Il trequarti dei Wallabies li ha definiti “una sensazione noiosa”. Un tema che ritorna dopo Lions-All Blacks
Il pareggio è un risultato che il mondo del rugby fa fatica a metabolizzare negli ultimi tempi. Il motivo è presto spiegato: l’evento ovale del 2017 più atteso, ovvero la serie tra British & Irish Lions e gli All Blacks, si è conclusa con un pareggio, senza vincitori né vinti, forzando una narrazione che necessariamente non ha potuto essere all’altezza dell’intero tour. Anche dalla tv, del resto, si percepiva il senso di disagio e di insoddisfazione che dilagava tra gli spalti dell’Eden Park e perfino tra i giocatori in campo, con quest’ultimi piuttosto indecisi sul da farsi (e i Lions se esultare o meno probabilmente).
La parola chiave, in questo senso, è insoddisfazione. La stessa emersa soprattuttto al termine della sfida di Bloemfontein tra Sudafrica e Australia del Rugby Championship, finita 27-27 al termine di una partita equilibrata e molto combattuta. Nulla di strano, se non fosse che lo scorso 9 settembre, a Perth, tra Wallabies e Springboks era finita allo stesso modo: con un pari, 23-23. Per comprendere la rarità dell’evento, basti pensare che fino ad un mese fa le due squadre avevano pareggiato soltanto una volta nella loro storia da avversarie (nel 2001). L’eccezionalità della situazione ha lasciato con l’amaro in bocca le parti e in particolare Kurtley Beale, intervistato nel post partita dal sito ufficiale dell’Australian Rugby Union: “È una sensazione noiosa – ha dichiarato il trequarti – È come se fosse un risultato già deciso. Entrambe le squadre pensavano che avrebbero dovuto vincere e per i tifosi probabilmente sarebbe stato meglio avere una fine diversa”.
Secondo Beale, insomma, l’idea di introdurre un tempo supplementare per poter decidere le sfide sarebbe da considerare, magari sulla falsariga di quanto avviene nella National Rugby League: “Un break di cinque o dieci minuti sarebbe servito giusto per recuperare un po’ di ossigeno”. Tutto, pur di non pareggiare.
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