La debacle di Londra può aver ridimensionato i Dark Blues? E molti eccellenti sono in forse…
Se i numeri indicano la sconfitta del 2014 in Galles (51-3) come la peggiore del Cinque/Sei Nazioni per la Scozia, le aspettative con cui i Dark Blues si presentavano all’appuntamento di Twickenham fanno compiere un balzo dalla terza alla prima posizione nella speciale graduatoria dei rovesci più pesanti nella storia al roboante 61-21 di sabato (e per punti subiti lo è). Come un ciclista che ‘rimbalza’ e sprofonda dopo aver compiuto uno scatto evidentemente al di sopra delle proprie possibilità del momento, così gli Highlanders sono stati letteralmente cancellati dal campo contro l’Inghilterra, senza alcuna possibilità di provare a rimettere in discussione il risultato.
Sale sulla ferita
A differenza del ciclista crollato in maniera prevedibile, tuttavia, fin qui gli uomini di Vern Cotter non avevano mai dato l’impressione di aver giocato oltre i propri limiti, ma stavano semplicemente dando continuità ad un processo di crescita partito da lontano e capace di dare i propri frutti soprattutto nell’ultimo mese, con le vittorie casalinghe contro Irlanda e Galles. La Scozia, insomma, sembrava ormai grande. Forse lo è diventata, forse non si è nemmeno davvero ridimensionata dopo il 61-21, perché quanto dimostrato nei match precedenti è sotto gli occhi di tutti. Ma è (anche) per questo che la batosta di Twickenham fa ancora più male.
I Dark Blues hanno pagato probabilmente la grande pressione sulle proprie spalle e, come dimostrato dallo scriteriato placcaggio di Brown su Daly al 2′, anche una carica agonistica che da eccessiva è diventata negativa, per poi tramutarsi in confusione non appena i quindici in campo hanno cominciato ad essere travolti dai padroni di casa. Da quel momento, il castello di certezze costruito da Cotter e giocatori nei mesi precedenti è svanito tutto d’un colpo, conducendo la squadra alla peggiore prestazione possibile nella partita forse più importante della storia recente del rugby nazionale. La poca lucidità scozzese, oltretutto, si è incrociata con il cinismo e la concretezza di un’Inghilterra devastante, che ha sguazzato nella groviera ospite con tre mete da prima fase partendo fuori dai propri 22, con sentiti ringraziamenti da parte di Joseph. Una difesa inaccettabile proprio nella partita in cui la Scozia avrebbe dovuto tenere vivo il sogno di vincere il torneo, a cui lo stesso Cotter potrebbe difficilmente trovare una risposta per via della sua eccezionalità.
Una vittoria per il futuro
Dalla possibile partita della leggenda, Barclay&co. si ritrovano ora a dover affrontare l’Italia in una partita valida per il ‘semplice’ riscatto, in cui gli Highlanders dovranno dimostrare alla Scozia, all’Europa e al mondo ovale come lo scivolone di Twickenham sia soltanto un episodio. Drammatico, ai limiti della tragedia, ma pur sempre un episodio. Gli azzurri, come dimostrato già contro l’Inghilterra, possono rivelarsi un cliente scomodo quando la pressione è tutta sull’avversario, ma se gli scozzesi (pur impropriamente) si erano guadagnati il diritto di poter essere considerati quasi alla pari degli inglesi, qualche motivo doveva pur esserci. Il gusto di una terza vittoria (non succede dal 2006) sarebbe probabilmente smorzato dalla batosta londinese, ma un successo sabato prossimo avrebbe un peso specifico non indifferente nel percorso di crescita nel dopo-Cotter. Soprattutto se qualche big dovesse saltare l’appuntamento per infortunio.
di Daniele Pansardi
EDIMBURGO – “La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita”, diceva Tom Hanks nei panni di Forrest Gump nell’omonimo film che, lanciato più di vent’anni fa, sarebbe diventato un cult per un’intera generazione.
Vern Cotter deve aver pensato più o meno la stessa cosa quando, dopo le pessime notizie arrivate ieri dall’infermeria, è stato informato che potrebbe perdere anche Fraser Brown per il match contro l’Italia in programma sabato prossimo al BT Murrayfield.
Ma andiamo con ordine.
Infermeria piena
Nella giornata di domenica la Scottish Rugby ha rilasciato un comunicato stampa in cui si annunciava che il Sei Nazioni di Mark Bennett finiva con un turno di anticipo, a causa dell’infortunio rimediato quattro minuti dopo essere entrato in campo al posto di Stuart Hogg.
Il centro dei Warriors ha lasciato il campo in barella per un doppio colpo a braccio e gamba; non si conoscono ancora i tempi di recupero, ma Bennett non sarà a disposizione per la gara contro l’Italia di sabato prossimo al BT Murrayfield.
E, questa, è una delle poche certezze di Cotter al momento.
Stuart Hogg, Tommy Seymour e Ryan Wilson, tutti usciti dal campo per colpi alla testa, seguiranno ora il protocollo di rientro dopo casi di concussione (HIA); non si conoscono, nel dettaglio, le rispettive situazioni, ma Hogg, per esempio, ha lasciato il campo al 18′ e non è più rientrato, segno che o lo staff medico scozzese ha voluto essere molto prudente, oppure il colpo ricevuto era piuttosto serio.
Finn Russell, Huw Jones (entrambi ginocchio) e Richie Gray (tendine del ginocchio) si sottoporranno ad esami strumentali (precauzionali) allo Spire Murrayfield Hospital per capire l’entità dei loro infortuni.
A questo, si aggiunge oggi la notizia che Fraser Brown dovrà comparire oggi a Londra davanti alla commissione disciplinare del Sei Nazioni dopo esser stato citato per il placcaggio pericoloso (e inutile) ai danni di Daly – placcaggio costato il cartellino giallo al tallonatore dei Warriors, ma che poteva costare lui ancor più caro già nel corso del match.
Mancano solo cinque giorni alla sfida di sabato, ultima giornata dell’edizione 2017 del Sei Nazioni – e ultima gara di Cotter alla guida tecnica della Scozia, prima di lasciare il posto a Gregor Townsend – e giovedì l’head coach neozelandese annuncerà i 23 per la sfida agli Azzurri.
Correre ai ripari
Quali potrebbero essere le contromosse, in caso tutti i giocatori sopra citati – o la maggior parte di essi – dovesse essere esclusi dalla gara?
Partiamo considerando il reparto degli avanti. Ross Ford prenderebbe il posto di Brown al centro della prima linea, con Pat MacArthur o il versatile McInally in panchina, mentre in seconda linea l’eventuale (profondissimo) vuoto lasciato da Richie Gray dovrebbe essere colmato da Tim Swinson, con Gilchrist o Ben Toolis in panchina. In terza linea, contando che Hardie e Strauss sono già esclusi per infortunio, potrebbe arrivare il momento di Cornell Du Preez, con Magnus Bradbury, Chris Fusaro o Rob Harley – o, perchè no, Richie Vernon – in panchina.
Nei trequarti, invece, Cotter avrebbe qualche problema in più. In mediana, senza Russell giocherebbe Duncan Weir, con Peter Horne in panchina o schierato primo centro, mentre estremo potrebbe andare Sean Maitland – qualora riuscisse a recuperare dal suo infortunio che lo ha escluso dal match di Twickenham. In copertura, con Duncan Taylor indisponibile, potrebbe tornare Matt Scott – che troverebbe posto nel XV titolare se Cotter volesse tenere Horne in panchina, perchè il trequarti dei Warriors può giocare sia centro che apertura.
di Matteo Mangiarotti
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