Il noto fischietto ha rivelato di esserne affetto ancora oggi. E invita a non restare nell’ombra
Per Nigel Owens c’è un’altra importante sfida da vincere fuori dal campo da rugby: quella della lotta alla bulimia nervosa. Un disturbo alimentare che l’arbitro più famoso di Ovalia sta ancora combattendo, dopo tanti anni.
“Fin da quando avevo 18 anni ho dovuto fare i conti con la bulimia. È un disordine alimentare che spesso mi provoca digiuno o purtroppo il vomito autoindotto. Nel 2015, prima dell’inizio della World Cup, ho avuto tanti problemi ma nel lottare ho capito di non essere da solo.
Il tutto risale a molto tempo fa – racconta Owens alle pagine di BBC Panorama – Avevo difficoltà a capire la mia vera sessualità e mi rifugiavo nel cibo, finché non mi vidi grasso e poco attraente. Mi nascondevo dagli amici inscenando allenamenti e corsi in palestra, ma in realtà per dimagrire non facevo altro che digiunare e vomitare e calai di circa 16 kg. Ero depresso, anche se fare quelle cose mi sembrava giusto e sano per la mia vita”.
Poi racconta del suo trascorso nell’ultima Coppa del Mondo: “I test fisici erano estenuanti per noi arbitri, soprattutto quando hai 44 anni, e così un giorno ho pensato che avrei potuto togliere facilmente 4/5 chilogrammi dal mio fisico. Grazie a quell’artificio ho superato la prova e sono tornato alla mia solita routine fisica e alimentare arrivando alla finale fra Nuova Zelanda e Australia, non accorgendomi però che la bulimia era ancora dentro di me. Ed infatti l’anno successivo, senza motivazioni di alcun tipo che mi tenessero impegnato a livello psicologico, la malattia è tornata a farsi vedere”.
Owens poi lancia un appello a chi si ritrova nella sua stessa situazione: “Vorrei invitare tutti quelli che come me soffrono di questa cosa a non stare nascosti nell’ombra, ma a farsi vedere. Serve l’aiuto della famiglia, degli amici, ma soprattutto di medici attenti e preparati. La bulimia ti può colpire e poi andarsene, ma se non viene combattuta ti ripresenterà sempre il conto: a me è successo anche nell’ultimo tour che ho fatto in Argentina, quando ho arbitrato Pumas e Inghilterra“.
“Io ne soffro da 27 anni e anche se ho imparato a convivere con la pressione delle scelte che devo prendere in campo, questa battaglia personale è la più difficile della mia vita”.
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