Confermato il periodo di stop, ma l’apertura smentisce le voci sulla fine prematura della sua carriera
Nell’ultima settimana in Sudarica si sono rincorse le voci in merito al possibile ritiro dall’attività agonistica di Pat Lambie, a causa delle tante concussion subite da un anno a questa parte – tre per l’esattezza: contro l’Irlanda a giugno 2016, contro i Waratahs e in uno scontro con un suo compagno di squadra. Ma se almeno uno stop cautelativo di 3-6 mesi è ormai certo, l’apertura degli Sharks e degli Springboks (56 cap internazionali) ora fa sapere di avere tutte le intenzione di ritornare al più presto in campo.
“Tornerò a giocare a rugby – ha dichiarato il 26enne al sito ufficiale della franchigia – Tra i miei piani non c’è certamente il ritiro. Sono concentrato sul recupero. Una volta che saranno passati i tre mesi di riposo, vedremo a che punto saremo con il calendario per il resto della stagione in corso. Vorrei ringraziare sia la Federazione che gli Sharks per la loro pazienza e il loro interesse nei miei confronti. Il fatto che nessuno abbia messo pressione su di me nel tornare in campo fa tutta la differenza per il mio recupero”.
Ad offrire un quadro clinico più esauriente della situazione è invece il medico degli Sharks, il dottor Alan Kourie: “Durante le ultime sei settimane abbiamo raccolto quante più informazioni possibili. Pat si è rivolto ad un neurologo e a uno specialista delle concussion, oltre a sentire il parere di un medico britannico che ha avuto a che fare con oltre 1500 casi di commozioni cerebrali. Tutti e tre hanno convenuto che un periodo di 3-6 mesi senza contatti sarebbe stato necessario e io sono dello stessa idea“. Kourie si è soffermato anche sui sintomi avvertiti da Lambie di recente: “Ha avuto mal di testa ad intermittenza, oltre a diventare molto sensibile alla luce. Dopo tre settimane di cure e alcune sessioni con uno psicologo, i suoi mal di testa sono quasi spariti e i suoi occhi non sono più così sensibili”.
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