La Federazione cambia focus dal XV al Seven. E non manca il dibattito
Un paio di settimane fa un articolo apparso su ScrumQueens (a firma Alison Donnelly), il sito di riferimento per tutto il movimento rugbistico femminile europeo, aveva annunciato, con una clamorosa esclusiva annunciava che la RFU – continuando la politica di espansione verso il Sevens, tornato ad essere disciplina olimpica – garantirà contratti “pro” solo alle giocatrici dell’abbreviated game, che ha ottenuto la qualificazione per la Rugby World Cup 7s in programma a San Francisco, i Commonwealth Games che si disputeranno sulla Gold Coast in Australia e le World Series (con un occhio e mezzo puntato sulle prossime Olimpiadi).
La notizia è diventata ieri di dominio pubblico dopo essere stata ripresa da diversi media “mainstream” e, francamente, per il movimento femminile è un colpo piuttosto duro. La scelta della RFU va in controtendenza con quanto fatto solo tre anni fa (nel 2014, infatti, venivano firmati i contratti con le atlete del gruppo della nazionale maggiore) e mette sulle spalle della neonata Women’s Super Rugby, il primo torneo domestico “pro” del rugby femminile inglese che partirà in settembre. Molto probabile oltretutto che tra le 17 atlete che si garantiranno un contratto “pro” con la nazionale Sevens figureranno alcune delle ragazze che tra poco meno di venti giorni saranno impegnate nella difesa del titolo di campionesse del mondo a XV in Irlanda.
Maggie Alphonsi, campionessa del mondo nel 2014 e adesso commentatrice per ITV – canale televisivo britannico – ha parlato oggi dalla pagina Facebook di ITV London cercando di fare chiarezza su quanto accaduto. “Anzitutto, questa notizia si conosceva da qualche settimana e, soprattutto, le ragazze coinvolte con la nazionale femminile XV sapevano che i loro contratti sarebbero terminati il 31 agosto,” ha detto Alphonsi. “Certo, detto questo come ex-giocatrice ci sono rimasta un po’ male perché vorresti vedere la RFU investire in entrambi i settori, sia il XV che il Sevens. Chi non riuscirà a garantirsi uno dei diciassette contratti offerti dalla Federazione il prossimo anno, molto probabilmente, dovrà trovarsi un lavoro e trovare il tempo per continuare a giocare, cosa non facilissima quando hai passato gli ultimi tre anni da professionista.”
“La nazionale inglese di cricket si è da pochissimo laureata campione del mondo e anche le atlete del netball sono diventate ‘pro’, ma non possiamo dire che il mondo rugbistico femminile stia andando indietro perché la RFU mantiene il professionismo ma ha spostato il focus sul Sevens. È comunque una cosa molto positiva che si parli di questo, perché un paio di anni fa la notizia sarebbe passata quasi inosservata mentre adesso il pubblico vuole sapere cosa sta succedendo e perché vengono prese queste decisioni.”
Eddie Jones durante la serata alla Oxford Union, aveva risposto ad una domanda sul rugby femminile dicendo che “dovrebbe continuare ad essere giocato per passione”. Quella che allora sembrava una battuta – di cattivo gusto, ma pur sempre una battuta – è diventata un mese dopo la situazione attuale delle Red Roses, che sono passate in poco meno di tre stagioni da esempio per tutto il movimento a “dopolavoriste” al termine della WRWC, competizione che Sarah Hunter e compagne hanno tutte le carte in regola per conquistare ancora dopo il trionfo di Parigi del 2014.
di Matteo Mangiarotti
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