under 20 fotografa il torneo e la stagione degli Azzurrini. Con un occhio a giugno

orlandi sei nazioni under 20

ph. Sebastiano Pessina

La Nazionale Under 20 si prepara ad affrontare venerdì a Capoterra la Francia, per poi chiudere in Scozia tra una settimana il proprio Sei Nazioni. Con il coach dell’Italia Carlo Orlandi abbiamo tracciato un bilancio della prima parte del cammino azzurro e di ciò che si aspetta dai prossimi due impegni, guardando anche al futuro in vista dei Mondiali di categoria di questa estate.

 

 

Coach, nelle prime tre partite sono arrivate tre sconfitte molto diverse contro Galles, Irlanda e Inghilterra. Qual è il bilancio di questi primi 240 minuti di gioco?

Molte sono state le cose positive. Dal Galles all’Irlanda siamo certamente cresciuti, mentre nella terza partita abbiano fatto un passo indietro anche se è vero che giocavamo contro i campioni del mondo. E’ un peccato non aver portato a casa una delle prime due partite, soprattutto per come si è conclusa la gara contro l’Irlanda.

 

 

Al di là del risultato gli Azzurrini hanno dimostrato, tranne che nel secondo tempo in Inghilterra al cospetto però dei campioni del mondo di categoria, di riuscire ad avere la stessa intensità fisica degli avversari. È un aspetto su cui state lavorando molto nei raduni?

Il gap è ancora presente, ma è parecchio che ci stiamo lavorando. Il problema contro l’Inghilterra è che loro hanno giocatori tarati su un livello maggiore. I ragazzi sono stati bravi a placcare tanto, ma di contro abbiamo fatto qualche errore che abbiamo pagato.

 

 

Proprio focalizzandoci sulla parola “livello”: com’è pescare da un laboratorio certamente meno attrezzato come quello dell’Eccellenza rispetto al resto degli altri campionati?

Non è facile. Devo dire che buona parte del gruppo convocato ha un buon minutaggio in Eccellenza, ma sappiamo tutti che non basta perché un torneo di questo livello, anche in questa categoria, richiede comunque uno standard elevato. Penso, e mi auguro in futuro, che qualche giocatore possa essere promosso stabilmente in una delle due franchigie nel Pro12.

 

 

Nel preparare la stagione e le partite di questa nazionale, come lavorate tu e Troncon? E quale sinergia c’è con la rappresentativa maggiore?

Dallo scorso settembre lavoriamo gomito a gomito con Stephen Aboud e questo è molto positivo. Lui lavora tanto sul campo con Alessandro Troncon, poichè si occupano della fase offensiva e di quella difensiva con un lavoro lungo; mentre io mi occupo della fase di riconquista. C’è molto confronto, anche se a volte non abbiamo le stesse visioni. L’obiettivo chiaramente è quello di trovare sempre una linea comune che soddisfi tutti e, cosa più importante, possa giovare ai ragazzi che scendono in campo.

 

 

Torniamo a questo Sei Nazioni. In queste prime tre gare si è vista una squadra che ha prodotto un buon volume di gioco, soprattutto nelle partite casalinghe, ma che spesso non è stata in grado di concretizzare la mole di occasioni create. Dove servono miglioramenti?

Come hai detto giustamente tu, abbiamo prodotto tante situazioni in cui potevamo e dovevamo segnare. A volte c’è stata un po’ di superficialità che ci ha portato a commettere degli errori. Dobbiamo capire che a questi livelli se ti capitano quattro occasioni per segnare devi fare punti in tre circostanze almeno, altrimenti rischi di pagare. Le altre nazioni sono molto ciniche.

 

 


Dopo le prime tre contese, con compagini che guidano la classifica, ora arriveranno nell’ordine Francia e Scozia che in graduatoria ci sono più vicine. Cosa è lecito attendersi?

Il nostro atteggiamento non cambierà. Anche le prime tre contese erano state preparate con l’intento di vincerle e poi dire che giocheremo con squadre più abbordabili caricherebbe solo l’ambiente di pressioni. Dobbiamo analizzare al meglio ciò che abbiamo fatto e presentarci in campo per vincere. Questo passa dalla valorizzazione dei nostri punti di forza e dalla capacità di colpire i rivali nei loro punti deboli. Detto questo: sarei falso se ti dicessi che le partite perse non ci bruciano, in particolar modo quella contro l’Irlanda.

 

 

Il pubblico sia a Legnano sia a Prato ha risposto benissimo all’arrivo della nazionale U20 ed ora si va a Capoterra che è la roccaforte del rugby sardo. Giocare con un pubblico così che effetto fa?

Fa piacere che il pubblico capisca che anche le nazionali U20 possano esibire un bel gioco e far godere di una bella partita. Siamo contenti quando così tanta gente accorre allo stadio, anche perché negli altri Paesi la nostra categoria è sempre davvero tanto seguita. Devo dire che i Mondiali di categoria, organizzati in Italia, negli ultimi anni hanno sicuramente aiutato la crescita delle presenze.

 

 

Concludiamo infine pensando ad un futuro non troppo lontano: il progetto per i Mondiali 2017 Under 20 a che punto è?

C’è attualmente una bella ossatura di squadra e comunque ci sarà qualche inserimento. Abbiamo bisogno di questo a livello strategico. Dobbiamo fare valutazioni  di allargamento della base, ma la cosa primaria che mi auguro è stiano tutti bene. Nella composizione della rosa devo dire che abbiamo più avanti che trequarti e questo ci chiama a scegliere chi far star fuori fra i primi otto. Ma la linea che abbiamo scelto è quella di voler aumentare la produzione offensiva anche perché in difesa, se stiamo concentrati facendo le cose bene, ci siamo abbastanza.

 

Di Michele Cassano

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