Ancora una volta le squadre kiwi interpretano al meglio le esigenze del gioco. E quella meta dei Baby Blacks…
Tra World Rugby U20 Championship Under 20 e tour dei Lions, il lungo giugno internazionale non manca certo di offrire spunti. O meglio questi sono offerti da quanto avviene in queste settimane sui campi di Georgia e Nuova Zelanda, dove ad impressionare sono le squadre neozelandesi per ritmo e velocità di gioco.
Robbie Henshaw: siamo abituati ad un’altra velocità
Ne sanno qualcosa i British & Irish Lions, che Crusaders a parte hanno rimediato due sconfitte contro le franchigie di Super Rugby. L’ultima a Dunedin contro gli Highlanders, capace ad ogni accelerata di mettere sotto pressione la difesa della selezione in rosso, che ha fatto i salti mortali per arginare i break di Buckman e Naholo. A tratti la sensazione era che in campo vi fossero due squadre dalla cilindrata differente e abituate ad un rugby che viaggia a velocità diverse.
Se ne è accorto il centro irlandese Robbie Henshaw, che ha commentato il match assieme ad Rte. “Personalmente è stato frustrante perdere anche questa partita e credo che tutti condividano questo sconforto. Eravamo in vantaggio e ci sembrava di essere in controllo…E’ una grande lezione, dobbiamo evitare di far tornare gli avversari in partita: se lo fai con squadre come gli All Blacks o anche i Maori, ti demoliscono. Queste squadre sfruttano ogni tuo piccolo errore”. Ma turnover ball a parte (15 concessi in media ogni partita, davvero troppi), per Henshaw c’è una differenza di fondo rispetto a questi avversari ed è la velocità. “La velocità con cui giocano è frenetica. Giocano un rugby più veloce di quello cui siamo abituati. Questa è la vera sfida per noi, essere al massimo tutti i minuti”. Ancora: “Appena di vedono girato giocano le touche e i calci di punizione veloci.
Non è un caso che l’unica partita vinta contro le due franchigie sia stata la più “lenta”, o meglio quella in cui Murray e Farrell hanno saputo rallentare il gioco incanalandolo nei binari più congeniali a chi è abituato alla palla ovale del Vecchio Continente.
Quella meta dei Baby Blacks: visione periferica e decision-making
Dall’altra parte del mondo, in Georgia, la Nuova Zelanda è scesa in campo contro la Francia nella semifinale del Mondiale Under 20. Match già in cassaforte nel primo tempo, chiuso sul 29-0 con quattro mete marcate. Tra cui questa. Da notare due cose impressionanti (no, nessuna delle due è il passaggio dietro la schiena).
La prima è la corsa di Asafo Aumua, tallonatore di 1.77 x 108 kg, che lascia sul posto Arthur Retière, 21 presenze e 5 mete questa stagione con La Rochelle (non esattamente l’ultimo degli arrivati, insomma). La seconda, la visione periferica del mediano di apertura neozelandese Tiaan Falcon: il suo passaggio dietro la schiena non è fine a se stesso, ma figlio di un decision-making rapidissimo e dettato dalla salita sparata di Millet, che data l’inferiorità numerica tenta il tutto per tutto uscendo dai blocchi da spia e mettendo nel mirino il pivot avversario.
C’è tutto in questa azione. Tallonatori che alla Dane Coles corrono lungo l’out bruciando il difensore, ball presentation da manual – trattenuta un secondo per ostacolare il grillotalpa e poi allungata verso i compagni – un’apertura che legge la difesa e gioca di conseguenza. Il tutto alla massima rapidità e qualità di esecuzione. E’ chiaro che le esigenze del rugby stanno cambiando a favore di giocatori sempre più rapidi, di corsa, di mani, di vista e di testa. E ancora una volta quelli in maglia nera sono davanti a tutti per dimostrarlo.
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