Mischia, difesa e franchigie che devono vincere: intervista a Giampiero De Carli

L’assistant coach della Nazionale sicuro: la vera sfida è far migliorare le nostre due squadre celtiche

giampiero de carli

ph. Sebastiano Pessina

PARMA – Sugli spalti del Lanfranchi per la sfida tra Zebre e Munster c’era anche parte dello staff tecnico della Nazionale. Il tecnico irlandese Conor O’Shea arriva da Calvisano, dove in mattinata ha incontrato il Presidente federale Alfredo Gavazzi. Assieme a lui l’allenatore della mischia Giampiero De Carli, con cui abbiamo parlato del Sei Nazioni appena concluso e della prossima stagione.

 

 

A proposito dell’incontro di Calvisano, si è parlato di una nuova figura di coordinamento per quanto riguarda la preparazione atletica. E’ un aspetto su cui abbiamo sofferto?

Personalmente è già un paio di anni che lo facevo presente a tutta la dirigenza e così ha fatto Conor quando è arrivato in Italia. Fisicamente abbiamo dei grossi margini di miglioramento. Non vuol dire che non siamo allenati ma che possiamo fare di più: sono due cose ben diverse. Durante il Sei Nazioni ci sono stati momenti di difficoltà, che non credo siano legati solamente all’aspetto fisico ma anche ad altre situazioni che non siamo stati in grado di gestire.

 

 

Dal punto di vista della mischia ordinata, come valuta il torneo?

E’ stato un Sei Nazioni da questo punto di vista particolare. Fino alla partita con l’Inghilterra non abbiamo avuto grandi problemi in mischia, anzi da quella piattaforma statica eravamo la squadra che fino a quel momento aveva dato più palloni da giocare ai nostri trequarti. Abbiamo in parte cambiato il nostro sistema cercando di far uscire palloni veloci. Contro la Francia abbiamo sicuramente sofferto di più, mentre con la Scozia difficile dirlo: loro hanno lavorato bene su quelle a propria introduzione, noi ne abbiamo avute poche a favore (2, ndr).

 

 

Capitolo franchigie. Ad inizio stagione si è parlato di dialogo e coordinamento, come sono andate le cose in questi mesi?

Già quest’anno devo dire che si è fatto molto. Con Conor O’Shea e Mike Catt ogni settimana siamo stati chi alle Zebre chi a Treviso per parlare con tecnici e giocatori, e l’avvicinamento è stato importante grazie anche alla disponibilità data dalle franchigie e da questo punto di vista non si può che migliorare. La vera sfida è far migliorare queste due realtà: se otterranno migliori risultati, tutto verrà di conseguenza. Conor sta veramente mettendo pressione per migliorarne ogni aspetto.

 

 

Siete coinvolti anche a livello di scelte tecniche?

E’ una cosa che riguarda soprattutto Conor e giustamente deve gestirlo lui, che dalla federazione ha ricevuto fiducia fino al 2020. La sua volontà è quella di capire quali siano le figure più funzionali e mi riferisco soprattutto alle Zebre, che hanno attraversato una stagione con i noti problemi e dove dobbiamo intervenire di più. Sono convinto che si arriverà ad una giusta combinazione: non solo è giusto farlo, è indispensabile.

 

 

A proposito di staff nuovi, Brendan Venter ha portato un nuovo sistema di difendere. Nel riscaldamento di ogni partita avete dedicato molti minuti al placcaggio raddoppiato. Il dato è di 201 punti subiti, come dobbiamo leggerlo?

Abbiamo cambiato sistema e ideologia, è vero. E’ chiaro che ogni nuovo sistema va applicato nel modo giusto e deve essere funzionale a ciascuna partita. Abbiamo preso tanti punti ma è un sistema nei confronti del quale c’è molta fiducia da parte dei ragazzi e di tutti noi. Dove dobbiamo migliorarlo? Soprattutto per quanto riguarda vittoria dell’impatto e della collisione. Sicuramente ci stiamo lavorando molto.

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