28.000 questionari. Il rugby inglese indaga alla base

Pochi club femminili, pratica svincolata dai club e abbandono. La RFU si muove

ph. Rrugbyeuters

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Sono circa 28.000 le persone che hanno partecipato alla National Rugby Survey e alla Age Grade Player Surveys, promossa dalla RFU. Tra questi, giocatori, ex giocatori, dirigenti, arbitri, allenatori, genitori e tifosi, tutti a loro modo coinvolti nel rugby di base inglese.

“Se mai ce ne fosse bisogno – ha dichiarato il Rugby Development Director della Federazione Steve Grainger – la ricerca ha dimostrato quanto attaccamento e impegno vi siano a livello di base, e quanto questi siano importanti per noi. Ci sono tante cose positive, ma anche aspetti in cui dobbiamo migliorare: ora le analizzeremo e agiremo“.

Ecco i principali punti emersi dalla ricerca.

 

  • Generale soddisfazione da parte di chi è coinvolto nel rugby di base. La grande maggioranza raccomanderebbe ad altri di farsi coinvolgere (soprattutto da parte dei giocatori che lo consiglierebbero come sport)
  • Costante crescita del numero di giocatori (effetto anche post RWC, aggiungiamo noi)
  • Ciò che distingue il rugby dagli altri sport è lo spirito di squadra
  • I giocatori che faticano a trovare tempo per praticare in modo regolare, vorrebbero la possibilità di praticare in modo più libero e svincolato da iscrizioni ai club (forme turn up and play – alla “calcetto del giovedì sera” – oppure squadre e competizioni che nascono in modo aggregativo – attraverso App che fanno incontrare giocatori per esempio o con allenamenti estermporanei in luoghi pubblici)
  • Ci sono tante ragazze che vorrebbero giocare ma non lo fanno perché non ci sono squadre femminili vicine a dove vivono
  • Vincere è un aspetto secondario per i giovani
  • Ci sono tante persone che dopo l’università o comunque al termine del percorso scolastico smettono di giocare.
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