Quinto appuntamento con i paesi del Rugby Europe Championship
Abbiamo imparato a conoscerla negli ultimi anni: Krasnoyarsk, fredda e lontanissima città russa di quasi un milione di abitanti, ospita due squadre approdate entrambe alle finali di Continental Shield di quest’anno. Il Krasny Yar e lo Yenisei STN sono infatti portabandiera di un rugby aggressivo ed interessante, che nel caso dei secondi è già stato capace di mietere vittime illustri nel corso dell’attuale Challenge Cup. Ma come si è diffuso il rugby in Russia, e quali sono le sue prospettive future?
Le origini
Distanze siderali, temperature artiche ed una cultura sportiva tendente più al calcio o all’hockey su ghiaccio che all’ovale: sono queste le condizioni in cui si è sviluppato il rugby russo, introdotto -così narra la leggenda- negli anni Ottanta dell’Ottocento da uno scozzese di nome Hopper e bandito già nel 1886 dalle autorità zariste a causa della sua “eccessiva brutalità“. La prima partita ufficiale ebbe luogo molti anni dopo, nel 1923 a Mosca, in quella che nel frattempo era già divenuta l’Unione Sovietica. Come in tutti gli altri sport praticati nel Paese, i clubs erano organizzati su base statale, ed erano affiliati alle organizzazioni militari o sindacali delle varie città: esistevano dunque squadre come lo Slava Mosca, o la Dynamo, oltre naturalmente a federazioni autonome presenti nelle varie Repubbliche socialiste facenti parte dell’Unione. Tra queste, un ruolo di spicco lo ebbe naturalmente la Georgia, nella quale il rugby venne però introdotto in maniera autonoma rispetto alla Russia e agli altri territori. Con la dissoluzione dell’URSS venne creata una nazionale della Comunità degli Stati Indipendenti (CIS), sopravvissuta sino al 1992, ma ormai i maggiori talenti ovali dell’Unione all’epoca erano già lontani, inquadrati nella nuova nazionale georgiana.
Il campionato: la Rugby Premier League
Dal 2005 il rugby russo trova la sua massima espressione nella RPL, campionato dalla formula in costante cambiamento ed evoluzione a causa delle enormi distanze geografiche che le squadre partecipanti sono costrette a coprire. La Premier League succede alla Superleague, esistita tra il 1992 ed il 2004, ed è stata recentemente dominata dalle due squadre di Krasnoyarsk, l’Enisei ed il Krasny Yar, impegnate in una serrata rivalità solo parzialmente interrotta da altri club come i VVA Saracens (parte dell’ormai ampio network internazionale messo in piedi dai Saracens inglesi, comprendente anche squadre di Abu Dhabi, Kuala Lumpur e Timisoara). Sul fronte europeo, l’Enisei è stato in grado quest’anno di sconfiggere Worcester e Newport Gwent Dragons in Challenge Cup, prima di doversi arrendere alla superiorità di tali squadre (e del Brive) sui propri campi casalinghi: la sfida di Continental Shield contro il Mogliano, risoltasi all’andata con una schiacciante vittoria (46-0) sui veneti, troverà la sua conclusione il 22 aprile a Mosca. Il Krasny Yar, dal canto suo, se la vedrà contro i Timisoara Saracens lo stesso giorno (in questo caso l’andata, giocatasi in Georgia, vide i romeni imporsi per 17 a 12): in caso di vittoria per entrambi i club, la finale di Edimburgo potrebbe essere un affare tutto russo (ma con le squadre entrambe già qualificate alla Challenge 2017/18).
La nazionale
Erede della nazionale sovietica, in grado di raggiungere buoni livelli negli anni Ottanta (degni di nota i secondi posti raggiunti in Coppa FIRA dal 1985 al 1990), la Russia si è finora qualificata ad una sola edizione di Coppa del Mondo, quella del 2011: in tale occasione dovette vedersela anche con l’Italia, perdendo 17 a 53. Dopo aver mancato per un soffio la qualificazione ai Mondiali del 2015, andata all’Uruguay, la rappresentativa russa è attualmente ventesima nel ranking mondiale, un gradino sopra gli appena citati sudamericani ed alle spalle della Namibia. Sul fronte Test Match manca ancora una vera opposizione di livello (gli ultimi incontri si sono giocati contro Hong Kong, Papua Nuova Guinea e Zimbabwe), mentre nel Rugby Europe Championship di quest’anno è stato raggiunto un dignitoso quarto posto grazie alle vittorie su Belgio e Germania, che si somma ai sei terzi posti ottenuti dal 2000 ad oggi.
di Marco Meneghetti
Prima puntata: Germania
Seconda puntata: Georgia
Terza puntata: Romania
Quarta puntata: Spagna
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