Disciplina, possesso e territorio sempre fatali negli ultimi due anni. Ora saranno le Fiji a dirci chi siamo
E’ dal 28 febbraio 2015 che l’Italia non batte la Scozia, la squadra contro cui in passato sono arrivate alcune delle più frequenti soddisfazioni internazionali in ambito Tier 1. Da allora tra Sei Nazioni e Test Match – compresi quelli in in preparazione alla Coppa del Mondo 2015 – le due squadre si sono affrontate cinque volte con altrettante vittorie Highlanders: nei 400 minuti di gioco totali, l’Italia ha marcato 52 punti a fronte dei 163 avversari. Gli ultimi 34, nel Test Match vinto sabato a Singapore che ha ricordato – per dinamiche e per quanto visto in campo – alcune delle precedenti uscite tra le due formazioni: in particolare, la sfida dell’ultimo Sei Nazioni e il secondo incontro di preparazione alla RWC, perso dagli Azzurri a Murrayfield con il punteggio di 48-7.
Possesso e territorio: comunque sia non si vince
Alcune statistiche degli incontri in questione lo testimoniano. A Singapore possesso e territorio sono stati rispettivamente del 67% e del 69% a favore degli Highlanders, capace in fase di conquista di portare a termine 21 delle 22 touche lanciate a fronte dello scarso 71% al lancio della rimessa italiana. Negli ultimi due incontri giocati a Murrayfield stessa musica: possesso e territorio al 62% e 60% per i padroni di casa al Sei Nazioni 2017, al 57% e 56% nel 2015 a pochi giorni dal debutto iridato alla Coppa del Mondo. Male le fasi statiche azzurre: touche al 73% nel 2017, mischia al 55% nel secondo caso.
Non sono andate meglio le cose al Sei Nazioni 2016 e nel match pre Mondiale giocato a Torino sempre nell’agosto 2015 e che ha preceduto di una settimana il 48-7 di Murrayfield. In questi due casi possesso e territorio erano stati favorevoli agli Azzurri (62%-66% lo scorso anno, 57% e 61% in Piemonte), incapaci però di concretizzare il volume di gioco a fronte di una Scozia più cinica in zona rossa.
Significa che nei confronti della Scozia siamo ancora al punto in cui eravamo due anni fa? Che ancora non marchiamo punti quanto ne avremmo occasione e che subiamo passivi pesanti quando da subito veniamo messi subito all’angolo come a Singapore? I numeri direbbero questo, ma come sempre vanno interpretati. Nell’ultimo anno fuori dal campo per il rugby italiano sono cambiate talmente tante cose che sarebbe semplicemente irreale pretendere di vedere subito i cambiamenti. Spesso è stato elogiato il lavoro di programmazione messo in campo dalla stessa Scozia oppure dall’Argentina, ma non va dimenticato che, proprio in quanto tale, ha richiesto anni perché iniziasse a dare frutti concreti (risultati) a livello di club e nazionali. Il termine di riferimento non può che essere il medio/lungo.
Il ranking – che va sempre preso con le dovute pinze – dice che tra noi e loro ci sono 9 posizioni e gli ’80 minuti di gioco di sabato le hanno evidenziate in modo netto. Insomma, pensare oggi di competere con una Top 5 non è realistico: saranno verosimilmente le Fiji a dirci chi siamo e dove vogliamo andare.
Troppa indisciplina
E poi c’è il cronico problema dell’indisciplina. Nelle ultime 5 partite contro la Scozia a cui ci stiamo riferendo, abbiamo concesso in totale 61 calci di punizione, 12 a partita. “La nostra indisciplina è stata la chiave del match, non è possibile essere competitivi a livello internazionale concedendo quindici calci piazzati e due cartellini gialli alla quinta miglior squadra al mondo”, ha dichiarato senza mezze parole in conferenza stampa il Commissario Tecnico Conor O’Shea a Singapore. E ancora: “Sono orgoglioso dei ragazzi perché non hanno mai rinunciato a lottare, ma l’impatto avuto dai primi quattro calci contro nelle prime battute di gioco è stato importante, ci siamo messi sotto pressione da soli ed ha dato energia agli scozzesi: lo si è visto nelle fasi finali del primo tempo, con due mete in pochi istanti che hanno cambiato l’inerzia del match. Se fossimo andati a riposo sul 3-3, l’energia nel nostro spogliatoio all’intervallo sarebbe stata diversa” .
Ora il tour prosegue contro le Fiji e l’Australia. Pensando al modo di giocare delle due squadre tra ali pesanti e contrattaccanti sempre pericolosi palla in mano, due avversari davvero tosti per questa Italia. “Sappiamo che è un tour difficile – ha concluso O’Shea – Sono contento di aver visto tre nuovi giocatori oggi sul campo ed ora pensiamo alle Fiji, consci che sarà un’altra gara difficile e che non potremo metterci nuovamente sotto pressione da soli: la disciplina, oggi, ha deciso l’incontro. E’ molto frustante, noi siamo qui per vincere e lo si vede dall’orgoglio con cui questi ragazzi indossano la maglia dell’Italia”.
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