La Premiership vorrebbe una finale a giugno, ma il sindacato attacca. Rory Best contro un Sei Nazioni più corto
Continuano a tenere banco Oltremanica le discussioni sul tema calendario globale e lunghezza delle competizioni.
Premiership più lunga? Impossibile, parola della RFU
In Inghilterra intanto, la Rugby Players’ Association ha dichiarato “non praticabile” il progetto di allungare la durata della Premiership. Il motivo? Metterebbe a rischio l’incolumità dei giocatori. La lega aveva annunciato nei mesi scorsi l’intenzione di diluire in avanti la stagione 2019/20 per avere più match di club rugby al termine del Sei Nazioni: obiettivo, disputare la finale in giugno e soprattutto giocare meno partite durante le finestre internazionali. Che significa avere più a disposizione i top player da far giocare con i propri club.
Ma la RPA attacca: “Ridurre il periodo off season da tre a due mesi avrà un effetto sulla salute dei giocatori. Il progetto della Premiership di estendere la durata del campionato ci ha colpito e deluso, anche perché prima non se ne era discusso”.
Rory Best e la follia Sei Nazioni in cinque settimane
Ridurre il Sei Nazioni da sette a cinque settimane? Non se ne parla. Già lo ha stabilito World Rugby con il calendario globale post Coppa del Mondo 2019, ma lo ribadisce in modo deciso Rory Best, capitano dell’Irlanda.
“L’intensità del Sei Nazioni è superiore a quella di qualsiasi torneo in cui abbia mai giocato – ha dichiarato il tallonatore di Ulster a RTE – E’ importante che mantenga la propria integrità. Se lo si giocasse in cinque settimane, ci sarebbero ripercussioni importanti al momento di tornare al club”. Ha le idee chiare Best, 104 caps internazionali 55 di quali collezionati in 12 edizioni di Championship: “Ora che c’è anche il bonus, ogni match conta tantissimo. E non scordiamo che i tifosi si aspettano di vedere i giocatori al meglio della forma, cosa che non sarebbe possibile giocando ogni settimana”.
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