Rugby Europe si muove compatta. A giorni la lettera al Board del Sei Nazioni

Da Parigi parole nette: aprire il torneo, siamo noi l’ “official governing body” del continente

 

sei nazioni

ph. Sebastiano Pessina

Si è tenuta a Parigi la prima riunione del Rugby Europe Board of Directors, nuovo organismo intero a Rugby Europe eletto a dicembre durante la General Assembly Meeting. Tra i temi in agenda dell’incontro nella capitale francese, “6 Nations opening to the other European unions” (Il Sei Nazioni e l’apertura alle altre federazioni europee).

 

“Lo sviluppo del rugby in Europa comporta per ogni federazione la possibilità di giocare regolarmente con le migliori squadre per alzare i propri standard. Il sistema di Promozione e Retrocessione è parte del codice etico di Rugby Europe in tutte le sue competizioni“, ha dichiarato il Presidente Octavian Morariu (ne avevamo parlato presentando le competizioni targate Rugby Europe).

 

Per questo, come si legge nel comunicato diffuso, “i 17 membri del Board of Directors rappresentanti le 48 federazioni affiliate, hanno approvato all’unanimità la decisione di redigere e inviare una lettera alla 6 Nations Limited company, per aprire il dialogo circa l’inclusione delle proprie competizioni e in particolare l’apertura del Sei Nazioni alle altre federazioni”. La lettera verrà inviata a giorni.

Il comunicato riporta in grassetto le seguenti parole, che riportiamo integralmente qui sotto in corsivo. Ricordiamo infine le dichiarazioni di John Feehan, CEO del torneo, che non più tardi del 22 febbraio aveva dichiarato al Daily Mail che il Sei Nazioni “è una competizione chiusa tra sei nazioni, presieduta e controllata dalle sei Federazioni coinvolte. Non ci sono posti liberi, non abbiamo intenzione di aggiungerne“.

 

 

Non si tratta di punire una squadra in particolare per i suoi risultati. Non vogliamo mettere in discussione quanto raggiunto fino ad oggi, ma siamo convinti che aprire un dialogo possa essere positivo sotto diversi aspetti. Da un punto di vista sportivo considerando lo sviluppo e il futuro del nostro sport; da un punto di vista economico, perché l’Europa non può essere limitata a sei paesi; e infine, da un punto di vista politico, perché Rugby Europe è l’official governing body del nostro continente”.  

Siamo aperti a considerare tutte le alternative: una retrocessione diretta, un playoff su base annuale o bi-annuale, l’inserimento di una o due squadre, la creazione di una vera competizione europea. Siamo consapevoli che costruire e raggiungere un progetto comune richiederà tempo: ma dobbiamo iniziare una reale collaborazione nell’interesse della crescita del rugby europeo”.

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