Dal dominio dei Crusaders (e quello delle neozelandesi) al flop delle australiane, passando per Jaguares e Sunwolves
Il Super Rugby si è confermato nel corso dei mesi il torneo più spettacolare nel mondo del rugby, ma oltre ai video con le giocate più assurde mai viste con una palla ovale in mano, il principale campionato dell’Emisfero Sud sta offrendo diversi spunti di riflessione. Ne abbiamo selezionato alcuni, quando mancano sei giornate al termine della regular season.
1. La marcia dei Crusaders
50 punti sui 55 disponibil, miglior attacco della lega (anche superiore agli Hurricanes) e soprattutto undici vittorie consecutive. Dopo l’addio di Todd Blackadder, un rendimento del genere da parte della franchigia di Christchurch era tutt’altro che scontato. Invece, il nuovo head coach Scott Robertson ha saputo tirare fuori il meglio da una squadra giovane e privata per quasi tutta la stagione dei due leader principali, Israel Dagg e Kieran Read: il primo si è infortunato ad inizio anno, mentre il secondo è incappato in un altro problema fisico che terrà in apprensione anche Steve Hansen. Anche senza di loro, i Crusaders si stanno imponendo come la miglior squadra del torneo, cannibalizzando le sudafricane e le australiane e vincendo i derby neozelandesi, ultimo quello contro gli Hurricanes di Beauden e Jordie Barrett.
2. Hurricanes, belli ma non perfetti
Detto dei Crusaders, un altro degli argomenti più caldi dell’edizione 2017 del Super Rugby è la bellezza e la spettacolarità degli Hurricanes. Che, però, hanno dimostrato di dover ancora limare alcuni dettagli, considerando le due sconfitte rimediate nelle sfide più difficili della stagione fin qui nei derby contro Chiefs e – come già detto – contro i Crusaders. Questi ultimi hanno messo in difficoltà i campioni in carica in particolare con il pacchetto di mischia, che non ha concesso palloni puliti a Beauden Barrett e ha disinnescato i temibili cross-kick del mediano d’apertura degli All Blacks. E Warren Gatland, in ottica British & Irish Lions, avrà sicuramente preso non pochi appunti…
3. La superiorità neozelandese
Anche il Super Rugby 2017 si sta confermando il territorio di caccia delle cinque franchigie neozelandesi che, inevitabilmente, non sono state toccate dalla rivoluzione dettata dalla SANZAAR per il 2018. Solo due squadre, nelle altre conference, possono vantare più punti in classifica rispetto ad una delle neozelandesi: i soliti Lions, meno spettacolari ma al momento la seconda franchigia del torneo, e gli Sharks, sebbene entrambe non abbiano affrontato nessuna franchigia kiwi ma solo le altre sudafricane e le australiane (i misteri del calendario).
4. Il disastro australiano
La migliore franchigia aussie è quella dei Brumbies: 19 punti, tre vittorie, sette sconfitte, differenza punti negativa (-7), sei punti di bonus difensivi conquistati. Sì, avete capito bene: è la migliore. Le altre? I Reds sono a quota 16, i Waratahs 14, i Force 13 e i Rebels 8. E chi arriverà prima nella division nazionale avrà addirittura il privilegio di giocare il quarto di finale in casa (o meglio, avrà il privilegio di farsi spazzare via da una neozelandese: i misteri dei playoff del Super Rugby). Tutte le cinque franchigie della terra dei canguri hanno raccolto un totale di 16 vittorie in 11 partite, uno scenario desolante che rispecchia anche la crisi del rugby union nel Paese. Una buona notizia anche per l’Italia, attesa dal test match contro i Wallabies a giugno.
5. Lo strano caso dei Southern Kings
La franchigia di Port Elizabeth è una delle maggiori indiziate per il ‘taglio’ previsto dalla SANZAAR per il Super Rugby, nell’ottica di ridimensionare il torneo dalle attuali 18 alle 15 squadre del 2018. Dopo un inizio difficile, con una sola vittoria nelle prime otto partite (contro i Sunwolves), i Kings si sono sbloccati con un’inaspettata vittoria sui Waratahs a Sydney, per poi stracciare tra le mura di casa i Rebels per 44-3. La vera grande impresa, tuttavia, è stata confezionata contro gli Sharks, battuti 35-32 in quella che è la prima vittoria dei Kings contro una franchigia sudafricana dal momento del loro ingresso nel Super Rugby. Eppure, il destino sembrerebbe essere già segnato.
6. Jaguares e Sunwolves, a che punto siamo?
Dopo un inizio quasi disastroso, contrassegnato dagli 83 punti dell’esordio casalingo contro gli Hurricanes, i Sunwolves hanno lentamente cominciato a mostrare qualche tiepido segnale di crescita, anche se nel frattempo la franchigia giapponese ha continuato a collezionare sconfitte pesanti e a subire una caterva di punti ad ogni partita (41,9 di media). La vittoria di inizio aprile contro i Bulls ha dato maggiore fiducia alla squadra di Filo Tiatia, che non ha completamente sfigurato nel tour di tre partite in Nuova Zelanda: dopo l’imbarcata iniziale contro i Crusaders e un risultato appena più dignitoso contro gli Highlanders, i nipponici sono riusciti nell’impresa di strappare un punto di bonus sul campo dei Chiefs (27-20), rimontando nella ripresa. Le prossime partite casalinghe contro Sharks e Cheetahs, invece, potrebbero rappresentare uno snodo cruciale per cercare di strappare la seconda vittoria in stagione.
Diverso il discorso relativo ai Jaguares (che hanno battuto proprio i Sunwolves con un pirotecnico 46-39 nel penultimo turno). Gli argentini sembravano essere sbocciati definitivamente con le quattro vittorie nelle prime cinque partite, ma il successivo tour in Sudafrica ha smorzato in parte le ambizioni della franchigia sudamericana, ancora troppo indisciplinata e disordinata per poter aspirare a qualcosa di più che non sia un piazzamento a metà classifica (e l’ultima sconfitta casalinga contro Western Force ne è la dimostrazione). Il potenziale comunque è di quelli importanti.
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