Il fattore BB, l’abilità di Farrell e il piede perfetto di Wigglesworth. La lavagna tattica è servita
18 partite in Champions Cup senza subire una sconfitta (l’ultima contro Clermont, nell’aprile 2015), vittoria numero 100 in campo europeo, seconda volta consecutiva sul tetto d’Europa. Ci sono numeri e cifre impressionanti dietro la vittoria dei Saracens di Edimbugo, che ha messo nella bacheca del club inglese il trofeo più ambito dai club dell’Emisfero Nord. Ma dietro i numeri e le cifre, c’è una squadra dal gioco solido, concreto, logico, in cui tutto è fatto con uno scopo e mai per caso. Un gioco che sta pagando dividendi altissimi e che, al momento, non sembra trovare ostacoli.
Il gioco al piede, ma quello fatto bene
Dopo ’23 minuti di gioco, l’ovale è stazionato per il 49% del tempo nei 22 di Clermont e per il 2% in quelli Saracens. Al minuto ’56 ci sono già state 51 fasi di gioco nei 22 francesi e e neanche 10 in quelli inglesi. Basterebbero queste due statistiche per testimoniare l’efficacia della strategia pensata da Mark McCall e dal suo staff: uso del piede tattico per vendere da subito campo e blindare il gioco nella metà avversaria. E se davanti hai un triangolo allargato formato da Spedding, Strettle e Abendanon, farlo in modo corretto e con la giusta pressione fondamentale.
Wigglesworth è il giocatore che più di tutti in Champions Cup ha utilizzato il piede: 108 volte. Anche contro i gialloblu non sono mancati i kick dalla base: alti, lunghi e contestati a terra placcando subito il ricevitore, piuttosto che in aria per cercare di guadagnare possesso. Segno che nel game plan Saracens è fondamentale innanzitutto stare lontano dalla propria area di meta. Il calcio dalla base è di enorme importanza nel rugby ed è un gesto nelle corde dei migliori mediani di mischia (basti pensare quanto Munster ha sofferto l’assenza di Murray in semifinale proprio contro i Sarries – o quanto soffriamo noi con franchigie e Nazionale). Sabato a Edimburgo, l’esecuzione di Wigglesworth (9 calci) è stata ancora una volta impeccabile.
Barrett e Bosch: l’importanza del Fattore B
Farrell, i Vunipola, Itoje, Ashton…Ma nell’economia del gioco Sarcens, la cerniera dei centri Barrett-Bosch ha un’importanza enorme, soprattutto per instaurare piattaforme stabili di attacco da cui creare situazioni di pericolo. Fratelli Vunipola e Goode a parte (21 Billy, 16 Mako e 15 l’estremo), contro Clermont il quarto giocatore per palle portate avanti da carrier è proprio Brad Barritt, 13. Il capitano Sarries e il compagno di reparto di reparto argentino, hanno dato il primo impatto da lancio del gioco in sei occasioni, cinque delle quali da rimessa laterale. Giocate con pochi fronzoli e verticali, che non hanno l’obiettivo di muovere o allargare la difesa – come invece lo sono state diverse manovre da prima fase di Clermont, alcune peraltro egregie nell’esecuzione – ma piuttosto di fissarla garantendo, grazie al lavoro dei sostegni, palle veloci e già in avanzamento a Wigglesworth.
La meta di Kruis (filmato) arriva dopo tante e insistite fasi nei 22 di Clermont, ma inizia con la prima botta data da Barritt e Bosh che già mettono la manovra su binari avanzanti. Sotto pressione la difesa di Clermont lascia sanguinosi spazi sguarniti attorno al breakdown dopo la prima guardia, perfettamente esplorati dai passaggi del mediano di mischia Sarries.
Farrell ovvero leggere la situazione e gli spazi
Fresco vincitore del premio come miglior giocatore dell’anno, Farrell è il mediano di apertura perfetto per i Saracens. Solido in difesa, preciso nel gioco al piede, ma soprattutto capace di ben distribuire il gioco coinvolgendo di volta in volta i tanti ball carrier o mandandoli a vuoto per giocare dietro con la seconda linea di attacco.
Le due situazioni qui sotto dimostrano che la cosa più difficile non è avere tante opzioni, ma scegliere quella giusta. Con difesa schierata apparentemente neanche troppo male, Farrell sceglie il ricevitore giusto dettando due passaggi splendidi che mettono il compagno già nel canale di corsa migliore. “Spaces not faces”, dicono gli allenatori inglesi: vedere non gli avversari ma gli spazi tra di essi.
Dummy Runners: ovvero come marcare due mete
Più volte abbiamo sottolineato l’importanza dei cosiddetti finti penetranti, giocatori che corrono una traiettoria che ha l’obiettivo di impegnare almeno un difensore per liberare spazio in favore del proprio compagno. Una situazione tanto frequente quanto difficile da applicare in modo realmente efficace: affinché si riesca a generare una reale situazione di difesa bloccata, il movimento deve essere fatto il più ritardato possibile ma soprattutto a ridosso della linea difensiva: spesso si vedono grandi coreografie fatte dietro la linea del vantaggio, con la difesa che deve solo preoccuparsi di scalare (più che finti penetranti, penetranti inutili).
Due mete Saracens nascono anche grazie ad un bel movimento a bloccare la difesa. Nel secondo video – si parte da 6 contro 6 – dopo il primo finto penetrante di Burger, è splendida la corsa a bloccare di Bosh, che parte all’ultimo e quasi nascosto dal compagno di squadra estremo per scattare fuori e correre contro Abendanon: linee di corsa veloci, decise e fatte all’ultimo per mettere dubbi alla difesa. Esecuzione da vedere, rivedere e far vedere.
Di Roberto Avesani
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