Difficoltà logistiche esterne e viaggi infiniti per giocare. Ce ne ha parlato coach Jimenez
GLASGOW – “Prima di dire che comunque i ragazzi, stasera (venerdì, ndr), hanno fatto anche bene, voglio dire che noi le partite oltre che sul campo le giochiamo anche fuori, sulla gestione dell’organizzazione. Abbiamo fatto una trasferta molto lunga e durissima, non è solo colpa delle Zebre va detto ma anche in qualche modo di come è strutturata la competizione. Noi non possiamo permetterci di utilizzare charter e dobbiamo far coincidere i voli. Per arrivare a Glasgow abbiamo fatto quattordici ore di viaggio, quasi la durata di un viaggio intercontinentale ed è quindi difficile fare un’analisi della partita vista in campo senza prendere in esame anche altri fattori e difficoltà. Non voglio, però, usare questo come scusa – ma è un fattore che incide molto, quando affronti squadre molto preparate come Glasgow”.
Victor Jimenez, head coach delle Zebre, va subito al cuore della questione, e analizzando la gara dello Scotstoun Stadium cerca di coprire tutti i possibili dettagli, non solo dentro il campo. Come dice il tecnico argentino, il lungo viaggio non è una scusa, ma è un fattore che è impossibile ignorare se si vuole cercare di capire tutti i motivi del risultato contro i Warriors.
Scelte anche in base alla logistica: serviva freschezza
“Non abbiamo dato per scontato nessun tipo di risultato in fase di preparazione di questa partita – continua Jimenez – ma abbiamo cercato di presentare una squadra il più possibile fresca dal punto di vista atletico e mentale. I ragazzi che sono stati coinvolti nelle ultime partite, in cui abbiamo vinto due volte di fila, sono stati anche prima impegnati con la Nazionale; sapevamo che questa trasferta era lunga, sapevamo che ci avremmo impiegato quattordici ore e abbiamo visto il tutto come un ulteriore peso sulle spalle di giocatori già stanchi dai precedenti impegni. Abbiamo scelto un gruppo di ragazzi che, ripeto, si sono comportati benissimo sia in settimana, sia durante la partita. Abbiamo anche avuto qualche infortunio, oltre a quelli che sono rimasti a Parma; siamo sempre preoccupati quando i ragazzi devono lasciare il campo prima del previsto ma vedremo in settimana la loro condizione, mentre per i giocatori che rientravano dai loro infortuni – Jacopo Sarto e Kurt Baker – hanno avuto un buon impatto sulla gara”.
di Matteo Mangiarotti
Un’esigenza condivisa: i trasporti non aiutano
“La differenza con squadre come Connacht sta proprio nell’attenzione per tutti questi minimi aspetti, che riguardano non solo l’allenamento ma anche, per esempio, l’organizzazione più ottimale e meno stancante delle trasferte”. Riferimento a Connacht a parte (eravamo in tempi non sospetti), così si esprimeva nel settembre 2015 il Direttore Sportivo della Benetton Antonio Pavanello. L’esigenza, ovviamente, è avvertita anche dalle parti di Monigo. Certo, questo non è l’unico motivo delle sconfitte delle nostre franchigie e non è nemmeno il più grave e immediato da risolvere, ma è certamente un aspetto di cui tenere conto.
Munster & Co. arrivano a Parma in charter e l’unico pullman che prendono è quello aeroporto-hotel-stadio: arrivare in Galles per le Zebre significa spesso ore di pullman da Londra, i voli diretti Milano-Dublino sono pochi e partono la mattina presto. Insomma, non le condizioni migliori per fare 20 trasferte e pensare di essere competitivi. Se pensiamo alla cura dei dettagli che mettono le altre squadre in qualunque aspetto del gioco e dell’organizzazione, non si può non riconoscere un qualche handicap di partenza con cui bisogna fare i conti.
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