La storta e la furba rimbalza tra cronaca e attualità. E poi atterra dentro i confini di Ovalia
“Ma ha letto?”.
“Che cosa”.
“La plastica. La plastica nell’acqua. Dai rubinetti di tutto il mondo sgorgano microscopiche fibre di plastica. Lo ha rilevato un’indagine condotta su 159 campioni di acqua potabile, si fa per dire, in città grandi e piccole di cinque continenti, da New York a Nuova Dehli. Lei dove abita?”.
“Qui a Genova”.
“Genova non è stata considerata, ma sarà così anche qui da noi. Un nemico invisibile. Perché nell’83 per cento dei casi l’acqua dei rubinetti contiene plastica. Il giornale dice che ci vorrebbero più studi per capire le conseguenze, ma non credo che bere plastica allunghi o migliori la vita. E poi…”.
“E poi?”.
“E poi ha letto della malaria?”.
“Dove?”.
“A Brescia. Una bambina di quattro anni è entrata in ospedale per curare il diabete, ha contratto la malaria da una zanzara, forse lì, forse altrove, forse spuntata da un bagaglio aereo, ed è morta così. Per non parlare di…”.
“Per non parlare di?”.
“Per non parlare del Po. La sorgente, ai piedi del Monviso, si è prosciugata. Non una goccia di acqua. E’ il segno del cambiamento climatico, del disastro ambientale, dell’inferno terrestre che noi uomini abbiamo provocato”.
“Io, veramente, no”.
“Neanch’io, se è per questo. Raccolta differenziata, perfino la raccolta dei tappi di plastica a fini umanitari oltre che ecologici, niente più bagni ma veloci docce, niente più macchina ma, come adesso, mezzi pubblici. Insomma, quel poco che ognuno di noi può fare. Ma è poco, pochissimo, troppo poco, impercettibile, insignificante. Tanto più che…”.
“Tanto più che?”.
“Tanto più che siamo tutti minacciati da quel pazzo di nordcoreano, lui e le sue bombe atomiche, come se quello successo a Hiroshima sia stato cancellato dalla memoria, e dalla storia, e dalla Terra. Noi forse non ce ne rendiamo conto, ma basta un niente e se quel pazzo di nordcoreano schiaccia un bottone, saltiamo tutti per aria”.
“Vero”.
“Certo che è vero. Com’è vero che l’Italia sarà anche in ripresa, ma intanto continuano a chiudere le aziende, o a ridurre il personale, o ad assumere alla giornata, alla settimana, al mese, costringendo a stare sempre allerta, sul chi vive, sul tirare a campare. E per i giovani, compensi da fame, quando ci sono i compensi, altrimenti c’è anche chi lavora gratis, sperando, prima o poi, in un’assunzione magari temporanea”.
“Poveri ragazzi”.
“Poveri fino a un certo punto. Rimbambiti dai telefonini, dai videogiochi, anche dalle scommesse. Almeno noi ci parliamo, ci guardiamo, ci confrontiamo. Invece loro sono piegati, chiusi, barricati in loro stessi. E gli effetti sono scritti anche qui: emarginazione, autismo, suicidio”.
“Ma una buona notizia c’è, almeno una buona notizia me la dà?”.
“E’ ricominciata la stagione del rugby. La Bledisloe Cup, per il quindicesimo anno consecutivo, è andata agli All Blacks. Visto che partite pazzesche?”.
di Marco Pastonesi
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