Terza tappa alla scoperta delle nazioni del Sei Nazioni B
Il terzo episodio del nostro viaggio immaginario alla scoperta delle nazioni partecipanti alla European Nations Cup (ora Rugby Europe Championship), ci porta a casa dei vincitori dell’edizione appena conclusasi: la Romania, capace di spezzare il dominio apparentemente incrollabile esercitato da anni dalla Georgia, è però un Paese di tradizione in ambito ovale. Vediamone il perché.
Le origini
Come in molti altri casi, la ricetta che portò all’introduzione della palla ovale in Romania ha due ingredienti: la Francia ed il mondo universitario. Furono infatti degli studenti di ritorno da Parigi a portare con sé, ai primi del Novecento, i primi palloni ed un libretto con le regole: non a caso, uno dei primi clubs si chiamava Stadiul Roman (vi ricorda qualcosa?). Nel 1913 le squadre presenti nella capitale erano già diciotto, e nel 1919 si poté procedere al primo incontro internazionale, un’amichevole contro gli Stati Uniti giocata a Parigi da soli militari, e persa dai romeni 0 a 21. Nel 1931 nacque la federazione nazionale, ma fu necessario attendere otto anni perché un team esterno a Bucarest (il Brasov) prendesse parte al campionato nazionale, in corso sin dal 1914. Tuttavia, sino agli anni Cinquanta la Romania restò un Paese misterioso e lontano, la cui notorietà ebbe inizio soltanto in seguito ad un match giocatovi dallo Swansea: il breve tour dei gallesi fu un vero e proprio detonatore che portò una selezione romena a giocare una serie di incontri nelle Home Nations già nel 1955, sconfiggendo poi in casa alcune province gallesi (Cardiff e Llanelli su tutte). Da quel punto in avanti, la Romania poté imporsi come uno degli astri nascenti della FIRA, battendo la Francia a Bucarest nel 1974. Fu la scintilla che fece scattare l’invito a compiere un tour in Nuova Zelanda,
L’epopea del rugby romeno
Il tour nell’Emisfero Sud del 1975 fu un momento storico per il Paese: nonostante nessuno degli incontri vedesse la Romania contrapposta alla nazionale maggiore della Nuova Zelanda, il bilancio fu molto positivo. In otto partite i romeni ottennero quattro vittorie, tre sconfitte e soprattutto uno storico pareggio contro gli Junior All Blacks. Le vittoria contro Galles e Scozia negli anni Ottanta non fecero che aumentare il livello delle Querce (il soprannome con cui sono noti in patria i giocatori della nazionale romena), capaci in questo periodo di battere la Francia altre sette volte e di aggiudicarsi in quattro occasioni la Coppa FIRA grazie ad un gioco molto fisico e temibile sul piano degli avanti. Lo scoppio della Rivoluzione nel 1989 provocò però una caduta nelle fortune della nazione, non solo sul piano politico e sociale ma anche su quello sportivo, soffocando di fatto per più di un decennio ogni ulteriore sogno di gloria dei Nostri. Tuttavia, dal 2000 le fortune dell’ovale romeno hanno ricominciato a risalire, con tre vittorie nella European Nations’ Cup (2000, 2004 e 2006) a cui va aggiunto il recentissimo successo di quest’anno, ottenuto grazie ad una sofferta vittoria sulla Georgia all’ultima giornata. Sul piano della Coppa del Mondo, la Romania (attualmente sedicesima alle spalle dell’Italia nel ranking mondiale) è riuscita a qualificarsi per ogni singola edizione del torneo, riuscendo normalmente ad ottenere almeno una vittoria nella fase a gironi. In ambito Test Match, lo scorso anno sono giunte le vittorie chiave, in casa, contro USA, Uruguay e Canada, che confermano il buono stato di forma dei romeni in ambito Tier 2.
La struttura interna
La nazionale romena è composta perlopiù da giocatori militanti nel campionato nazionale, con sole sei eccezioni impegnate in Francia: tra questi, spiccano il tallonatore di origine georgiana Otar Turashvili (Colomiers), ed il pilone Mihai Lazar (Castres), l’unico a giocare in Top 14. Il domestic, chiamato SuperLiga, vede iscritte sette squadre, di cui tre provenienti da Bucarest. Il record di titoli appartiene allo Steaua, a secco però dal 2006, mentre recentemente si sono imposti i Timisoara Saracens, appartenenti all’ampio network lanciato negli ultimi anni dalla loro controparte inglese. Proprio Timisoara ha preso parte quest’anno alla Challenge Cup grazie alla vittoria conseguita lo scorso anno nella “terza coppa”, dopo aver battuto allo spareggio Calvisano. Il girone davvero ostico, con Edimburgo, Stade Francais ed Harlequins non ha però lasciato scampo ai romeni, che tuttavia riescono così ad iscrivere per la diciassettesima volta nella storia una propria squadra alla seconda competizione europa per importanza (da ricordare la vittoria dei Bucuresti Oaks sul Parma nel 2010). A differenza della Georgia, con cui la Romania vive una forte rivalità sul piano sportivo, le Querce godono dunque di una certa esperienza in ambito internazionale, arrivando a misurarsi spesso contro teams ben più consolidati e di livello: nonostante ciò sia ben lungi dal bastare a costruire una corazzata continentale, resta in ogni caso un punto di partenza dal quale tentare di ricostruire i fasti del passato.
di Marco Meneghetti
Prima puntata: Germania
Seconda puntata: Georgia
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