Tra una settimana esordio contro l’Irlanda. Intervista al tecnico degli Azzurrini Carlo Orlandi
Tra una settimana esatta la Nazionale Under 20 scende in campo in Georgia contro l’Irlanda, nella prima partita del World Rugby U20 Championship. Per gli Azzurrini obiettivo confermarsi nel gruppo Elite di categoria, ma per farlo bisognerà prima passare da un Girone che prevede le sfide contro Irlanda, Nuova Zelanda e Scozia. Dopo un Sei Nazioni in cui sono arrivate prestazioni a corrente alternata, e una partita persa di un solo punto proprio contro i primi avversari iridati, è arrivato anche il momento di dimostrare maturità in fase realizzativa, in un gruppo in cui non mancano giocatori di talento. Abbiamo parlato del torneo e di ciò che si aspetta di vedere con coach Carlo Orlandi, tecnico della selezione.
I convocati per il Mondiale
Coach, che ragazzi ha ritrovato dopo il Sei Nazioni e da che minutaggi arrivano?
Ci siamo ritrovati tre giorni un paio di settimane fa e abbiamo lavorato sui principi. Ora qui in Italia stiamo lavorando sull’organizzazione per arrivare poi in Georgia e dover preparare solo le partite che di volta in volta andremo ad affrontare, con soluzioni tattiche strategiche in base all’avversario.
Per quanto riguarda il minutaggio, devo dire che è mediamente buono. C’è chi ha ritardato di più l’inserimento ma per motivi fisici di infortunio: un dato medio potrebbe essere di circa 800 minuti, ovvero una decina di partite. Diciamo che è accettabile, ma comunque siamo vicini al minimo sindacale per far crescere i ragazzi. I giocatori dell’Accademia hanno invece finito un po’ prima la stagione; con loro abbiamo completato un lavoro più specifico a livello fisico che è partito ad inizio campionato e che ha permesso di avere una gestione ottimale del minutaggio e del riposo.
Obiettivo confermarsi nel gruppo Elite…
Sembra semplice, ma vuol dire essere tra le prime 11 squadre al mondo. E se consideriamo le 6 del Sei Nazioni e le 4 dell’Emisfero Sud, restano poi altre 3-4 formazioni che vogliono ambire a rientrare in questo gruppo.
Scozia e Irlanda già le abbiamo affrontate al Sei Nazioni. Cosa deve migliorare rispetto ad allora e cosa di positivo dobbiamo ripetere?
Il punto di differenza costato la sconfitta contro l’Irlanda è forse dovuto a scelte di gioco sbagliate in momenti importanti della partita: con una gestione tattica migliore probabilmente avremmo potuto vincere. Contro la Scozia invece l’indisciplina ci è costata tantissimo: con due gialli e due rossi sarebbe difficilissimo per chiunque vincere una partita di questo livello. Quindi vorrei vedere specifici miglioramenti in questi due settori.
La nota più positiva è forse l’attitudine al gioco, la voglia di provare a vincere la partita. Ma già questi allenamenti lasciano ben sperare nell’atteggiamento dei ragazzi: ma la voglia deve essere accompagnata dal come, ovvero dalle scelte tattiche.
Più cinismo, in una parola
Usiamo la parola cinismo ed è un termine corretto, diciamo che la frenesia non deve mai prevalere sull’organizzazione: la scelta di gioco corretta deve essere accompagnata anche dalla precisione individuale nell’eseguirla. Il cinismo è un misto tra fare la scelta giusta e farla nel modo corretto: e più sei vicino a zone dal campo pericolose, come i 22 avversari, più diventa complicato.
La terza linea è il ruolo con più continuità rispetto al Sei Nazioni. E’ un reparto dove la coperta sembra lunga, anche pensando al futuro…
Ci sono qualità e potenziale. Ma ora i ragazzi devono lavorare sul trasformare ciò in realtà. Nei prossimi due anni non gli verrà regalato niente e avranno a disposizione tutto ciò che serve loro per crescere. Ma se pensano che essere arrivati in Nazionale Under 20 sia automaticamente garanzia di crescita anche a livello Seniores, allora si risveglieranno da un brutto sogno.
Panunzi andrà a Reggio Emilia e come lui verosimilmente altri giovani in Eccellenza. E’ il percorso giusto?
C’è un percorso, ma non deve essere per forza uguale per tutti. Ogni anno ci sono 1-2-3 atleti che potrebbero approdare alle franchigie, ma per tutti gli altri è fondamentale lavorare con le squadre di Eccellenza. La cosa che ora dobbiamo migliorare è la cooperazione a tutti i livelli per quanto riguarda i permit player. E’ un progetto importante, che va seguito e pensato nel miglior modo possibile. Conor O’Shea ci crede tantissimo, Federazione e club dovranno attuarlo in modo virtuoso.
Identikit del permit player ideale?
Se pensiamo che tutti i migliori italiani che non giocano all’estero già militano nelle franchigie, allora è giusto che il permit player sia un giovane che può ambire a quel livello e che lavori per arrivarci il prima possibile. Il sistema permit è uno degli strumenti a disposizione.
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