Qui ricostruito il caso Petrozzi. Il club valuterebbe la giustizia ordinaria per danno economico e di immagine
Si è svolta a San Donà la conferenza stampa indetta dal club veneto a proposito della decisione del Collegio di Garanzia del CONI, la cui sentenza ha ribaltato la pronuncia della Corte Federale a proposito della partita tra il club veneto e Reggio Emilia, che ha avuto un lungo strascico dopo l’omologazione del Giudice Sportivo con il 20-0 a tavolino per i Diavoli (tra l’latro, Luca Petrozzi era in lista gara ma non è nemmeno sceso in campo).
Atto 1: Luca Petrozzi e il mancato aggiornamento di status
Luca Petrozzi, di nazionalità inglese ma padre italiano, si legge, “ha acquisito lo status di “EQUIPARATO di formazione italiana” – e badate bene non “EQUIPARABILE di formazione italiana” – a partire dalla stagione 2015-16, avendo giocato tre test match con la nazionale U20” (equiparazione prevista dal regolamento FIR grazie a una delibera del marzo 2016). Equiparazione che era stata espressamente richiesta da San DOnà alla Federazione prima di procedere con il tesseramento del giocatore “Prima di stipulare l’accordo con il Rugby San Donà, il direttore sportivo Paolo Dartora ha richiesto via email la conferma della validità di tale norma per l’atleta Luca Petrozzi al responsabile FIR Alto Livello (atleti di interesse nazionale) Sig. Carlo Checchinato e via telefono all’Ufficio Tesseramenti della FIR, ricevendo in entrambi i casi una risposta affermativa: “Luca Petrozzi ha i requisiti ed è equiparato a giocatore di formazione Italiana”. Di conseguenza – e solo in conseguenza di ciò – è stato firmato l’accordo con l’atleta e proceduto al suo tesseramento”.
Nel lungo comunicato, viene poi riportata una parte del regolamento FIR a proposito del tesseramento degli atleti, nel quale non c’è riferimento alcuno alla registrazione dello status di formazione del giocatore, “né esiste alcuna norma in ambito Fir a tal proposito che indichi come debba essere fatta questa richiesta” di aggiornamento dello stato del giocatore.
Atto 2: il mancato input
“Oggi, a questo proposito, la FIR sostiene che era compito della società dare un input/memo (una nota allegata, per esempio) all’Ufficio Tesseramenti per ricordare che il giocatore Petrozzi, che per 3 volte ha indossato la maglia azzurra, era diventato di formazione italiana. Il Rugby San Donà non ha inviato nessun input perché, visti i colloqui già intercorsi, che confermavano la normativa, visto che, secondo la normativa, era compito dell’Ufficio Tesseramenti aggiornare lo status di formazione e visto – e confermato per mail e telefonicamente – che Luca Petrozzi, giocando tre test match ufficiali per la nazionale U20 nel 2015, aveva i requisiti necessari, ha ritenuto che vi fossero già sufficienti input per aggiornare lo status del giocatore”.
Per una svista, un involontario errore burocratico, o probabilmente perché l’Ufficio Tesseramenti non ha adempiuto ad aggiornare lo status dei giocatori di interesse nazionale, ex nazionali U20, che avevano acquisito i requisiti indicati dalla norma deliberata apposta per loro, il giocatore è stato registrato, non tesserato, con lo status di giocatore di formazione straniera. A questo proposito, la tessera cartacea del giocatore, da cui sarebbe stato più facile verificare lo status, così come quella di molti altri giocatori, non è mai stata recapitata alla Società. Da questo errore nella registrazione del giocatore da parte dell’Ufficio Tesseramenti e/o dal mancato controllo del Rugby San Donà nasce tutta la vicenda.
L’omologazione del Giudice Sportivo e l’aggiornamento. Altri due ricorsi
Dopo la partita con il Conad Reggio del 4/12/2016, in corso di omologazione, il Giudice Sportivo ha inserito nel sistema elettronico i numeri di tessera dei giocatori, scoprendo la presenza di 5 giocatori di formazione straniera in lista gara e, dopo aver “verificato” con l’Ufficio tesseramenti, penalizza la società con la partita persa a tavolino e 4 punti di penalizzazione. Anche in questo caso, l’Ufficio Tesseramenti non ha avanzato nessun dubbio su un possibile errore nel database”. La società viene così a conoscenza del fatto, il Direttore Sportivo inoltra richiesta di aggiornamento dello stato del giocatore, che è effettiva in data 8 dicembre 2016. “Nessun modulo firmato, né dal giocatore né dalla Società, è stato richiesto per modificare lo status del giocatore, ad ulteriore testimonianza che lo status di un giocatore è un diritto soggettivo acquisito e che non va richiesto”.
San Donà fa ricorso alla Corte Sportiva di Appello che lo accoglie, Reggio Emilia fa un contro-ricorso al Collegio di Garanzia dello Sport del CONI che accoglie pure questo, ma per la società veneta con un conflitto tra due norme (una del Regolamento di Giustizia, l’altra del Regolamento di attività sportiva). “La suddetta delibera crea, quindi, un conflitto tra le norme, la delibera federale (scritta di proposito per equiparare a formazione italiana i giocatori U20 che hanno scelto di giocare per la Nazionale Italiana) e la norma amministrativa del tesseramento. Quali sono le più importanti da tenere in considerazione?”
Il Presidente Marusso: ingiustizia di dimensioni inspiegabili (dal comunicato stampa)
Stiamo subendo un’ingiustizia di una dimensione inspiegabile e sproporzionata. Otto punti di penalizzazione per un errore amministrativo, la stessa sanzione di chi, intenzionalmente, invece, schiera giocatori che non possono partecipare ad una partita. Otto punti di penalità per un fatto che nessuno contesta: Petrozzi è ed era di formazione italiana. C’è solo stato un errore di registrazione che non per forza deve essere colpa di qualcuno. Un errore formale che, in nessun modo, può giustificare una simile penalità e soprattutto falsare un campionato oltre che a mancare di rispetto chi gioca, lavora e crede in questo sport.
Giustizia ordinaria e danno d’immagine
Sulle pagine odierne de La Nuova di Venezia e Mestre, si legge che la società starebbe valutando il ricorso alla giustizia ordinaria contro la Federazione, per il danno economico (mancato accesso ai playoff) e di immagine causato dalla vicenda. “La Federazione ci ha lasciati soli – sono le parole del Presidente Marusso – pensando più a difendere la filiera del personale coinvolto che la legittimità della propria norma e, conseguentemente, del suo massimo campionato […] Ora tenteremo almeno il recupero dei quattro punti di penalizzazione, ma chi deve pagare pagherà”
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