L’apertura si gode il momento dei veneti e la convocazione in azzurro pensando a quanta strada ha dovuto fare
“Per me questa convocazione è fondamentale. E’ il punto più alto della mia carriera. Qui a Treviso mi sento a casa e ringrazio l’Italia per avermi dato l’opportunità di vestire la maglia azzurra”.
Parola di Ian McKinley, numero 10 del Benetton, che sta vivendo un periodo più che positivo. Eppure la sua vita non è sempre stata così. Sette anni fa infatti l’apertura di origini irlandesi ha subito un grave infortunio con la maglia degli universitari del University College Dublin RFC, che l’ha portato in seguito purtroppo a perdere perso la vista dall’occhio sinistro.
Sembrava tutto perso e invece, ecco la risalita. L’arrivo alla Leonorso Rugby Udine rappresenta il suo nuovo inizio, poiché torna a giocare indossando degli speciali occhiali (la cui progettazione è stata affidata da World Rugby ad un’azienda italiana, la Raleri di Bologna nello specifico). Il passaggio in Eccellenza, al Viadana, è praticamente obbligato. Poi nel 2016 la chiamata da parte di Treviso, a cui in questi giorni ha fatto seguito quella di Conor O’Shea per i test match di novembre.
McKinley però, non vuole pensare soltanto a tutta la strada compiuta per arrivare a questo traguardo, anzi. Appare concentrato e ben focalizzato sul momento della sua squadra: “Siamo molto soddisfatti per quanto fatto in Pro 14 – spiega al Corriere del Veneto – abbiamo vinto tre gare su sei, di cui una fuori casa ed una col bonus in casa contro i Kings. Sappiamo però che la strada è ancora lunga, ma a Treviso c’è un bel gruppo e vogliamo creare una mentalità vincente.
Nel fine settimana inizieremo di fatto la Champions Cup, come fosse un altro campionato e sarà ancora più dura perchè affronteremo le squadre più forti di Francia ed Inghilterra. Andremo a Bath convinti dei nostri mezzi e desiderosi di mettere in campo il nostro game-plan. Il campo poi darà il verdetto”.
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