Domenica proibitiva per gli Azzurrini. Ma quanto fatto con l’Irlanda va confermato
Devono esserci stati risvegli peggiori tra gli Azzurrini dopo le partite di esordio ai Mondiali di categoria. Del resto, quella contro l’Irlanda è stata la terza vittoria di sempre dell’Italia Under 20 in una partita dei Gironi della competizione (2008 Giappone e 2014 Argentina i precedenti). Un risultato importante, che vendica la sconfitta di misura al Sei Nazioni, e arrivato al termine di una partita dai due volti.
Primo tempo perfetto, quello dell’Italia. Buona difesa al largo con la uscite forti di Zanon dalla linea e sul breakdown dove si sono fatti sentire i placcaggi di Cannone e Riccioni. In fase offensiva – rispetto alle recenti uscite degli Azzurrini – la vera differenza l’ha fatta la scelta di Trussardi (ma verosimilmente è una decisione dello staff) di dare maggiore ritmo alle manovre: un po’ più di velocità di uscita, qualche buona soluzione al largo come quella che ha portato alla marcatura, poi risultata decisiva, di Cioffi.
Ma nell’economia complessiva del gioco, gli Azzurrini hanno fatto bene quelle due/tre cose di cui spesso ha parlato anche Conor O’Shea e che rappresentano il minimo sindacale per vincere oggi una partita di Alto Livello.
- La mischia ordinata: a parte un paio di spinte storte, il tallonaggio veloce è funzionato benissimo e da prima fase siamo riusciti a costruire manovre che hanno dato la prima botta in avanzamento. Il tallonaggio veloce ha il vantaggio di costringere la difesa a restare “congelata” a 5 metri per rispettare il fuorigioco (quando la palla resta dentro più tempo, entrambe le linee – ma soprattutto quella difensiva – tendono a schiacciarsi con buona pace del regolamento)
- Uscite dai 22: semplici ed efficaci. Che fosse da rimessa laterale o drop di restart (fase sempre più delicata da gestire), il buon lavoro degli avanti ha costruito piattaforme per liberare con relativamente poca pressione. I bei calci di Rizzi hanno fatto il resto.
Certo, i Baby Blacks che affrontiamo domenica restano di un altro pianeta. Ma per una buona mezzora abbiamo visto una squadra di quelle che nessuno vorrebbe incontrare, per citare sempre Conor O’Shea.
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