L’inglese parla del suo approccio con il rugby italiano. E della scarsa comunicazione sul terreno di gioco…
Uno dei fiori all’occhiello dell’ultima notevole campagna acquisti del Rovigo è stato senz’altro Jordan Davies, mediano d’apertura (o all’occorrenza centro) inglese 27enne impegnato fino alla stagione scorsa nel Championship, la seconda divisione inglese, con i Jersey Reds. Precedentemente aveva militato anche in Premiership con la maglia dei Sale Sharks: un curriculum di un certo prestigio, che ha convinto la dirigenza di viale Alfieri a puntare forte su di lui per sostituire Luciano Rodriguez in cabina di regia. Una motivazione in più per Davies, sempre impiegato da centro nella sua carriera tra i professionisti come ammesso dal britannico in un’intervista a Il Gazzettino: “Ho giocato apertura fino a 18 anni, poi sempre centro. Qui a Rovigo voglio rimettermi alla prova come 10. Ho dato subito la disponibilità a giocare apertura, la vivo come una sfida”.
L’avventura dell’inglese in Italia è cominciata con le due vittorie rodigine contro Reggio e Fiamme Oro, ma i Bersaglieri hanno dovuto faticare non poco per avere la meglio dell’avversario e sono sembrati ancora lontani dall’essere una squadra ordinata e coesa. Lo stesso Davies, del resto, ammette di essere rimasto colpito dal campionato: “L’inizio non è stato facile. Non mi aspettavo tanta pressione da parte di Reggio e Fiamme Oro”. Più in generale, l’inglese ha trovato un rugby “molto fisico e organizzato. E anche veloce: nella seconda divisione inglese ero abituato a ritmi più lenti, anche a causa del meteo che rende i campi più pesanti. L’Eccellenza finora è stata una bella sorpresa”.
Al suo Rovigo, invece, Davies rimprovera la scarsa comunicazione in campo: “All’estero si parla molto di più: si chiamano le giocate, si indicano le zone di campo dove attaccare. Qui non vedo questa abitudine, soprattutto sulla linea dei trequarti. Siamo ancora un po’ troppo silenziosi durante le partite”.
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