Difesa e confidenza nel possesso la chiave per battere Ulster. E quella frase sulle vere imprese delle ‘vecchie’ Zebre
Piutau, Trimble, Cave, Marshall, Ludik, Lealiifano, Cooney, Henderson, Rodney Ah You. Basterebbe rileggere la formazione di Ulster per rendersi conto della portata del successo ottenuto sabato al Lanfranchi dalle Zebre. E’ il più importante nella giovane storia bianconera? Probabilmente sì. Perché è arrivato contro la capolista fino ad allora imbattuta, perché è arrivato dopo un’altra vittoria (la continuità di performance è uno dei mali maggiori del nostro Alto Livello), perché in campo c’erano tantitssimi italiani e molti giovani, perché è stato costruito a tavolino in modo impeccabile per quanto riguarda il piano di gioco. Pochi calci in touche per non dare ad Ulster piattaforme da cui scatenare le corse da prima fase dei vari Piutau e Trimble, tanto gioco anche nei propri 22 per non concedere possesso, una difesa aggressiva e rovesciata perfetta. Dietro tutto questo c’è il lavoro di uno staff tecnico guidato da un allenatore che settimana dopo settimana sta dando la propria immagine al club ducale. Un vero uomo di club, che non guarda a quanto accaduto nel passato e ogni volta cita le Zebre con il nuovo nome completo ‘Zebre Rugby Club’: coach Michael Bradley.
La difesa che si trasforma in attacco
“La nostra performance decisiva l’abbiamo avuta nella difesa – esordisce il tecnico irlandese – Sapevamo che Ulster doveva oliare i meccanismi in vista dell’esordio in Champions Cup contro Wasps, e ci siamo detti di voler avere la meglio su di loro in mischia e con la difesa”. E la difesa permette anche di creare situazioni offensive: “Il momento decisivo del match è stata la meta di Giammarioli di intercetto. Da cosa è nata? Da due bei placcaggi in avanzamento nella stessa azione, che hanno tolto la pressione a noi e l’hanno messa sull’attacco“. Vedere qui sotto.
Confidenza e possesso
Un piano di gioco quello dei ducali che ha sorpreso Ulster, con tanto possesso nei 22 da parte dei padroni di casa. Un piano rischioso e che richiede confidenza. “Vero, ti mette molta pressione. Ma se tieni il possesso e lo fai nella giusta maniera, l’avversario semplicemente non può segnare. E’ una scelta rischiosa ma se riesci a gestirla puoi creare molte opportunità“. Come in occasione di un paio di corse profonde, quando tutti si aspettavano l’uso del piede: “I giocatori devono aspettarsi che si possono creare situazioni di break ed essere bravi a reagire – dice a proposito del mancato sostegno al line breaker in un paio di occasioni – Si ratta di reagire alle situazioni. Ma è un qualcosa che si evolverà e che alleneremo”. Così come serve lavorare sul posizionamento della linea veloce: “A volte stiamo troppo stretti. Lo facciamo perché magari abbiamo poca fiducia e non prendiamo tutto il campo. Ma se troveremo confidenza faremo meglio, lavorando anche sulla consapevolezza del nostro passaggio”.
Le vere imprese, quelle delle vecchie Zebre…
Bradley chiude con un passaggio sulle prestazioni delle Zebre dello scorso anno. “Quando sono arrivato ho riguardato tutte le partite. Solo quello, non mi sono concentrato su ciò che accadeva fuori dal campo. Trovare come gruppo, come giocatori, quelle prestazioni in quel contesto, è probabilmente più importate e più difficile rispetto a battere oggi Ulster”. La struttura societaria, insomma, è importante: “Ora è forte e definita, con Andrea Dalledonne c’è chiarezza”.
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