A Twickenham 23 eleggibili su 30 titolari, in Francia 32 su 60. E la non chiamata di Cubby…
Lo scorso sabato si sono chiusi praticamente tutti i campionati europei, con le finali di Eccellenza, Pro12 e Premiership. Con le coppe già concluse, la stagione boreale si concluderà definitivamente con la finale di Top 14 di domenica. Che cosa emerge dalla scorpacciata ovale della scorsa settimana?
1. Il rugby inglese è in gran forma
Bella scoperta, direte voi. Ci sono delle osservazioni da fare, di numeri e di sostanza.
Mentre infatti in Inghilterra Chiefs e Wasps si battevano all’ultimo sangue per conquistare il titolo nazionale, in Francia si assisteva alla disputa per accedere alla finale. Da una parte il Clermont usciva vittorioso nonostante l’uomo in meno dallo scontro contro il Racing, guadagnandosi la possibilità di perdere la sua ventunesima finale su ventidue disputate (si scherza), mentre il Tolone batteva La Rochelle, a sua volta rimasta in quattordici uomini per un cartellino rosso comminato ai danni di Pierre Aguillon.
Ed eccoci alla questione dei numeri: dei trenta giocatori scesi in campo a Twickenham con i numeri dall’1 al 15, ben ventitré sono eleggibili per la nazionale della Rosa. Nelle semifinali di Top 14, un totale di 32 giocatori sui 60 scesi in campo sono invece eleggibili per i Galletti, equamente suddivisi in 16 per partita. Numeri pesanti che spiegano la differenza fra i due movimenti che per numeri e mezzi sono i punti di riferimento del rugby boreale.
C’è di più: solamente cinque dei giocatori inglesi arrivati a giocarsi la finale di Premiership hanno fatto parte della rosa dell’Inghilterra campione, il che è un’ottima notizia se con questo dato vogliamo misurare lo stato di salute del movimento inglese: ci sono diciotto eleggibili che sono stati più che all’altezza della finale di uno dei massimi campionati europei, e che comunque vedono la loro strada verso il palcoscenico internazionale per il momento chiusa da chi, invece, il Sei Nazioni l’ha disputato.
2. Nemmeno Jonathan Davies sembra stare tanto male
Al diciannovesimo del primo tempo della finale di Pro12 fra Scarlets e Munster, con il punteggio che vedeva i gallesi sopra per 8 a 3, questi ultimi allargano un pallone, attaccando da ben dentro la propria metà campo.
La difesa di Munster sale molto aggressiva, ma stretta. Evans e Beirne, pilone e seconda linea Scarlets, sono abili a giocare fuori il pallone nonostante la pressione e la palla finisce nelle mani di Jonathan Davies. La sua sagoma è più in tiro del solito, si può anche non capire che sia lui se non si conosce la formazione in precedenza.
Davies sprinta facilmente all’esterno del tallonatore avversario Ryan, fissa Conway e serve il compagno al largo. Continua quindi la sua corsa splendidamente in sostegno, e viene premiato: il pallone torna nelle sue mani. Zebo rinviene su di lui, ma Davies con un ottimo gioco di piedi esterno-interno libera le braccia e serve nuovamente l’ala Evans per la seconda delle sei mete con cui gli Scarlets schianteranno il Munster nella finale celtica. Più tardi Jonathan Davies si renderà autore di un più semplice assist, per mandare ancora in meta i compagni.
Una notizia interessante quella della forma del numero 13 degli Scarlets e del Galles, soprattutto per Warren Gatland, che lo ha preso in custodia. Potrebbe essere il favorito per lo spot di secondo centro in uno dei Test, nonostante la selezione di Jonathan Joseph per il primo match, dovuta più che altro ai differenti impegni recenti dei due.
3. Cubby
C’è un altro Davies che sta stupendo, ed è un po’ il caso rugbystico del momento, lassù nelle lande nebbiose che circondano Llanelli: James Davies, detto Cubby, fratello di Jonathan.
E’ stato uno dei migliori in terza linea di tutto il torneo, costantemente fra coloro che si sono messi in luce sui campi del campionato celtico, tanto da concludere vincendo il titolo di escavatore numero uno: il numero 7 dei neo-campioni ha raccolto la bellezza di 33 turnovers durante la stagione, 5 in più di Dan Leavy del Leinster.
Il 26enne gallese ha partecipato alle scorse Olimpiadi con la nazionale britannica Seven, raccogliendo una medaglia che nessuno si sarebbe aspettato, e cominciando a far parlare di sé in ottica di nazionale maggiore, quella del XV. La sua mancata convocazione per il tour estivo di quest’anno appare a maggior ragione assurda, data l’assenza di tutti i titolari della nazionale gallese causa tour dei Lions.
Una terza linea di corsa, sostanza e sacrificio, con una buona tecnica individuale che sarebbe l’ideale per ampliare un po’ lo stantio gioco gallese di corse in percussione in mezzo al campo. Una grande stagione, quella di Davies, che meritava di essere coronata da una convocazione. Intanto, il flanker si è consolato segnando la meta conclusiva della finale dominata contro Munster, anche grazie ai suoi 16 placcaggi.
4. Giovani eccellenti
Il man of the match della finale scudetto vinta da Calvisano sul Rovigo sabato è stato Matteo Minozzi, classe 1996. Il ragazzo è piccolino, ma fisicamente c’è. Rapido di gambe, è stato utilizzato come estremo in occasione della partita valevole per la conquista dell’Eccellenza dal coach di Calvisano Brunello, ma altre volte quest’anno ha giocato ala, come contro Viadana in stagione regolare, quando ha rifilato alla squadra di Frati una sonora tripletta.
Minozzi è uno dei prospetti più interessanti del rugby italico, già convocato da O’Shea nel ritiro della nazionale maggiore per le ultime due partite del Sei Nazioni, in modo da fargli saggiare l’atmosfera. La maglia azzurra Minozzi se l’è già guadagnata sia con la nazionale Under 20 che con gli Emergenti, con i quali disputerà l’imminente Nations Cup in Uruguay.
Una stagione da incorniciare per l’estremo di Calvisano, che guarda dall’alto in basso tutti nella classifica dei metaman ed è anche uno dei giocatori ad aver ottenuto più premi come man of the match dell’intera eccellenza.
di Lorenzo Calamai
Ovale Internazionale
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