Il muro della FIR: dopo Padovani anche Baker e Koelegenberg?

I due estremi uniti da un destino comune: manca il nullaosta

zebre rugby Koegelenberg

ph. Luca Sighinolfi

La situazione rischia di trasformarsi in un muro contro muro che fa male a tutti: ai giocatori coinvolti, al movimento e alla nostra immagine e percezione dall’estero. Scrive la Gazzetta dello Sport che dopo quello di Padovani, la FIR sarebbe intenzionata a non concedere il nullaosta di Kurt Baker e a Gideon Koelegenberg. L’estremo neozelandese – che ha già lasciato Parma – da prima dell’estate stava cercando di liberarsi delle Zebre: lui, abituato a giocare con Highlanders e Taranaki, e che alla Cittadella deve averne viste di ogni per quanto riguarda l’idea di rugby inteso come professionismo dentro e fuori dal campo. Il seconda linea sudafricano Koelegenberg, classe 1994, è arrivato in Italia nel dicembre 2015 con il chiaro obiettivo di farne un equiparato in vista dei Mondiali: era legato alle vecchie Zebre con un contratto che scadeva proprio nel 2019.

 

In tutto questo, arrivano da Rugby1823 le dichiarazioni del Presidente Alfredo Gavazzi. “Quella di Padovani è una questione morale. Aveva ancora un anno di contratto e gli ho chiesto di rispettarlo, per la squadra. Non ha voluto. Per questo ho deciso di passare da World Rugby e di non concedere il nullaosta […] posso anche perdere, non mi importa nulla. E’ il principio che conta”. La “questione morale” si riferirebbe a un debito di riconoscenza del giocatore nei confronti di chi ha investito in lui formandolo – FIR – di chi lo ha spostato di ruolo facendone un estremo dalle grandi potenzialità – gli staff tecnici di Zebre e Nazionale – e di chi lo ha voluto alle Zebre a fronte del disinteresse  di Treviso – lo stesso Presidente Gavazzi.

 

Dire come andrà a finire davanti a World Rugby è dura, non conoscendo i minimi dettagli dei contratti dei giocatori né i minimi dettagli del regolamento ed eventualmente del diritto sportivo. La questione di fondo però, più che morale, è strutturale: ha senso investire nelle Accademie e formare giocatori come Padovani / prendere equiparati come Koelegenberg / far arrivare giocatori come Baker, se poi quello che proponi loro è giocare in una realtà come le Zebre? E se dovessimo pensare al bene del movimento, all’Italrugby fa meglio avere un Padovani che gioca alle Zebre o un Padovani che gioca a Tolone?

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