WRWC 2017: Nuova Zelanda campione. Inghilterra piegata 41-32

Le Black Ferns tornano sul trono mondiale al termine di una finale combattuta

Black Ferns_World Rugby_

Credit: World Rugby – INPHO/Billy Stickland

Kingspan Stadium (Belfast) – Le Black Ferns soffrono un tempo l’intraprendenza inglese ma, alla fine, giocando da protagoniste i secondi quaranta minuti della finale riescono, dopo sette anni, a tornare sul trono mondiale, conquistando la quinta Coppa del Mondo Femminile. Va reso onore all’Inghilterra, che ha fatto davvero di tutto per tenere la Coppa nella bacheca di Twickenham ma, per quanto mostrato nel corso di tutta la WRWC2017, ci sentiamo di poter dire che ha vinto, alla fine, la squadra migliore.

 

Red Roses e Black Ferns scendono in campo alle 7.45pm (irlandesi) nella trentesima e ultima gara di questa intensissima WRWC2017, un’edizione che entrerà nella storia per vari motivi – ma che potrebbe anche segnare un’epoca, perchè dalla prossima ci si attende che World Rugby prenda in considerazione una riforma del Torneo permettendo più giorni di riposo e, magari, ancora maggiore visibilità a tutte le gare dividendo le giornate su almeno due giorni.
L’Inghilterra parte più aggressiva ma la Nuova Zelanda, dopo aver concesso un paio di punizioni nei primissimi minuti di gioco, comincia a usare tutte le armi a disposizione e al 7′ passa in vantaggio. Touche vinta, due fasi alla mano, passaggio delizioso al piede di Subritzky-Nafatali a cambiare fascia cercando Woodman e trovando invece Winiata, che vola oltre la linea di meta inglese per il primo vantaggio del match.
Il tentativo di trasformazione di Cocksedge è corto ma le Black Ferns continuano a spingere, mentre coach Middleton trattiene il fiato perchè Scarratt, nell’azione che ha portato alla meta neozelandese, ha rimediato un problema alla caviglia sinistra – e dopo qualche minuto torna in campo con una vistosa fasciatura.
Scarratt non sembra risentire del colpo e al 14′ accorcia le distanze dalla piazzola – le Black Ferns hanno finora concesso troppe punizioni per non pensare di pagare pegno. Le neozelandesi non riescono a sistemare la disciplina e continuano ad offrire all’Inghilterra ottime piattaforme per i suoi attacchi e al 17′ solo il grande lavoro in touche riesce a stroncare una potenziale azione pericolosissima delle avversarie. Le Red Roses hanno adesso in mano l’inerzia del match e la NZ soffre la loro intraprendenza; al 19′ le Black Ferns restano in inferiorità quando la terza linea Sarah Goss placca pericolosamente Katy Mclean che si era già liberata di due avversarie. Il direttore di gara chiede l’intervento del TMO prima di mostrare il giallo al flanker.
Al 23′ l’Inghilterra va oltre la linea di meta con capitan Sarah Hunter ma la difesa neozelandese riesce a tenere l’ovale alto – come visto dal TMO. Si riparte da una mischia per le Bianche sui 5m tuttineri e il pack inglese conquista una meritata meta tecnica che vale sette punti (come da regola 9.A.1 modificata del regolamento di World Rugby) e il vantaggio (10-5).
Quando le Black Ferns tornano in parità numerica, le Red Roses marcano la terza meta con Thompson che chiude nell’angolo sotto il Main Stand una bella azione innescata dal break di Burford; Scarratt trasforma e adesso il margine tra le due squadre inizia a farsi interessante – anche perchè, per la prima volta nel match, una squadra si porta oltre il break.
La Nuova Zelanda, che finora ha sofferto moltissimo il gioco inglese, riesce comunque a risollevarsi prima dell’intervallo trovando la meta che riapre la gara al 38′ col pilone sinistro Natua che va oltre la line di prepotenza. Cocksedge manca un altro calcio e le Red Roses vanno a riposo avanti 17-10.

 

 

 

Le Black Ferns devono marcare per prime nella ripresa se vogliono sperare di ribaltare il risultato e tornano in campo determinate. Non a caso, al 44′ trovano la meta ancora con Natua che va ancora di forza – nonostante poco prima tre inglesi si erano immolate per fermare un’avanzata di una sua compagna. Cocksedge aggiusta la mira e la NZ torna in parità. Che dura poco, però, perchè Scarratt punisce la prima scorrettezza avversaria dalla piazzola (con l’aiuto del palo) riportando avanti le Bianche. C’è grande tensione in campo e si ha l’impressione che ogni piccola variazione, ogni azione, ogni tentativo possa fare la differenza e spostare gli equilibri. La reazione della NZ è prepotente e rabbiosa e si porta in dote la meta del contro-sorpasso a firma Charmaine Smith che va a schiacciare l’ovale contro la base del palo, prima che Cocksedge trasformi da posizione piuttosto facile.
Nemmeno il tempo di festeggiare e le Red Roses tornano avanti; brutto errore di Subritzky-Nafatali che sbaglia il calcio d’avanzamento servendo Thompson. L’ala inglese trova strada libera davanti a sé, brucia due avversarie in velocità e va in meta. Scarratt stavolta sbaglia e le Bianche sono avanti nel punteggio di un punto, 25-24, quando il match si avvicina all’ora di gioco.
Un calcio di liberazione sbagliato del mediano di mischia inglese, Hunt, regala una touche sui 22m alla NZ; vinto il possesso, in tre fasi le tuttenere sono oltre la linea inglese. Il direttore di gara chiama ancora in causa il TMO prima di concedere la meta, hat-trick personale di Natua. Cocksedge trasforma da sotto i pali per il massimo vantaggio delle Black Ferns; sei punti non sono tanti, ma con poco più di venti minuti a disposizione e dopo tutte le energie, fisiche e mentali, sprecate in una gara di rara intensità, quello segnato dalla terza meta di Natua potrebbe essere, se non il break decisivo, il primo vero turning point della finale. Anche perchè le Red Roses accusano il colpo e al 62′ Cocksedge va in meta con un furbo pick-and-go dopo che la difesa inglese era stata messa alle corde dalle avanti neozelandesi – ma l’azione era nata dal primo break di Portia Woodman che si era fatta largo fra tre avversarie.
Le Black Ferns vanno adesso oltre il break e restano accampate nella metà campo inglese; Brazier inventa un passaggio al piede che per poco non innesca ancora Woodman e costringe Scarratt al recupero disperato, rifugiandosi oltre la linea laterale e regalando una touche alle avversarie. Dalla touche nasce prima una punizione, poi la meta di Winiata che, servita da Hohepa (ma va sottolineato un altro cross kick pregevole di Subritzy-Natali) chiude virtualmente il match. Cocksedge non trasforma ma quando Winiata, al 75′, ha ancora la forza di andare a tenere in campo una punizione di Mclean, iniziano decisamente a scorrere i titoli di coda sotto il match. Solo la troppa indisciplina neozelandese – al 76′ finisce nel sin-bin la neo-entrata Lesley Ketu pagando un pò per tutte le compagne – tiene accese le residue speranze inglesi, che si rianimano inaspettatamente grazie alla meta di Noel-Smith da penal’touche. Scarratt è perfetta ma, con tre minuti da giocare, nove punti sembrano ancora troppi da recuperare.
Le Black Ferns riescono a far scorrere i secondi restanti portando il gioco nella metà campo inglese e tenendo il possesso finché il cronometro diventa rosso, con Subritzky-Nafatali che ha l’onore di calciare fuori l’ovale che manda la NZ in paradiso.

 

 

 

Finale 3° posto
Francia 31-23 USA
Finale 5° posto
Australia 12-43 Canada
Finale 7° posto
Irlanda 17-27 Galles
Finale 9° posto
Italia 20-15 Spagna
Finale 11° posto
Giappone 44-5 Hong Kong

Di Matteo Mangiarotti e Michele Cassano

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