Il centro gallese studia gli infortuni negli atleti professionisti
Nel rugby degli iper fisici, dei giocatori sempre più veloci e dei minuti di gioco che aumentano, il tema infortuni tiene sempre più banco. Dopo le dure parole della scorsa settimana di Billy Vunipola, è intervenuto uno che della questione se ne intende: Jamie Roberts, giocatore degli Harlequins e Dottore laureatosi nel 2013 presso la Cardiff University School of Medicine.
Il centro classe 1986 e 96 caps internazionali, ha recentemente definito lo spogliatoio dei Quins “un obitorio”: contro Northampton i londinesi hanno dovuto fare a meno di 25 giocatori, tra cui Chris Robshaw e capitan James Horwill. Mentre nelle ultime ore, l’head coach dei Dragons Bernard Jackman ha dichiarato che contro Cardiff nel weekend saranno indisponibili oltre 25 giocatori per Newport.
“I minuti di ball in play aumentano sempre, le collisioni sono dure, il numero di infortuni è sotto gli occhi di tutti. La stanza dei fisio a volte sembra un obitorio“, ha raccontato a WalesOnLine. “Ho notato è che nelle prime tre fasi i difensori non cercano di conquistare la palla. Placcano e occupano, perché c’è poco spazio per contestare. Ciò significa che ci sono tante collisioni con più di due uomini coinvolti. E’ difficile dire se questo modo di giocare abbia un’incidenza sul numero di infortuni, fatto sta che adesso quasi nessuno finisce una carriera senza almeno un’operazione. A questo livello, l’unica partita al 100% che fai è la prima dell’anno”.
Roberts sta studiano la tesi per la sua Masters Degree: oggetto la cartilagine del ginocchio e l’osteoartrosi. “Molti atleti a 40 o 50 anni hanno già operazione di sostituzione ed è un qualcosa che studierò”.
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