Seconda e ultima tappa del viaggio ovale nella capitale francese
Seconda e ultima tappa del viaggio nella storia del rugby nella Capitale francese (a questo link la prima puntata).
Sparizioni e ritorni: dal secondo dopoguerra ad oggi
Con il definitivo spostarsi del baricentro ovale di Francia in direzione sud-ovest, si dovette attendere sino al 1950 per rivedere una parigina in finale (il Racing, battuto dal Castres per 11 a 8). Nel 1958, sempre il Racing riuscì però ad aggiudicarsi l’agognato titolo ai danni dello Stade Montois, per poi sparire dall’albo d’oro per trent’anni e farvi ritorno, sconfitto, soltanto nel 1987. Il titolo venne finalmente vinto nel 1990: otto anni dopo, novanta esatti dall’ultima volta, lo Stade trionfa imponendosi sul Perpignan, e fa il bis nel 2000, 2003, 2004 e 2007 dopo decenni spesi a lottare nelle divisioni inferiori: l’arrivo alla presidenza di Max Guazzini, imprenditore di origini italiane, è il vero e proprio punto di svolta per la formazione.
Sul fronte europeo, lo Stade fu in grado di arrivare in finale di Heineken Cup in due occasioni, nel 2001 e nel 2005, uscendo in entrambi i casi sconfitto (da Leicester e Stade Toulousain, rispettivamente), mentre il Racing92 ha subito la cocente delusione di vedere svanire la Champions Cup dinanzi al proprio naso proprio l’anno scorso, a causa dei Saracens. Già nel 2011 e nel 2013, peraltro, gli stadistes erano usciti battuti da due finali dell’allora Amlin Challenge Cup.
A questo punto lo Stade, squadra dalla forte presenza italiana (i fratelli Bergamasco, Diego Domínguez, Sergio Parisse tra gli altri) che sotto la presidenza di Guazzini aveva assunto un’identità ben precisa ed unica (come testimoniano le maglie dai colori e dai motivi sgargianti, spesso opera di celebri artisti, e l’iniziativa Dieux du Stade, calendario in cui i giocatori posano da modelli), collassa economicamente al momento dell’abbandono di quest’ultimo. Si parla di relegazione in terza serie, di interesse da parte di un magnate canadese, spunta un’inchiesta che conduce a tre arresti. Il club sopravvive grazie all’acquisto di Jean-Pierre Savare, che installa come presidente il figlio Thomas e dona a Guazzini la presidenza onoraria, ma la stabilità è tutt’altro che certa. Il titolo del 2015, conquistato contro il Clermont, sembra ridonare fiducia e competitività al club, ma il XV capitanato da Sergio Parisse prosegue le sue disavventure fuori dal campo, come dimostrato dal costante e crescente interesse dimostrato da società esterne (tra cui una del Qatar). Sino ad oggi, quando quello che sembra piuttosto un inglobamento sconvolge in maniera indelebile il panorama ovale della Capitale. Riusciranno i giocatori a far fare marcia indietro alle presidenze? O si proseguirà nel progetto di creare un maxi club in cui grandi nomi (Dan Carter in primis) e salary cap faticheranno a convivere? Una cosa è certa: comunque andrà, il rugby all’ombra della Tour Eiffel difficilmente sarà più lo stesso.
https://youtu.be/PMdqbkOO6T8
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